Come fare lo shampoo al bambino

come fare shampoo neonato

Di solito, durante i primi mesi di vita, i capelli del bambino si lavano solo durante il bagnetto. Tuttavia, può capitare che si renda necessario fare lo shampoo in momenti diversi perchè il piccolo, ad esempio, ci ha stropicciato sopra la pappa e magari non è proprio il caso di fargli un nuovo bagno. Come procedere allora in questo caso?

Vediamolo insieme passo dopo passo:

  • Per prima cosa preparate l’acqua (assicuratevi che la temperatura sia quella giusta) e scaldate l’ambiente, esattamente come se doveste fare il bagnetto;
  • Quindi appoggiate le gambe del piccolo sul bordo del lavandino e sostenetegli la schiena e la testa con la mano sinistra;
  • Con la mano destra bagnate leggermente la testolina del bambino e applicate lo shampoo avendo cura di non bagnare viso e occhi;
  • Dopo un bel massaggio delicato risciacquate e asciugate con un asciugamani morbido o con il phon a temperatura media tenuto a debita distanza.

Il pianto del bambino, ciascuna mamma impara a capirlo

pianto del bambino

Il pianto è per il bambino molto piccolo un vero e proprio mezzo di comunicazione; mentre nei primi mesi di vita questo però non è intenzionale e, potremmo dire, serve al bambino per segnalare alle proprie figure di accudimento condizioni fisiologiche come fame, dolore, freddo, caldo o disagio (ad esempio perchè è sporco o bagnato) man mano che cresce il piccolo impara a usarlo in maniera sempre più mirata per attirare su di se l’attenzione di chi si prende cura di lui e ottenere un preciso risultato.

Alcune ricerche hanno poi evidenziato, ma molte mamme se ne erano già accorte, che il pianto del bambino assume caratteristiche differenti a seconda delle cause che lo determinano; naturalmente molte di queste sono rilevabili soltanto attraverso appositi strumenti, ma gli studi in questione, uniti, ci permettiamo di aggiungere, appunto all’esperienza di ciascuna madre, hanno permesso di giungere ad alcune indicazioni di massima utili nel quotidiano.

Come abbiamo detto addio al ciuccio

togliere ciuccioQualche giorno fa sul nostro gruppo di Facebook vi avevo parlato del fatto che stavo cercando di togliere il ciuccio alla mia bambina di tre anni, oggi a distanza di circa una settimana sono qui per raccontarvi il mio successo inaspettato nel separare la mia cucciola dal suo amichetto preferito. In realtà era molto tempo che meditavo sull’idea di toglierlo ma non riuscivo mai a trovare il momento più opportuno, poi c’è stata l’operazione che ha dovuto affrontare e la degenza in ospedale, periodo in cui, egosticamente parlando, il ciuccio ci ha aiutato molto ad affrontare la paura e il nervosismo. Poi la scorsa settimana, a causa del mio disordine cronico mi è capitato di non trovarne neppure uno in giro per casa, di lì l’idea di cercare di sfruttare l’occasione per dire addio per sempre al succhiotto.

Bambini, l’importanza di giocare con i coetanei

bambini giocano

Non è mai troppo presto per insegnare ai nostri figli ad apprezzare la compagnia dei coetanei; questo anche se vi sembra che al piccolo non importi poi più di tanto della presenza di altri bambini e continua a giocare solo anche se si trova in gruppo. Questi momenti di socializzazione sono molto importanti sia perchè incidono positivamente sullo sviluppo psichico del bambino, sia perchè permettono anche alle mamme di godere di momenti di scambio e confronto con altri genitori, il che è di  fondamentale importanza soprattutto per coloro che sono alla loro prima maternità e si dedicano a tempo pieno alla cura del piccolo.

Le occasioni per stare insieme ad altri bambini sono, a pensarci bene, davvero tante; a parte l’asilo nido, che però non tutti i bambini frequentano, e la scuola d’infanzia, esistono infatti micronidi, ludoteche e spazi gioco privati che mamme e bambini possono frequentare anche saltuariamente. Se poi avete l’abitudine di portare vostro figlio a passeggiare al parco o vicino al mare avrete senz’altro notato come è facile fare piacevoli incontri in queste circostanze; è facilissimo infatti che i bambini si avvicinino gli uni agli altri (magari perchè attratti dai rispettivi giochi) e si finisca a fare due chiacchere con  i loro genitori.

Giochi per bambini da tre a sei anni

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Nella fascia di età che va all’incirca dai tre ai sei anni il bambino comincia a “giocare con molto impegno” e sperimenta, se già non lo ha fatto al nido, i primi giochi con i coetanei alla scuola d’infanzia o al parco. A partire dai tre anni, ma anche un po’ prima, ovviamente questo varia da bambino a bambino, è possibile dare al piccolo giochi come i mattoncini per la costruzioni, i puzzle, i soldatini, le marionette, i libri da colorare e la plastilina, ma anche cominciare a proporgli alcune attività da svolgere soli o insieme a voi in casa.

Dar loro qualcosa da fare servirà ad intrattenerli piacevolmente quando fuori è brutto e non si può uscire, magari mentre voi siete impegnate a svolgere qualche faccenda come cucinare o stirare o semplicemente avete voglia di leggervi un bel libro. Naturalmente, avrete cura di indirizzare il piccolo verso i giochi e i passatempi più adatti alla sua età. Vediamo adesso cosa può inventarsi una mamma per far felice il suo piccolo:

Bambini aggressivi, cosa fare?

