Toxoplasmosi, il trattamento prenatale può ridurne i rischi

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La Toxoplasmosi fa paura a molte mamme, perché comporta dei rischi gravissimi per il bambino, che una volta infettato durante la gravidanza potrebbe rischiare danni cerebrali, epilessia, cecità, sordità, problemi di sviluppo e perfino la morte. Ci sono però delle buone notizie per le mamme e i bimbi che potrebbero entrare in contatto con il parassita durante il primo trimestre, perché l’uso di antibiotici specifici ridurrebbe il rischio di danni cerebrali.

Questo è quanto sostiene un nuovo studio condotto la dottoressa Ruth Gilbert e colleghi del Istituto UCL of Child Health di Londra. Prima di elaborare la tesi sono stati osservati 293 bambini di 6 paesi europei, tra cui Italia, Francia, Austria e Danimarca, Svezia e Polonia. La toxoplasmosi era stata diagnosticata per mezzo di uno screening prenatale o neonatale.

La ricerca si è poi svolta così: circa il 60% dei piccoli è stato oggetto di un trattamento prenatale contro la toxoplasmosi utilizzando degli antibiotici: la spiramicina o la pirimetamina-sulfonamide. 23 bambini, l’equivalente dell’8%, hanno sviluppato gravi sequele neurologiche o sono deceduti.  I piccoli che hanno ricevuto gli antibiotici in fase prenatale hanno ridotto il tasso d’incidenza della malattia di tre quarti, rispetto a quelli che non avevano ricevuto cure. Un ottimo risultato.

Ovviamente i dati devono essere ancora verificati, le analisi fatte non sono sufficienti per dare il via a una terapia. Solo dopo ulteriori studi,  i medici potranno offrire una speranza alle mamme che hanno contratto l’infezione. Intanto i ricercatori hanno commentato:

La scoperta che il trattamento prenatale ha ridotto il rischio di nei feti infettati dovrebbero essere interpretati con cautela a causa del basso numero di casi e l’incertezza circa i tempi di sieroconversione materna. Poiché si tratta di dati osservativi, le decisioni politiche circa screening richiedono ulteriori prove da uno studio randomizzato di screening prenatale e da analisi di costo-efficacia che prendono in considerazione l’incidenza e la prevalenza di infezione materna.

[Fonte: LaStampa]

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