Come preparare il seno all’allattamento

preparazione seno all'attamento

Già sei settimane prima del parto bisognerebbe iniziare a preparare il seno all’allattamento, soprattutto le donne che hanno capezzoli retratti oppure poco sporgenti; inoltre, manipolare il seno e i capezzoli aiuta ad aumentare la loro resistenza e quindi ad attenuare problemi futuri come le ragadi.

Per preparare il seno all’allattamento gli esperti consigliano di effettuare tutti i giorni, per qualche minuto, alcuni esercizi in grado di abituare il seno alla futura funzione. Per prima cosa, durante la doccia o il bagno massaggiate la zona dell’areola e del capezzolo utilizzando un guanto di crine ed esercitando una breve pressione per qualche minuto: questa operazione serve ad irrobustire la pelle; dopo l’asciugatura massaggiate ancora con olio di mandorle.

Preeclampsia, è fondamentale tenerla sotto controllo

preeclampsia

La preeclampsia è una delle patologie più serie che possono affliggere le future mamme e della quale le cause rimangono tutt’ora sconosciute; può manifestarsi dopo la ventesima settimana di gravidanza con un aumento improvviso della pressione sanguigna e una concentrazione anomala di proteine nel sangue (la cosiddetta proteinuria) e può degenerare velocemente con conseguenze nefaste sulla salute di madre e bambino.

Nel nostro paese la preeclampsia fa la propria comparsa in una percentuale piuttosto bassa di casi (l’1% delle gravidanze) e può insorgere in maniera grave o più attenuata; in questo ultimo caso va seguita con grande attenzione poichè un suo improvviso aggravamento può causare distacco della placenta, insufficenza renale acuta e edema polmonare. La futura mamma che si trova in questa condizione dovrà stare a riposo assoluto ed assumere, secondo le indicazioni del ginecologo curante, farmaci anti-ipertensivi compatibili con la salute del bambino.

Le varici in gravidanza, cause e sintomi

varici in gravidanza

Le vene varicose rappresentano un disturbo tipico per la donna in gravidanza; sono causate dallo sfiancamento di alcune vene che faticano a nello svolgimento del proprio compito che è quello di far risalire il sangue verso il cuore. Questo avviene perchè gli ormoni sessuali prodotti durante la gestazione modificano le vene stesse: il progesterone infatti ne rilassa le pareti, mentre gli estrogeni le dilatano; allo stesso tempo la circolazione sanguigna cambia perchè il flusso ematico aumenta per irrorare utero e placenta rispondere alle necessità di nutrimento e ossigenazione del feto.

A quanto detto si aggiunge l’aumento di volume dell’addome: il pancione crescendo preme sulle vene provenienti dalle gambe e ostacola la risalita del sangue verso il cuore. Le vene varicose in gravidanza si manifestano con maggiore frequenza in quelle donne che hanno familiarità per il disturbo (le cui mamme e nonne in altre parole ne sono affette). I sintomi possono essere rappresentati da fastidiosi formicolii, prurito, fitte, sensazione di gambe gonfie e pesanti, crampi notturni. La futura mamma fa anche molta fatica a restare troppo a lungo in piedi.

L’infezione da streptococco

gravidanza

Sebbene lo streptococco (termine completo streptococco beta-emolitico di gruppo B o Streptococcus agalactiae) non sia un batterio pericoloso né per la salute della futura mamma né per l’andamento generale della gravidanza bisogna ricordare che se presente al momento della nascita può essere trasmesso al feto causando setticemia. Ricordo anche che si tratta di un batterio che almeno all’apparenza non mostra alcun sintomo.

L’eventuale presenza dell’infezione può essere diagnosticata con un tampone vagino-rettale che la mamma può eseguire tra la 35° e la 37° di gestazione; un prelievo indolore e non invasivo.
Lo streptococco di gruppo B è la prima causa di infezione batterica da mamma a bambino e come detto può causare setticemia; non solo. Nel 10% dei casi può portare alla morte del piccolo e nel 5%-10% può causare meningite.

