Il soldatino di piombo

Il soldatino di piombo (Il soldatino di stagno) è una fiaba pubblicata per la prima volta nel 1838 da Hans Christian Andersen. Di seguito, per voi e i vostri bambini, il racconto liberamente tratto dal testo originale di Andersen.

C’era una volta un bambino che ricevette in regalo per il suo compleanno 25 bellissimi soldatini di piombo. Felice per l’inatteso dono corse nella sua stanza ad allinearli sul tavolo ma non appena ebbe terminato si accorse che all’ultimo mancava una gamba; ciononostante il soldatino non aveva un aspetto meno fiero dei suoi compagni e si reggeva ugualmente in piedi, così Giona, questo era il suo nome, decise di tenerlo e lo lasciò in bella mostra sul ripiano dopo aver riposto nella loro scatola tutti gli altri.

Fu così che il soldatino ebbe modo di vedere una meravigliosa ballerina di carta, vestita di corpetto di piume sul quale spiccava uno strass, “danzare” davanti a un castello poco distante. Tra i due fu amore a prima vista ma non appena scese la sera e tutti gli abitanti della casa andarono a letto accadde qualcosa che il povero soldatino non si aspettava: tutti i giocattoli presero vita e un pupazzo a molle balzato improvvisamente fuori da una scatola gli intimò rabbiosamente di lasciar perdere la bella ballerina o sarebbe stato peggio per lui. Il soldatino ne fu molto intimorito e dopo aver dato un ultimo timido sguardo alla fanciulla se ne rimase in disparte.

I seggioloni per bambini al ristorante sono pieni di batteri

Una cena fuori con il proprio bambino. Spesso per passare qualche ora in compagnia, si evita di portarsi da casa ingombranti accessori per l’infanzia, sfruttando quel del ristorante. Uno per tutti, il classico seggiolone. Uno studio, svolto su 30 ristoranti americani, ha dimostrato che i batteri delle sedute per bimbi superano i livelli di guardia e sarebbero fin peggio di quelli trovati sull’asse dei gabinetti pubblici. Per correttezza, informa che la società responsabile dello studio produce disinfettanti anti batterici.

Il team di chimici dell’azienda ha analizzato la seduta e il banco dei seggioloni messi a disposizione per la clientela. I risultati dicono che la media di batteri qui rilevati è di 147 per centimetro quadrato, e che in alcuni casi si è arrivati anche a classificarne 1.200 nella stessa seggiola. Una situazione che, conflitto di interesse o meno, rendere davvero molto preoccupante l’utilizzo di certi strumenti “a uso pubblico”.

Allattamento e poppata notturna, la replica di una nostra lettrice

Gentili amiche, come sapete l’articolo da me postato qualche tempo fa, dal titolo La poppata notturna, come eliminarla, ha suscitato un vespaio di polemiche. Una nostra lettrice, Alessandra Bortolotti, mamma e psicologa, ha inviato dietro nostra richiesta il contributo che vedete di seguito, nel quale discute punto per punto le affermazioni ritenute inesatte contenute proprio in quell’articolo.

Naturalmente lo pubblichiamo di buon grado. Buona lettura!

Innanzi tutto, non è affatto obbligatorio eliminare le poppate notturne. Certo si può cercare di farlo, ma la maggior parte dei bambini non accetta di buon grado questo cambiamento, perciò è molto probabile che tutto finisca con molto stress per tutti, grandi e piccini. Si pensa spesso che eliminare la/le poppate notturne voglia dire dormire di più ma la corrispondenza fra questi due eventi non è assolutamente scontata. I bambini si svegliano la notte in quanto i loro ritmi di sonno sono qualitativamente diversi da quelli degli adulti a causa dell’immaturità delle loro cellule nervose. Fino all’età di circa tre anni i tracciati elettroencefalografici di un bambino che dorme rivelano fasi REM (quelle in cui si sogna) e NON REM che riflettono un’acquisizione graduale della capacità di dormire tutta la notte. I risvegli notturni dei bambini sono generalmente fisiologici o derivanti da infinite motivazioni contingenti (dentizione, malattie in corso, vaccinazioni, scorretta alimentazione ecc.) e non devono per forza colpa dell’allattamento.

