Lavoretti di Natale: modellare la pasta al sale

lavoretti di pasta al sale per natale

In vista del Natale bisogna iniziare a pensare a come intrattenere i bambini nelle giornate di preparazione alle feste; una soluzione sempre valida è quella di tenerli impegnati con dei lavoretti in grado di sviluppare la loro creatività e la loro manualità. Per farlo, un aiuto arriva dalla tecnica della pasta al sale, con la quale è possibile creare pupazzetti, addobbi da attaccare all’albero, statuine, regalini e molto altro.

La pasta al sale è una tecnica molto antica derivata dalla pasta per il pane, che nei giorni di festa veniva modellato in modo decorativo; i pregi di lavorare la pasta al sale sono tanti: è economica, si modella facilmente e non sono necessari strumenti particolari.

La ricetta è molto semplice; bastano farina e sale in ugual misura, e acqua quanto basta, facendo attenzione a non esagerare perché l’impasto deve rimanere duro. La semplicità della ricetta, rende la pasta al sale una tecnica di lavorazione adatta anche ai bambini, in quanto è completamente innocua. Una volta che ci sono tutti gli ingredienti, si può iniziare ad impastare, ricordandosi che più impastate e il più il risultato sarà uniforme e compatto.

Il bambino dice le parolacce, come devono comportarsi i genitori

educazione bambini

Capita piuttosto di frequente che i bambini in età scolare imparino a dire le parolacce; questo nonostante noi genitori non abbiamo l’abitudine di ricorrere a un tale linguaggio o stiamo comunque ben attenti a non farlo davanti ai nostri figli. E’ facile infatti che i bambini le sentano pronunciare da altri bambini, che magari hanno fratellini più grandi, o le captino per strada e alla televisione e poichè dai due anni in poi la tendenza a ripetere ogni parola ascoltata è fortissima ecco che il danno è fatto!

Alla naturale tendenza del bambino ad emulare il linguaggio altrui si aggiunge poi la reazione dell’adulto la cui attenzione in qualche modo finisce sempre per venir catturata quando il piccolo dice qualcosa che non dovrebbe; è proprio questa risposta non il significato della parolaccia stessa, che spesso il bambino anche grandicello neppure conosce, a spingerlo a ripetere ancora la parola incriminata.

Bambini e animali, quando questi ultimi rappresentano un pericolo?

bambino e cane che giocano

Vi abbiamo già parlato di quanto possa essere bello e importante il legame che si instaura fra un bambino e il proprio animale domestico; sfortunatamente però, oltre al rispetto per la bestiola di casa, bisogna insegnare al piccolo che esistono anche situazioni in cui bisogna essere prudenti nel confrontarsi con gli amici a quattro zampe. Quanto detto vale soprattutto quando si incontrano animali “estranei”, perchè di altri o randagi, e più che mai per i bambini abituati ad avere un animale per casa, poichè è naturale che questi ultimi siano portati ad aspettarsi il medesimo comportamento amichevole da tutti gli animali.

In ogni caso, che il bambino abbia o meno confidenza con gli animali, occorre spiegargli che questi non sono peluches ma esseri viventi degni di rispetto, insegnargli ad evitare comportamenti che possono indurre reazioni negative o pericolose nell’animale e a riconoscere quei segnali cui questo ricorre per manifestare paura, diffidenza o aggressività.

Anzitutto vediamo cosa non fare:

Bambini e animali, un legame speciale

bambini e animali

Tutti i bambini possono trovare nel cane o nel gatto di casa un compagno di giochi, basta educare sin da subito il piccolo al rispetto dell’animale; tale rispetto deve però essere reciproco soprattutto se la bestiola era già di casa prima dell’arrivo di quello che inevitabilmente considererà un intruso venuto a spodestarlo. Lasciate quindi che l’animale domestico leghi con il bambino ma fategli capire molto chiaramente che deve mantenersi entro certi limiti; per il gatto ad esempio deve essere chiaro che non può accoccolarsi accanto al piccolo che dorme, mentre il cane deve imparare a lasciarlo in pace mentre mangia. Allo stesso tempo però il bambino deve capire che non può offrire del cibo al suo amico a quattro zampe per poi rimetterlo in bocca se questo, ma non capita quasi mai, lo rifiuta.

