La curva glicemica in gravidanza

curva glicemica in gravidanza

Misurare la glicemia è molto importante per la salute della mamma e del bambino, e per questo è necessario effettuare periodicamente una curva da carico che ne identifichi i valori. L’esame per verificare la presenza di glucosio, cioè di zuccheri nel sangue, deve essere effettuato a digiuno, e i valori normali di presenza di glucosio variano tra i 65 e 110 ml/dl; un valore superiore è indice di un possibile diabete o di ridotta tolleranza ai carboidrati e quindi è necessario effettuare altre analisi.

È importante che le donne in gravidanza effettuino periodicamente l’esame della glicemia per verificare che essa si mantenga nei limiti consigliati, soprattutto per scongiurare la presenza di diabete gestazionale

Una volta effettuato l’esame della glicemia e accertato che i valori sono al di sopra della norma, oppure in caso di un aumento di peso eccessivo o di diabete in famiglia, è necessario eseguire la minicurva, chiamata anche test di O’Sullivan o glicemia da minicarico; con questo test il medico valuterà come reagisce il corpo della gestante alla somministrazione di zucchero. Per effettuare questo esame viene misurata la glicemia a digiuno e un’ora dopo aver bevuto una miscela d’acqua con 50 grammi di glucosio; il valore massimo consigliato è di 140 mg/dl.

Gestosi e ipertensione

gestosi e ipertensione

Con il termine gestosi, o preeclampsia, si fa riferimento ad una condizione clinica che può interessare le future madri dopo la ventesima settimana di gravidanza ed è caratterizzata da un aumento della pressione arteriosa materna, gonfiori ai piedi e alle mani e perdita di proteine attraverso le urine (la cosiddetta proteinuria), cui possono accompagnarsi diminuzione delle piastrine, emolisi (ovvero la rottura dei globuli rossi) e problemi di coagulazione.

Sembra che le cause della gestosi siano da ricercare in alterazioni della placenta, la cui origine è sconosciuta, a causa delle quali questa comincia a rilasciare sostanze tossiche con conseguente costrizione delle piccole arterie (da cui l’ipertensione) e danni ai capillari (da cui la proteinuria) con un notevole aumento del rischio di distacco della placenta.

Le bibite zuccherate aumentano il rischio di diabete gestazionale

diabete-gestazionale-bibite-zuccherateBuongiorno mamme, la notizia del giorno riguarda le bibite gassate e zuccherate in gravidanza, il fatto che quest’ultime non siano propriamente benefiche per la salute è assolutamente assodato ma in questo caso si parla della possibilità che il consumo di bibite a base di cola e affini possa condurre le mamme in attesa al diabete gestazionale. Questa ipotesi è alla base di una ricerca americana che ha coinvolto circa 13.500 donne e che si è svolto nel corso di 10 anni sotto il nome di Nurses’ Health Study II. I dati analizzati da Liwei Chen, epidemiologa dell‘Università di New Orleans hanno evidenziato risultati sconfortanti, si sono verificati 860 casi di diabete gestazionale ed anche valutando tutte le altre variabili che potevano influenzare il sorgere della patologia, l’assunzione delle bevande zuccherate ha giocato un ruolo fondamentale.

Bere latte in gravidanza riduce rischi di sclerosi multipla nel bebè

bere latte in gravidanzaSecondo i risultati di una ricerca compiuta da alcuni ricercatori dell’Harvard School of Public Health di Boston (Usa) le donne che durante il periodo della gravidanza bevono 3 o 4 bicchieri di latte hanno meno probabilità di far nascere bambini che potrebbero soffrire in futuro di sclerosi multipla.

Lo studio ha coinvolto 35794 infermiere donne le cui madri hanno fornito informazioni sulla loro dieta durante la gravidanza; delle infermiere che hanno partecipato a questo studio 199 hanno sviluppato la sclerosi multipla nel corso di un periodo di 16 anni.

Le emorroidi in gravidanza

emorroidi in gravidanza

Il 30% delle future mamme soffre di emorroidi durante la gravidanza; a gestazione inoltrata l’insorgenza di questa fastidiosa condizione  è dovuta principalmente all’aumento di volume dell’utero che preme sull’intestino e sulle vene ano-rettali causando fra l’altro stitichezza, mentre all’inizio della gravidanza sono le normali modificazioni ormonali cui l’organismo va incontro a causare il problema. In entrambi i casi, esercitano un ruolo fondamentale sull’insorgenza delle emorroidi anche l’aumento di volume del sangue e della pressione addominale che fanno sentire i propri effetti indebolendo i vasi venosi.