Ma veniamo in dettaglio alle vostre affermazioni:

Fecondazione in vitro, nuovo test verifica la salute degli embrioni

Sono tante le coppie che ogni anno scelgono la fecondazione in vitro.  Purtroppo non tutte le coppie riescono a realizzare il sogno di avere un bambino, ma tra poco potrebbe esserci un nuovo test che dovrebbe aumentare il numero di gravidanze di successo.  Un gruppo di ricercatori australiani dell’Università di Melbourne ha messo a punto una tecnica che misura con precisione la salute degli embrioni prima dell’impianto. Questo consentirebbe ai medici di scegliere l’embrione più sano da impiantare aumentando le probabilità che la gravidanza abbia buon fine.

Alla base di questa nuova analisi, come riporta il quotidiano britannico Daily Mail, c’è la misurazione del livello di glucosio degli embrioni dalla soluzione usata per farli crescere in laboratorio. Questa soluzione serve a fornire la giusta quantità di sostanze nutritive agli embrioni fecondati in laboratorio. E, ovviamente, deve essere ben equilibrato, quindi il glucosio presente in questa soluzione dovrebbe avvicinarsi molto all’ambiente naturale dell’utero di una madre.

L’appendicite nei bambini

Il mal di pancia è un disturbo molto frequente nei bambini. Capita molto spesso, infatti, che i bambini si lamentino per dolori addominali di varia intensità tanto che a volte i genitori minimizzano, non prendendo troppo sul serio i dolori del proprio bimbo. Questo succede anche perchè non sempre è facile individuare la giusta causa del mal di pancia: indigestione, intolleranze alimentari, virus intestinali, etc.. Talvolta, però, dietro un semplice mal di pancia si nasconde un problema più serio come l’appendicite.

Che cos’è l’appendicite?

L’appendicite è un’infiammazione dell’appendice, un piccolo segmento intestinale che si trova tra l’intestino crasso e l’ileo. Per svariati motivi può accadere che questo tubolo si ostruisca, causando il ristagno di batteri e di materiale fecale e si infiammi. Successivamente, può verificarsi la comparsa di pus e la conseguente tumefazione della mucosa appendicolare che se non curata può estendersi all’intera zona addominale.

Prodotti per bambini: l’umidificatore Mammy della Chicco

Tutte le mamme lo sanno: l’aria di casa deve essere ottimale per la salute dei più piccoli. I neonati, infatti, non riescono ancora a mantenere costante da soli la loro temperatura corporea. Per questo, è fondamentale che i genitori garantiscano al proprio bambino il giusto microclima domestico affinchè il piccolo mantenga la propria temperatura corporea senza dispendio di ossigeno.

Con l’arrivo del freddo, i riscaldamenti minano la salubrità dell’aria, seccando l’ambiente e impedendo un corretto ricambio d’aria. Per ripristinare il corretto tasso di umidità nell’ambiente è possibile utilizzare gli umidificatori. L’umidificatore, infatti, grazie all’emissione di vapore acqueo, umidifica l’ambiente in modo ideale per la salute del bambino. Tra i vari umidificatori presenti sul mercato, oggi, vogliamo presentarvi quello della Chicco: l’umidificatore a vapore tiepido Mammy.

Disturbi del linguaggio, la balbuzie

Cos’è la balbuzie

La balbuzie è un disturbo del linguaggio rappresentato da un’anomalia del normale fluire e della cadenza dell’eloquio. In altre parole, il bambino che balbetta sa esattamente cosa vorrebbe dire ma non riesce a farlo a causa di blocchi, ripetizioni e prolungamenti dei suoni del tutto involontari. Il disturbo interessa all’incirca l’1% della popolazione mondiale e fa la propria comparsa in età infantile, tipicamente fra i due e i sei anni. La balbuzie può essere accompagnata da movimenti muscolari, anch’essi del tutto involontari, quali tic, ammiccamenti, tremori delle labbra o del viso, scosse del capo e presentarsi in associazione con altri disturbi del linguaggio quali il disturbo della fonazione e il disturbo della espressione del linguaggio.