Il cane o il gatto devono poi essere portati regolarmente dal veterinario perchè vengano sottoposti a tutte le vaccinazioni consigliate e tenuti ben puliti così come l’ambiente che li ospita. Attenzione anche ai parassiti che inevitabilmente possono attaccarlo. Infine, anche se l’animale è tranquillo, non perdetelo mai di vista quando gioca con il piccolo, che deve guardarsi bene dal compiere atti che possono infastidirlo come tirargli le orecchie, la coda o il pelo.

Quando far mangiare il bambino da solo

quando far mangiare da solo il bambino

Molte mamme si chiedono se esista o meno un’età ideale nella quale il bambino debba iniziare a mangiare da solo; in realtà, come per le altre attività che il piccolo dovrà imparare a compiere, tutto dipende dai suoi tempi e dai segnali che manda ai genitori, come ad esempio il suo comportamento nei confronti del cibo e degli altri oggetti ad esso collegati, come posate e piatti. Se notate che il bambino è molto incuriosito da quello che lo circonda e che vuole afferrare tutto, potete iniziare a farlo provare a mangiare da solo.

Fin dallo svezzamento permettete al bambino di esplorare il cibo, non solo offrendogliene molte varietà, ma anche facendoglielo portare alla bocca da solo con le manine: è importante, infatti che conosca il cibo tramite il tatto, il gusto e l’olfatto, e che si abitui ad assaggiare di tutto. Per fargli prendere confidenza con le posate, dai sei mesi in poi potete dargli un cucchiaino, e dall’anno in poi una forchettina di quelle adatte ai bambini.

Quando il bambino avrà compiuto un anno, potrete lasciarlo mangiare da solo almeno per la prima metà del pasto e poi aiutarlo successivamente, lodandolo quando riesce portare un boccone in bocca da solo e in modo corretto.

Breve guida all’uso del tiralatte

uso del tiralatte

In alcune situazioni può essere necessario estrarre il latte dal seno per poi darlo al bambino con il biberon; è il caso in cui la mamma che allatta al seno debba assentarsi per lavoro oppure sia disturbata da un fastidioso ingorgo mammario. Per tirare il latte dal seno si può procedere alla spremitura manuale della mammella, ma molte mamme preferiscono oggi ricorrere al più pratico tiralatte, uno strumento di facile utilizzo comunemente in vendita presso sanitarie e farmacie.

Di seguito vedremo come si usa il tiralatte e qual è il modo migliore per conservare il latte materno:

Per prima cosa laviamo bene le mani con abbondanti acqua e sapone e prepariamo per contenitori ben sterilizzati per la raccolta del latte.

Per favorire il flusso di latte manteniamo il seno caldo; a questo scopo può essere utile praticare degli impacchi o fare una doccia calda.

Il ciuccio: un amico per te e per tuo figlio

ciuccio-neonato-come-abituarloGià ti abbiamo parlato diverse volte del ciuccio, ti abbiamo descritto le varie tipologie e ti abbiamo spiegato come cercare di toglierlo, oggi invece voglio parlarti del perché dare il ciuccio a tuo figlio e il modo per cercare di convincerlo a prenderlo. In molti ti diranno che il ciuccio è solo un brutto vizio e che è meglio evitare di proporlo, io invece da mamma ti dico che il ciuccio è un importante alleato per te e un amico per il tuo neonato.

I miei bambini hanno preso il ciuccio veramente presto, sono usciti dall’ospedale che già lo succhiavano e lo hanno lasciato intorno ai due anni e mezzo. Il succhiotto prima di tutti è una forma di consolazione per il neonato, uno strumento per tranquillizzarlo quando da piccolissimo soffrirà di colichette ma anche un’arma per cercare di regolarizzare le poppate durante i primi tempi dell’allattamento. Infatti quando durante i primi mesi il tuo piccolo chiederà continuamente il seno, il ciuccio ti servirà per calmarlo e per prendere tempo fino alla poppata successiva.

Ricetta dei biscotti per decorare l’albero di Natale

biscotti da appendere all'albero

Fra poco più di due settimane sarà l’8 dicembre, giorno tradizionalmente dedicato all’addobbo dell’albero di Natale; e, quindi è arrivato il momento di pensare a come abbellire l’abete e far contenti i vostri bambini. Una simpatica alternativa alle classiche palline colorate soni i biscotti da appendere: con questo sistema di certo non deluderete i piccoli che di sicuro impazziranno per un albero “goloso”. Preparare i biscotti da appendere all’albero di Natale non è difficile: bastano alcuni semplici ingredienti e un po’ di fantasia nella decorazione e magari per questa fase potrete farvi aiutare dai bambini!

