Il primo rene artificiale per neonati, Carpediem

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Carpediem, non è solo un modo di vivere, forse è l’unica possibilità di farcela per molti neonati.  È la prima macchina al mondo dimensionata per assistere neonati con gravi disfunzioni cardiache e renali che per sopravvivere necessitano di una terapia con rene artificiale. Infatti, Carpediem, non sta per cogli l’attimo, ma per Cardio-Renal Pediatric Dialisis Emergency Machine, una sorta di rene artificiale per i nuovi arrivati. L’apparecchio è stato realizzato all’Ulss 6 di Vicenza, grazie agli studi diretti dal direttore del dipartimento di nefrologia, dialisi e trapianto dell’ospedale San Bortolo, Claudio Ronco.

Prima di questo strumento rivoluzionario, i neonati di peso inferiore ai 3 chili, in caso di insufficienza renale grave (dal 5% al 20% dei casi nelle terapie intensive neonatali) venivano trattati con le macchine per dialisi tarate sugli adulti, con gravi rischi di scompenso o di fallimento della terapia.

Questa macchina, del costo di circa 250mila euro, è stata realizzata da due ditte italiane ed è grande come una macchinetta domestica per il caffè espresso, e permette di trattare il neonato con insufficienza renale acuta (gravissima e spesso mortale) con procedure perfettamente tarate sulle sue caratteristiche, a cominciare dal peso e dalla quantità di sangue circolante nell’organismo: una dialisi miniaturizzata. ‘Carpediem’ dovrebbe ottenere la certificazione europea CE entro la fine dell’anno; entro dicembre 2011 è previsto il primo trial mondiale per l’avvio del suo utilizzo in totale sicurezza e intanto si sono già fatti avanti per averlo gli Usa, ma anche Inghilterra, Francia e altri paesi della vecchia Europa.

Secondo il professor Ronco, primario di Nefrologia a Vicenza, si stima che l’utilizzo di Carpediem potrà dimezzare la mortalità per i bambini con insufficienza renale acuta, che oggi arriva al 90 per cento. Per quanto riguarda questa strumentazione bisogna inoltre sottolineare la generosità degli italiani: è stata infatti «regalata» da una catena di solidarietà che parte da sponsor privati e arriva al volontariato delle associazioni dei malati (Amici del rene di Vicenza, Associazione bambini cardiopatici nel Mondo e Associazione «Il sogno di Stefano»), fino alla banda dei carabinieri, che il 20 aprile scorso con un concerto ha permesso di raccogliere fondi per il progetto.

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