Curare le emorroidi in gravidanza è importante come in qualunque altro momento della vita; si tratta infatti di un problema che non deve essere assolutamente sottovalutato per evitare complicanze quali anemia e ragadi anali che possono dare luogo a disturbi ben più gravi. Se siete in dolce attesa e vi trovate in queste condizioni è quindi opportuno che alla prossima visita di controllo ne parliate con il vostro ginecologo di fiducia il quale, in base all’entità del disturbo, saprà senz’altro prescrivervi la terapia più adeguata.

Nausea in gravidanza: ecco alcuni consigli per stare meglio

nausea in gravidanza

Il disturbo più comune durante la gravidanza è rappresentato dalla nausea, un fastidio che di per sé non è pericoloso ma che spesso impedisce di condurre una gestazione serena. Di solito le nausee sono più forti nel primo trimestre di gravidanza e sono più intense al mattino, anche se queste non sono regole assolute: c’è chi le ha anche durante il giorno e chi ne soffre per tutti i nove mesi.

In ogni caso, pur essendo molto fastidiose per la mamma, non fanno male al bambino, bensì sono semplicemente il segnale del cambiamento ormonale in atto, e a meno di non essere persistenti e associate a vomito continuato, non necessitano di trattamento medico.

L’uso dei farmaci in gravidanza

farmaci in gravidanza

Come avrete sicuramente notato, nei foglietti illustrativi di quasi tutti i farmaci c’è scritto di prestare attenzione all’uso di quel medicinale durante la gravidanza; questo fatto non è casuale, infatti assumendo determinati farmaci potrebbero proporsi effetti collaterali sul feto al quale la medicina arriva attraverso la placenta. 

Se state assumendo dei farmaci per una terapia prolungata e decidete di avere un bambino, chiedete consiglio al vostro medico sulle eventuali controindicazioni, perché, se ci sono dei farmaci che vengono eliminati dall’organismo nel giro di un paio di giorni, ce ne sono alcuni che invece richiedono mesi se non addirittura anni. Il periodo più delicato della gravidanza è quello dei primi tre mesi, durante i quali sarebbe opportuno non assumere farmaci, ma se questo non è possibile, è necessario avvertire il ginecologo.

Per i disturbi lievi come vomito, nausea o stitichezza, è meglio non prendere medicinali, perchè la nocività dei farmaci in gravidanza è legata soprattutto alle dosi e al trattamento per lunghi periodi, e questo vale anche per i comuni antidolorifici e antipiretici, come l’Aspirina o la Novalgina. Anche gli psicofarmaci, compresi sonniferi e tranquillanti, sono pericolosi se assunti in gravidanza, perché sono in grado di passare velocemente la barriera placentare; quindi, anche in questo caso, l’insonnia e l’ansia andrebbero curate in modo non farmacologico.

L’amniocentesi è più sicura con gli antibiotici

amniocentesi e antibiotici

Abbiamo già affrontato il tema dell’amniocentesi, ovvero quell’esame che permette di diagnosticare se nel feto ci sono delle anomalie a livello dei geni o dei cromosomi; purtroppo, però, l’amniocentesi è un esame invasivo, in quanto viene eseguita introducendo un ago nell’addome della futura mamma, che raggiunge il sacco amniotico per prelevare alcuni millilitri di liquido che contiene delle cellule che poi saranno analizzate in laboratorio. Il maggiore rischio legato all’amniocentesi è che può provocare degli aborti che, secondo una ricerca italiana, si possono stimare nella percentuale dello 0,2%, ovvero un caso su 500.

Sempre questo studio, condotto dal Centro di medicina materno fetale “Artemisia” di Roma, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Prenatal diagnosis, la percentuale di rischio di aborto diminuisce se la donna prima dell’amniocentesi segue una profilassi a base di antibiotici.

Tacchi alti: si possono portare in gravidanza?

tacchi alti in gravidanza

Per tutte le donne che amano i tacchi alti, durante la gravidanza si apre un inevitabile interrogativo: fa male portare i tacchi alti in gravidanza? Secondo i medici, il tacco 12 deve essere dimenticato durante i 9 mesi della gestazione perché aument l’incurvatura della colonna vertebrale, aggravano il mal di schiena e peggiorano il gonfiore delle gambe e dei piedi.

Poi c’è il rischio di una caduta, che in gravidanza è particolarmente pericolosa e, inoltre, pare che il bambino possa risentire della stanchezza della mamma aumentata dal peso della pancia e della difficoltà di camminare sui tacchi alti. Dal secondo trimestre in poi il pancione costringe la donna a stare con il bacino in avanti e la schiena all’indietro, costringendo i muscoli a una contrazione che può infiammare le terminazioni nervose, e per questo, è necessario un buon equilibrio che di certo non può essere raggiunto con un tacco alto.

