Ruolo del dialetto nello sviluppo del linguaggio nel bambino

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Iniziare a parlare è una tappa fondamentale della vita di ogni persona.

Quando un bambino comincia a parlare, dopo i suoi primi “balbettii“, qualcosa di più profondo di lui viene allo scoperto, con molta più nitidezza la sua personalità prende forma. Le prime parole e le prime espressioni sono stampate nella testa di ogni genitore, che attende con impazienza sin dai primi mesi di sentire la sua voce.

E ogni giorno i genitori si rendono conto (specie quando a volte capita di sentirgli ripetere parolacce) di quanto sia importante adottare davanti e con lui un linguaggio opportuno, in modo da non creargli problemi di adattamento, che valgono come qualsiasi altro disturbo dell’espressione del linguaggio, una volta inserito in qualsivoglia contesto sociale.

A questo proposito, gli esperti sembrano unanimi nell’asserire che per stimolare le competenze linguistiche del bambino la mamma e il papà dovrebbero parlare con lui anche quando ancora lui non parla, molto prima dei 2 o 3 anni, quando comincia a comprendere la sintassi passando dalle parole singole alle frasi.

Attraverso la comunicazione neonatale infatti si scandiscono le situazioni associandole alle parole quotidiane utili per il bambino quando gli cambiamo il pannolino, quando gli diamo da mangiare, aiutandolo a sviluppare il linguaggio.

Ma se in casa i genitori parlano in dialetto, come bisogna considerare quest’abitudine?

Oggi molti studi riconoscono che il dialetto non è una deviazione della norma, ma totalmente un’altra lingua, spendibile in contesti diversi. I consigli sembrano quindi andare tutti nella stessa direzione: si possono parlare entrambi i tipi di linguaggio. Si può utilizzare il dialetto nel contesto familiare, ma non rinunciare a rivolgersi al figlio parlandogli in lingua italiana, anche attraverso la lettura di fiabe e di storie, come esprime anche Gianni Rodari nella  “Grammatica della fantasia”.

Alternare le due forme di linguaggio (quella italiana e quella dialettale) inoltre, come afferma anche Sergio Spini, aiuta a sviluppare una forma di bilinguismo naturale, un po’ come se mamma e papà parlassero due lingue diverse.

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