Ingredienti:
400 g. di farina 00, 220 g. di zucchero, 100 g. di farina di riso, 300 g. di burro, due tuorli d’uovo, un cucchiaino di cannella, una bustina di vanillina, un pizzico di sale, 100 g. di zucchero a velo e zuccheri colorati per le decorazioni.

Preparazione della pasta frolla
Mettete il sale e lo zucchero in una ciotola, aggiungete il burro ammorbidito e montate con la frusta fino a raggiungere un morbido composto; unite un cucchiaio di farina 00 e un tuorlo d’uovo e amalgamate. Aggiungete l’altro tuorlo con un altro cucchiaio di farina e continuate a mescolare. A questo punto unite la farina 00 rimasta, la vanillina, la farina di riso, la cannella e mescolate il tutto. Avvolgete la ciotola con l’impasto nella pellicola trasparente e lasciate in frigo a riposare per un’ora.

I ritmi del sonno, come cambiano nel bambino

ritmi sonno veglia bambini

Come per gli adulti anche nei bambini il ritmo sonno-veglia varia da persona a persona e si modifica con il passare del tempo: alcuni bambini dormono sin dalla nascita più di altri che invece hanno bisogno di meno ore di riposo per ricaricarsi. Con la crescita però tutti i bambini cominciano a necessitare di meno ore di sonno fino ad arrivare a ritmi più vicini a quelli di noi adulti.

Ma come cambia in media il numero di ore di sonno di un bambino da 0 a tre anni? Vediamo:

Dalla nascita ai tre mesi

In questo arco di tempo un bambino può dormire dalle 8 alle 16-17 ore su 24; dipende soprattutto da quanti pasti fa e da eventuali altri fattori che possono recare disturbo (eventuali piccoli malesseri o temperatura inadeguata in casa).

Dai tre ai sei mesi

Il numero di pasti, notturni soprattutto, si riduce, il piccolo giunge nella gran parte dei casi a dormire anche 8 ore a notte.

Disturbi del sonno nel bambino, come prevenirli

disturbi del sonno nel bambino

Che il proprio figlio riesca ad addormentarsi da solo e a dormire per tutta la notte è il sogno più agognato da tutti i genitori. Alcuni bambini arrivano più presto al traguardo, mentre per altri ci vuole un pò più di pazienza: è frequente infatti che i bambini da 1 a 5 anni presentino difficoltà nell’addormentarsi o continuino a svegliarsi anche più volte durante la notte. Vediamo cosa fare per superare la situazione:

Anzitutto, anche se alcuni genitori non hanno alcun problema rispetto al fatto che i bambini vadano a letto insieme al resto della famiglia, a qualunque ora questo accada, in realtà è una buona abitudine stabilire un orario preciso in cui i propri figli, soprattutto piccoli, devono andare a nanna e rispettarlo sempre.

Fondamentale anche stabilire alcuni comportamenti da tenere arrivati a una certa ora (ad esempio già dalla mezz’ora precedente all’orario stabilito): primo fra tutti evitate di coinvolgere il bambino in giochi eccitanti, come rincorrersi, ed elaborate un cosiddetto rito della buonanotte fatto di una successione di eventi che dovranno ripetersi sempre uguali ogni sera: ad esempio fate loro  il bagnetto, dategli la cena, coccolateli, o leggetegli una storia per qualche minuto, e poi metteteli a letto ancora svegli.

Diventare papà: un arduo ma bellissimo ruolo

papà e neonatoQuando parliamo di gravidanza dovremmo prendere in considerazione anche il ruolo del papà; proprio così, anche la vita dei maschietti (anche se non nello stesso modo di quella delle mamme) con l’arrivo di un bambino viene stravolta. Anche quello del padre è un ruolo estremamente delicato ed importante e se non si è pronti si corre il rischio di arrivare impreparati. Ansia, crisi, timore di non essere all’altezza di questo compito: tutti stati d’animo che un futuro papà può trovarsi ad affrontare.

