Nell’immaginario comune siamo abituati a pensare al cuore, insieme al cervello, come un organo tra i più fondamentali e forse “soggettivi”, nel senso di propri e peculiari dell’organismo che lo possiede.
Per questo molto spesso sorgono curiosi interrogativi dinanzi alle notizie di trapianto di cuore (che siano eseguiti con l’organo di un altro individuo o con l’ausilio di cellule staminali): ma non cambierà qualcosa dopo l’operazione nel modo di essere di chi l’ha subita? Non influirà in qualche modo sulla capacità di reagire alle ansie, agli stress? Non inciderà addirittura sulle emozioni di una persona?
Queste domande, forse stravaganti, spesso dovute a scarsa preparazione in materia medica, ma pur sempre lecite, non sorgerebbero però nel caso in cui, chi presenti lesioni o problemi cardiaci in generale, avesse la capacità di far ricrescere direttamente il suo stesso cuore.