La sindrome del tunnel carpale in gravidanza

sindrome tunnel carpale in gravidanza

Un disturbo piuttosto comune in gravidanza è la sindrome del tunnel carpale, durante la quale il tendine che va dal polso alla mano si restringe, causando dolore e gonfiore alla mano; il tunnel carpale è quel canale compreso fra ossa, tendini e legamenti, posto nella regione del polso, attraverso il quale tendini e nervi passano dall’avambraccio al palmo e alle dita della mano. I sintomi di questo disturbo dipendono dal grado di compressione del tendine, ma possono comprendere rigidità, formicolio, bruciore e una diminuzione della forza della mano. In linea di massima, i dolori che produce questo disturbo sono più intensi durante la notte.

La sindrome del tunnel carpale si verifica in gravidanza a causa della ritenzione idrica e del gonfiore dovuto al restringimento del tendine, oppure dalla maggiore mobilità delle articolazioni. Questo disturbo è molto fastidioso per la mamma ma non è assolutamente pericoloso per il bambino.

Gli omega 3 in gravidanza

Pregnant woman in kitchen eating a salad smiling

Le ultime ricerche scientifiche hanno evidenziato l’importanza degli acidi grassi omega 3 in gravidanza, sia per la salute della mamma che del bambino. Gli omega 3 sono dei acidi grassi polinsaturi, essenziali per la salute dell’organismo, che però non vengono sintetizzati dal corpo e che, quindi, devono essere introdotti tramite l’alimentazione o mediante l’assunzione di integratori.

Un giusto apporto di omega 3 è utile per mantenere la produzione di prostaglandine, delle sostanze simili agli ormoni che servono a regolare funzioni importanti dell’organismo; in particolare, questi acidi grassi sono molto utili in gravidanza; purtroppo, però, nelle donne in gestazione essi sono piuttosto scarsi perché quelli della madre li usa il feto per lo sviluppo del proprio sistema nervoso; inoltre, dopo il parto, vengono usati per la produzione del latte materno.

Un’alimentazione grassa in gravidanza predispone i bambini all’obesità

alimentazione grassa in gravidanza

Secondo uno studio effettuato nei laboratori della Rockefeller University, un’alimentazione eccessivamente grassa in gravidanza può compromettere la salute del nascituro e in particolare lo predispone all’obesità, perché causa alterazioni del feto.

In pratica, una dieta basata su cibi grassi è in grado di scatenare dei cambiamenti a livello celebrale nel feto e questo farebbe insorgere delle alterazioni nella riproduzione di determinate proteine, chiamate peptidi oressigenici, in grado di stimolare l’appetito, predisponendo il bambino ad importanti disturbi dell’alimentazione come l’obesità. Secondo la coordinatrice della ricerca sono:

le alte quantità di trigliceridi a cui il feto viene esposto durante la gravidanza che provocano una crescita anomala e precoce dei neuroni; è come se si programmasse il proprio figlio a diventare obeso.

Gravidanza: attenzione alle tinte per capelli e all’abbronzatura

gravidanza attenzione abbronzatura

Durante il periodo della gravidanza una donna può (e deve) continuare a prendersi cura di se stessa; tuttavia in certe situazioni deve prestare maggiore attenzione.

A questo proposito parliamo delle tinte per capelli. La maggior parte degli esperti sconsigliano alle future mamme di ricorrere alle tinte ed in modo particolare a quelle permanenti; questo perché contengono sostanze che potrebbero nuocere al feto. Dovreste quindi abbandonare l’idea di ricorrere a tinte con ammoniaca e ricorrere semmai a quelle naturali, come l’henné. Nessuna controindicazione se desiderate fare qualche colpo di sole.

Notizia dello scorso anno è che anche le lacche per capelli e più in generale i vari spray usati potrebbero portare a gravi alterazioni genetiche. Secondo alcuni ricercatori inglesi potrebbe causare l’ipospadia (che sarebbe un’un’anomalia congenita dovuta ad un incompleto sviluppo dell’uretra – Via Wikipedia); tuttavia poiché non ci sono state ulteriori ricerche a confutare o smentire i risultati di questo studio direi che la miglior soluzione è la prevenzione.

Il ferro in gravidanza

ferro in gravidanza

La carenza di ferro in gravidanza è uno stato piuttosto comune, soprattutto durante il secondo e il terzo trimestre, perché il feto ne richiede in grandi quantità; secondo gli esperti, l’apporto ideale di ferro durante la gestazione sarebbe di 30 mg, ma può accadere che l’organismo della mamma si trovi impoverito di questo minerale, soprattutto se soffriva di anemia anche prima della gravidanza o se segue una dieta poco bilanciata.

Comunque state tranquille: il problema può essere risolto seguendo un’alimentazione ricca di ferro, e all’occorrenza assumendo degli integratori a base di questo minerale, in caso di assenza di altre patologie, infatti, un calo dei livelli dell’emoglobina è assolutamente normale e non ha controindicazioni per il bambino, ma solo per la mamma che si sentirà un po’ più debole, stanca ed irritabile.