Non si tratta di un esame di routine ma viene comunque sia prescritto da quasi tutti i ginecologi ed anche gli ospedali, al momento del ricovero lo richiedono.

L’anemia in gravidanza

anemia in gravidanza

L’anemia, cioè la carenza di ferro nell’organismo, è un disturbo molto frequente in gravidanza: secondo alcune ricerche ben l’80% delle donne incinte ne soffre. Durante il periodo della gestazione la donna ha bisogno di una maggiore quantità di ferro, e una sua carenza può comportare dei rischi anche per il feto.

Per verificare se la donna è carente di ferro, è necessario l’esame della sideremia, il quale può verificare la presenza di un’anemia usando come parametri i valori di emoglobina inferiori ai 10 mg/dl, anche se è soprattutto la ferritina a determinare l’esito dell’esame, in quanto indica la valenza della presenza di ferro nell’organismo. In linea di massima, l’anemia può essere la conseguenza di una dieta sbagliata, di una precedente gravidanza, o dovuta alla normale perdita di ferro con il sangue delle mestruazioni, e si scatena nel momento in cui le cellule del corpo accusano la mancanza di ossigeno, indebolendo, così, tutto l’organismo.

Durante la gravidanza c’è una richiesta supplementare di ferro dovuta alla crescita del bambino e, se c’è anemia o se le riserve sono troppo basse, la crescita cerebrale del nascituro potrebbe essere più lenta, oppure, secondo una ricerca presentata di recente negli Stati Uniti, minare il rapporto affettivo con la madre, che si tradurrebbe in freddezza e in distanza nei confronti della genitrice durante la crescita.

L’incontinenza urinaria in gravidanza

incontinenza urinaria in gravidanza

Problemi di incontinenza urinaria capitano spesso durante la gravidanza: basta un colpo di tosse o un movimento un po’ azzardato, affinché qualche goccia di urina esca involontariamente; oppure può succedere che con il progredire della gravidanza, la donna senta lo stimolo di andare in bagno con una maggiore frequenza. L’incontinenza urinaria è, appunto, la perdita di urina che avviene senza controllo e, secondo i medici, colpisce il 10% delle donne in gravidanza.

L’incontinenza urinaria è più rara nelle donne alla prima gravidanza, e comunque non compare prima del terzo trimestre, ovvero quando l’utero esercita una maggiore pressione sulla vescica; al contrario, nelle donne che hanno già avuto figli problemi di questo genere possono verificarsi sin dai primi mesi. Negli ultimi mesi di gestazione l’utero diventa più grande, provocando una pressione maggiore sui muscoli della zona del bacino e, a causa di questa compressione, la donna sente maggiormente lo stimolo di urinare.

Bere il caffè in gravidanza fa veramente male?

caffè in gravidanza

Il  British Medical Journal ha recentemente pubblicato una notizia che farà felici tutte le donne in attesa: il bere il caffè in gravidanza non fa male al feto, a patto di non abusarne. La ricerca, condotta dall’Università di Aarhus in Danimarca, non ha evidenziato differenze sostanziali tra i figli nati dalle donne che durante la gravidanza avevano bevuto caffè e quelli le cui madri non ne avevano preso o avevano assunto quello decaffeinato.

Prima di questo studio era opinione diffusa che bere caffè durante la gravidanza facesse male al feto e che aumentasse i rischi di un aborto spontaneo; alla base di questa affermazione c’è il fatto che la caffeina, ovvero la sostanza attiva del caffè è in grado di oltrepassare la placenta e la barriera ematoencefalica, cioè quella che filtra le sostanze che giungono al cervello, e che quindi possa influire sull’andamento della gravidanza, pur senza provocare malformazioni al feto.

Oltre a quello danese ci sono molti studi medici, sia europei che americani, che dimostrano la totale estraneità di un legame tra caffè e aborto spontaneo: basta non esagerare con le dosi. Gli esperti consigliano di non superare i 300 mg. di caffeina al giorno, ovvero due o tre tazzine di caffè normale, cioè con caffeina.