Balbuzie, le manifestazioni

Secondo quanto riportato dal DSM, ovvero il Manuale diagnostico e statistico dei distrubi mentali, nel quale troviamo definiti anche disturbi come quelli del linguaggio, la balbuzie presenta le seguenti manifestazioni:

Il dolore nel bambino

Il dolore nel bambino è qualcosa cui spesso non si dà il giusto peso. Superata la fase delle coliche dove il dolore si manifesta prepotente, si tende a banalizzare sui “mali” del piccolo di casa.  È un atteggiamento questo che non è solo tipico del genitore, ma anche degli esperti del settore, come il pediatra.  E’ ancora forte la convinzione che il bambino non provi sofferenza o che faccia delle scene più per paura, magari a causa di una puntura, che per quello che sente realmente.

Questo tema è stato affrontato durante il XXII Congresso nazionale dell’Associazione Culturale Pediatri (ACP) ”Bambini… in mente”. Oggi c’è un nuovo strumento per imparare qualcosa in più sull’argomento ed è il manuale ”Il dolore nel bambino. Strumenti pratici di valutazione e terapia”, pubblicato dal Ministero del Salute, alla cui realizzazione hanno collaborato Franca Benini, Responsabile del Centro Regionale Veneto di terapia antalgica e cure palliative pediatriche, Dipartimento di Pediatria di Padova, e Michele Gangemi pediatra di base di Verona, past president dell’ACP.

Il metodo Zilgrei per un parto più sereno

La paura del parto, e in particolare del dolore, è una sensazione comune a tutte le donne in dolce attesa. Le future mamme, infatti, sanno bene che il dolore durante il parto è inevitabile: i muscoli ed i tessuti della zona pelvica sono sottoposti ad un grande sforzo. E’ comprensibile, quindi, che le gestanti abbiano timore di affrontare il parto. Prendere, però, piena coscienza di quello che sta accadendo al proprio corpo e di quello a cui si va incontro, può aiutare le donne ad affrontare al meglio il parto. Un aiuto naturale e privo di rischi per mamme e nascituro per affrontare serenamente e senza troppa paura il parto, riducendo anche il dolore, arriva dal metodo Zilgrei.

Che cos’è il metodo Zilgrei?

Il metodo Zilgrei, dai nomi del chiropratico Hans Greissing e della sua paziente Adriana Zillo che lo idearono, è un sistema di autoterapia che combina le tecniche della respirazione a posture e movimenti specifici del corpo.

Disturbo della fonazione

Disturbo della Fonazione

Il disturbo della fonazione, o disturbo di sviluppo dell’articolazione della parola, è un particolare tipo di disturbo del linguaggio in cui il bambino presenta difficoltà nell’articolazione di frasi e parole, maggiori rispetto a quelle che ci attende in base alla sua età e intelligenza. Il bambino presenta cioè difficoltà relative alla produzione, all’uso e alla organizzazione dei suoni, che manifestano attraverso il loro “scambio” o la loro omissione e/o errata pronuncia, pur mostrandosi capace di formulare correttamente frasi complesse e di comprendere ciò che gli viene detto.

Più precisamente il bambino affetto da disturbo della fonazione presenta difficoltà nell’articolazione dei suoni: l, r, s (si parla in questo caso di blesità), z, gl, gn e c che poi sono quelli che vengono acquisiti per ultimi. Tutto questo in assenza di anomalie fisiche che possano spiegare il disturbo. Le difficoltà di fonazione possono interferire con il rendimento scolastico e con lo sviluppo delle relazioni sociali.