Non penso esistano manuali (almeno secondo me) sul perfetto papà; ogni situazione è diversa dalle altre. Ecco perché non si dovrebbero stabilire delle regole generali.  Possiamo ad esempio trovare uomini che nel corso della gravidanza tendono ad allontanarsi dalla compagna con la conseguenza che la mamma si ritroverà (erroneamente) a pensare che questo voglia dire che il papà non è più interessato a lei e al bambino. La donna dovrebbe invece capire che mentre lei vive in prima persona la gravidanza e giorno dopo giorno sente crescere una nuova vita, lo stesso non può dirsi per i papà che potrebbero anche sentirsi emarginati.
Credo che come accade per altre situazioni di coppia il dialogo è fondamentale e molto spesso può rivelarsi una soluzione scaccia pensieri.

La nascita del secondo figlio, consigli per rendere felice il primogenito

nascita del fratellino

Appena ieri vi abbiamo parlato di quanto sia “sconvolgente” per la donna e per la coppia la nascita del primo figlio. Cosa succede invece quando nasce il secondogenito? La nascita di un fratellino, o di una sorellina, comporta un’ulteriore rivoluzione dell’equilibrio familiare già felicemente consolidatosi nella triade. Se da un lato si moltiplicano gli impegni domestici di mamma e papà, che devono dividersi fra le esigenze di entrambi i pargoli, dall’altro sorge anche la necessità di creare fra il primo nato e il nuovo arrivato un rapporto di complicità e affetto. Come fare?

Anzitutto, preparate sempre il piccolo all’arrivo di un fratellino già durante la gravidanza, periodo durante il quale sarà bene renderlo partecipe (per quanto possibile!) di tutte le attività legate all’accoglimento di un neonato: se è abbastanza grande ad esempio potete chiedergli di aiutarvi a scegliere il nome, il corredino e così via. Fondamentale anche il momento della nascita, quello in cui la mamma sarà lontana per alcuni giorni e il piccolo passerà del tempo da solo con il suo papà; sarà compito di quest’ultimo rendere speciali questi momenti (perchè ad esempio non preparare insieme una sorpresa per la mamma?).

Televisione e bambini: un connubio sempre più pericoloso

bambini e televisioneTorniamo nuovamente a parlare di bambini e televisione; questa volta vogliamo condividere con voi i risultati (molto preoccupanti) di uno studio condotto dalla University of Albany e da altre università statunitensi. E’emerso che i bambini di tre anni che trascorrono più tempo davanti alla televisione avrebbero comportamenti più aggressivi.

Secondo Jennifer A. Manganello, prima autrice dello studio che è stato pubblicato sugli Archives of Pediatrics & Adolescent Medicine

L’aggressività giovanile può essere un problema per genitori e insegnanti, e anche prevedere comportamenti più seri come atti di delinquenza in età adulta

Inserimento alla scuola materna: come affrontarlo

inserimento scuola materna

L’inserimento alla scuola materna è un periodo delicato per il bambino, soprattutto se non ha frequentato l’asilo nido, perché andrà preparato alla separazione dai genitori, in modo da rendere meno traumatico il momento del distacco. Nel caso in cui non sia andato al nido è bene far stare il bambino con i suoi coetanei il più a lungo possibile, in modo da farlo abituare a stare in mezzo ad altri bambini; questa regola vale soprattutto se il piccolo è figlio unico.

I primi giorni in cui il bambino frequenterà la scuola materna è meglio che almeno un genitore resti con lui in modo da trasmettergli sicurezza, poi, dopo quattro o cinque giorni, quando il piccolo si sentirà più sicuro, potrete anche allontanarvi. Per rendere meno traumatici i momenti il cui il bambino dovrà rimanere da solo all’asilo, cercate di stabilire dei piccoli “rituali” che lo rassicurino, come, ad esempio, tenerlo in braccio fino all’entrata o lasciargli un vostro oggetto che vi dovrà restituire al rientro.

Fategli sentire il vostro affetto, dicendogli che anche a voi dispiace non poter stare tutto il giorno con lui, ma che, dall’altra parte, siete contenti che vada in un luogo dove potrà stare insieme ad altri bambini ed imparare tante cose. Se il piccolo non vuole andare all’asilo, ascoltate le sue ragioni, mostratevi comprensivi, ma fermi, in modo che capisca l’importanza delle vostre ragioni, ed eventualmente, consigliategli come sciogliere le sue preoccupazioni.