Bruciore di stomaco in gravidanza: come combatterlo con l’alimentazione

bruciore di stomaco in gravidanza

Nell’ultimo trimestre di gravidanza si possono presentare dei fastidiosi disturbi come il bruciore di stomaco, la sensazione di acidità e problemi digestivi; questi dolori, pur essendo molto sgradevoli non devono preoccupare la futura mamma perché sono legati ai cambiamenti ormonali e alla presenza del bambino che occupa sempre più spazio all’interno del pancione, e che quindi, dopo il parto svaniranno.

Il bruciore allo stomaco e la sensazione di acidità sono dovuti all’aumento di progesterone prodotto in grande quantità dalla placenta, un ormone che favorisce un generale rilassamento muscolare che influisce anche sulla digestione; il progesterone, inoltre, rende più elastico l’utero, in modo da farlo adattare al percorso di crescita del bambino, e fa allentare il tessuto muscolare del quale sono costituiti gli organi dell’apparato digerente, provocando una digestione più lenta e difficile.

Per cercare di convivere con questi disturbi fino alla fine della gravidanza, la futura mamma deve cercare di modificare alcuni comportamenti alimentari; innanzi tutto preferite la frutta facilmente digeribile, come le banane, le mele e le pere; lo stesso consiglio vale anche per le verdure, e quindi scegliete quelle a foglia verde, come le bietole e gli spinaci, e poi le zucchine, le carote e le patate.

SmarTest: la nuova tecnica non invasiva per sapere se il bambino sarà sano

SmarTest

Sapere se il proprio bambino nascerà sano è il desiderio legittimo di tutti genitori; oggi la scienza dispone di tecniche che, pur offrendo un responso sicuro, possono mettere a rischio la gravidanza, in quanto sono considerati test invasivi. Per rimediare ai limiti di questo tipo di tecniche, alcuni ricercatori di Catania hanno messo a punto un test sicuro ed affidabile che si effettua su un campione di sangue prelevato alla mamma; questo test è stato brevettato con il nome di SmarTest, ovvero Simple, maternal, antenatal, rapid test.

I test che permettono di sapere lo stato di salute del feto si dividono in due categorie: quelli cosiddetti invasivi e quello di screening; al primo gruppo appartengono l’amniocentesi e la villocentesi, che vengono effettuati prelevando con un ago delle sostanze contenute nell’ambiente uterino.

Alla categoria dei test di screening fanno parte gli esami diagnostici che si effettuano prelevando del sangue venoso dalla mamma, per individuare particolari sostanze che in caso di malattie cromosomiche si presentano in quantità elevate. Questi esami hanno il pregio di non comportare nessun rischio per la gravidanza, ma non sono in grado di garantire risultati sicuri al 100%.

La cistite in gravidanza

cistite in gravidanza

Le infezioni alle vie urinarie sono piuttosto diffuse tra le donne, una tra le più comuni è la cistite, che può essere contratta anche durante la gravidanza a causa del cambiamento del corpo della futura mamma; durante la gestazione, infatti, la vescica si allarga per contenere il peso del bambino, e questo ingrossamento può far aumentare il rischio di una proliferazione di batteri che possono entrare più agevolmente nella vescica.

I sintomi più frequenti della cistite in gravidanza sono dolori nella zona pubica e minzione frequente, che può avvenire anche con difficoltà e contenere tracce di sangue nelle urine; la minzione può essere anche accompagnata da una sgradevole sensazione di bruciore.

Lo yoga in gravidanza: ecco perché fa bene

yoga in gravidanza

Per prepararsi al parto in modo sereno e rilassato sia dal punto di vista fisico che da quello psichico, la cosa migliore da fare è seguire un corso di yoga durante la gravidanza. Lo yoga è una pratica di origine indiana, ispirata dalla religione induista, che si basa sul alcune tecniche respiratorie per raggiungere il benessere psicofisico.