Parodontite in gravidanza e parto prematuro

Durante la gravidanza, denti e gengive possono soffrire davvero tanto e soprattutto possono  essere il segnale che qualcosa non va come sperato. Quindi future mammine, fate davvero molta attenzione. Secondo uno studio pubblicato sul British Journal of Obstetrics and Gynecology, la parodontite, che è un disturbo abbastanza comune, è un problema da non sottovalutare in dolce attesa, perché misteriosamente legato al rischio di parto prematuro.  Per curare il sanguinamento delle gengive non c’è bisogno di usare tetracicline, sconsigliate per gli effetti che possono avere sul nascituro.

La parodontite, una forma di gengivite cronica, può anche manifestarsi come effetto collaterale della gravidanza. A volte, può presentarsi a causa di un’infezione batterica che deteriora il tessuto gengivale e lascia un’infiammazione. Ma il problema si mostra in tutta la sua delicatezza quando si è incinta. Sembra, infatti, che i cambiamenti ormonali rendano la dentatura delle future mamme più vulnerabile. Inoltre, sappiamo bene che questo stato è sensibile anche durante l’allattamento. L’uso dei ferri del dentista, sostengono gli esperti, evita i medicinali e può aumentare la protezione per la mamma e il bambino.

Colazione bambini, due ricette sfiziose

Una sana e buona colazione è fondamentale per rifornire l’organismo del bambino dopo il riposo della notte. Il bimbo, infatti, dopo il lungo digiuno notturno ha bisogno di una buona dose di energia per poter affrontare al meglio la sua giornata. Può succedere, però, che il bambino appena sveglio non abbia voglia di mangiare e che distratto dai preparativi per la scuola salti la colazione, ritrovandosi, poi, con un buco allo stomaco a metà mattina. E’ importante, quindi, che le mamme giochino d’astuzia stuzzicando l’appetito e la golosità dei proprio bambini preparando loro alimenti sani e gustosi.

Per dare una spinta alla fantasia delle mamme, oggi vi proponiamo due facili ricette per una colazione sana, genuina, golosa e stuzzicante.

Disturbo di espressione e ricezione del linguaggio

Disturbo misto dell’espressione e della ricezione del linguaggio

Nel disturbo misto dell’espressione e della ricezione del linguaggio ad essere compromesse sono sia le capacità di espressione che quelle di comprensione del linguaggio. Le manifestazioni sono quindi le medesime che abbiamo già visto a proposito del disturbo dell’espressione del linguaggio (difficoltà nell’usare le parole, nella coniugazione dei verbi, nella formulazione di frasi complesse, vocabolario abbastanza limitato, difficoltà ad imparare parole nuove, collocazione delle parole in ordine insolito all’interno della frase, difficoltà nella comunicazione gestuale) cui si aggiungono la difficoltà a comprendere termini spaziali, frasi ipotetiche o, nei casi più gravi, difficoltà ad associare uoni e simboli o a discriminare suoni in assenza di deficit uditivo.

Quando il termine è scaduto

Il termine è scaduto, la data presunta del parto è ormai passata e il bimbo non vuole saperne di venire al mondo. Questo suscita spesso nelle future mamme, soprattutto se alla prima gravidanza, molte ansie e preoccupazioni. Un ritardo del parto, però, non indica per forza che qualcosa non va e non dovrebbe, quindi, agitare la donna in dolce attesa. Innanzitutto, la data del parto, stabilita dal ginecologo, è solo presunta ed indica approssimativamente lo scadere del termine. Non sempre, infatti, è possibile stabilire con esattezza quando sia avvenuta l’ovulazione, soprattutto in presenza di cicli lunghi ed irregolari. Se la gestante, inoltre, ha avuto in famiglia casi di gravidanza oltre il termine è più probabile che segua anche lei lo stesso percorso a causa del fattore familiarità.

Non bisogna dimenticare, inoltre, che la mente riveste un ruolo primario sull’andamento ormonale e il condizionamento psicologico può influire sulla gravidanza, ritardando anche il parto.