Praticare lo yoga durante la gestazione è molto positivo, perché aiuta la donna a rilassarsi, ad allontanare lo stress, a sciogliere le tensioni e a preparare i muscoli al parto; inoltre, lo yoga insegna delle tecniche di respirazione particolarmente utili nel momento del travaglio, in modo da riuscire ad favorire le contrazioni e a rilassarsi. Lo yoga può essere tranquillamente praticato durante tutta la gravidanza, perché le posizioni da eseguire sono studiate apposta per le gestanti.

I corsi di yoga in gravidanza si basano su tre differenti tipi si esercizi: fisici, di respirazione e di rilassamento. Quelli fisici si fondano sullo svolgimento di alcune posture impostate sulla ricerca dell’equilibrio e sull’ascolto del corpo, mentre quelli di respirazione servono per allontanare le tensioni e arrivare ad avere uno stato mentale sereno. Questi esercizi si riveleranno particolarmente utili durante il travaglio, in modo da poter tenere sotto controllo le contrazioni.

Gambe gonfie e pesanti durante la gravidanza? Ecco cosa fare

gambe gonfie in gravidanza

Gambe pesanti e caviglie gonfie, si sa, sono i classici disturbi che colpiscono le donne durante la gestazione, a causa della fragilità delle pareti venose e arteriose che in questo momento diventano più deboli.

La responsabilità di questi disturbi è da imputare agli ormoni che, a causa della produzione di estrogeni, rilassano le vene diminuendone l’elasticità. Nel secondo trimestre di gravidanza il disturbo può peggiorare a causa dell’aumento di quantità di sangue in circolo, necessaria per arrivare fino al feto, questo processo, infatti, fa dilatare le vene rendendo più difficile il ritorno del sangue.

Tra la fine del secondo e l’inizio del terzo trimestre, la circolazione del sangue è ostacolata dall’aumento di peso e dalla crescita di volume dell’utero che schiaccia le vene nella zona del bacino rallentando il ritorno del sangue.

Pubalgia in gravidanza, come stare meglio

pubalgia  in gravidanza

Verso la fine della gravidanza, ovvero quando le ossa del bacino si preparano al parto, compare spesso un fastidioso disturbo chiamato pubalgia, che porta con sé forti dolori all’altezza del pube. Il responsabile di questi fastidi è un ormone chiamato relaxina che ha il compito di rilassare le formazioni pelviche per agevolare il passaggio del bambino durante il parto.

Con la crescita del bambino all’interno del pancione si possono verificare dei disturbi come la pubalgia che si manifesta con dolori piuttosto intensi all’altezza del basso ventre, dell’inguine e a livello delle ossa del bacino; in genere queste fitte compaiono nel terzo trimestre di gravidanza, a causa del parto sempre più vicino.

Attorno al sesto mese di gestazione si verifica un rilassamento doloroso della sinfisi pubica, ossia il punto di congiunzione delle ossa del bacino nella parte bassa dell’addome: in pratica avviene il cedimento della giuntura delle ossa del pube dove la cartilagine presenta un a cavità. Il rilassamento della sinfisi pubica può causare, oltre alla pubalgia, anche il mal di schiena e a volte anche la sciatica.

Pilates in gravidanza: gli esercizi pre e post parto

gravidanza e pilates

Come abbiamo più volte evidenziato, fare sport in gravidanza è molto utile per prepararsi in modo sereno al lieto evento, non solo dal punto di vista fisico, ma anche da quello psicologico; proprio per questo oggi vorremmo proporvi un’attività utilissima da fare sia prima che dopo il parto, e cioè il pilates.

Il metodo pilates prima e dopo la gravidanza è molto utile,  perché aiuta a rafforzare la schiena in vista del parto e dopo di esso aiuta a ritrovare la forma fisica. Il pilates si basa sulla respirazione sulla concentrazione, quindi lo sforzo fisico è sempre regolato dalla scelta personale, fatto che lo rende perfetto per le donne in gestazione.

Inoltre i corsi di pilates pre-parto sono studiati proprio le future mamme in modo da garantire loro la migliore preparazione. In genere, le lezioni di pilates in gravidanza iniziano dopo il primo trimestre e possono continuare per tutta la durata della gestazione.