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Un bambino aggressivo può destare molta preoccupazione nei genitori; tuttavia sappiate che capita a quasi tutti, soprattutto dopo l’inserimento a scuola, di mettere in atto ogni tanto comportamenti come spintonare, mordere o colpire i propri compagni di gioco. Questo comportamento, del tutto normale, non ci deve assolutamente far pensare che nostro figlio è un “cattivo bambino” e che da grande sarà un adulto aggressivo.

Premesso questo, rimane comunque di fondamentale importanza far comprendere ai nostri figli che questo tipo di comportamento non è tollerato e che non devono mai metterlo in atto. Non ci dovrebbe voler molto a capire che per raggiungere questo scopo un genitore non deve mai mostrarsi a propria volta aggressivo nè verbalmente (ad esempio urlando) nè fisicamente (ad esempio afferrando il piccolo con forza); non solo non saremmo un buon esempio ma ci tocca anche ammettere che se vogliano punire nostro figlio perchè ha schiaffeggiato qualcuno sarebbe stupido dargli uno schiaffo a nostra volta.

Il corretto uso del ciuccio

uso del ciuccio

Il ciuccio, o succhiotto o tettarella che dir si voglia, è un oggetto caro non solo ai bambini, ma anche alle mamme; spesso infatti questo magico oggettino sembra l’unico modo per arrestare il pianto inconsolabile dei piccoli e dare un attimo di sollievo alla mamma. Tanto più che, a differenza di quanto accadeva non molto tempo fa, i pediatri oggi lo hanno “sdoganato”, ritenendo che, nei primi anni di vita, sono molti i benefici, sul piano psichico, che possono derivare al piccolo dall’abitudine del ciuccio: questo infatti lo rilassa e gli permette di autoconsolarsi quando ne ha bisogno.

Alcuni bambini smettono di cercare il ciuccio spontaneamente (mio figlio già a sei mesi non lo chiedeva più), altri invece faticano a separarsene, nonostante tutto l’impegno di mamma e papà. Tuttavia, trascorsi i due anni è opportuno che i piccoli lascino questa abitudine, pena l’insorgenza di problemi relativi all’arcata dentaria che rischiano di compromettere lo sviluppo dei denti.

I no che aiutano a crescere

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Mi sono ispirata al famoso libro della psicoterapeuta di origine inglese Asha Phillips, I no che aiutano a crescere, per dare il titolo al mio post perchè oggi voglio riflettere insieme a voi su quanto sia importante dare dei limiti ai nostri figli imponendo loro, oltre che precise regole, anche dei divieti. Ho un figlio di due anni e so molto bene quanto a volte sia difficile per noi genitori contenere un bambino di questa età negandogli ciò che chiede con risolutezza e quanto sia facile cadere nella tentazione di cedere e concedergli ciò che vuole pur di mettere fine a un comportamento che ci snerva o ci imbarazza (mi riferisco alle classiche scene al supermercato, ad esempio).

Certo questa è una via facile da percorrere; dai al piccolo ciò che chiede e smetterà di strillare, ma credo che non bisogni essere degli esperti per capire quanto questo possa rivelarsi dannoso, a breve e lungo termine, per lo sviluppo dei nostri figli. I “no” infatti oltre ad avere una funzione educativa e di protezione della salute del piccolo, svolgono un ruolo fondamentale per un sano sviluppo psichico: solo se al bambino non verrà concesso tutto infatti sarà in grado di imparare a fare leva sulle proprie risorse per superare le difficoltà  e tollerare le frustrazioni che la vita adulta ci impone, nonchè a cercare soluzioni alternative ai propri problemi.

Il pisolino pomeridiano migliora le capacità cognitive dei bambini

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Secondo uno studio americano, il sonnellino pomeridiano aiuterebbe i bambini ad imparare meglio e a migliorare le loro capacità cognitive. La ricerca è stata presentata al congresso dell’American Association for the advancement of Science di San Diego, ed ha dimostrato, analizzando 48 bambini di 15 mesi, come il sonno è indispensabile ai fini dell’apprendimento.

L’importanza del sonno è ormai cosa nota, in quanto serve ad assolvere alle funzioni vitali necessarie alla crescita; non a caso un neonato può dormire fino a 15 ore giornaliere, che andranno calando entro il primo anno di vita, fino ad arrivare all’assestamento del ritmo del sonno. In ogni caso, il riposo pomeridiano ha la sua importanza a qualsiasi età; lo studio americano si è svolto facendo imparare ai bambini un nuovo linguaggio simile all’inglese; una parte di essi ha potuto far un sonnellino durante l’apprendimento, mentre l’altra parte ha continuato a giocare per tutto il tempo.

Quando i neonati iniziano a sorridere?

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Il sorriso è un’espressione innata che il neonato fa fin dalla prima settimana di vita; in questa fase iniziale il sorriso non ha una funzione comunicativa, bensì è una mera reazione fisiologica, generalmente associata e prodotta da sensazioni di benessere. Questa specie di sorriso si manifesta con uno stiramento delle labbra e spesso compare dopo la poppata, quando il bimbo si addormenta, oppure in seguito ad uno stimolo esterno, come un massaggio o una coccola particolarmente gradita. Secondo gli studiosi, questo sorriso corrisponderebbe alla volontà del piccolo di attirare l’attenzione della madre.

Dalla quarta o quinta settimana di vita compare il primo vero sorriso, riconoscibile dallo stiramento dei muscoli del viso e dalla luce più intensa degli occhi. Dopo il primo mese di vita il sorriso del bambino è stimolato dai rumori acuti, in quanto riesce a riconoscere suoni simili a quelli sentiti attraverso il pancione della mamma; in questa fase si tratta ancora di un sorriso “generico”, ovvero che il bambino riversa a tutti coloro che interagiscono con lui, in quanto non riesce a distinguere un viso dall’altro.

Inglesina M’Home quando al bebè piace il design

inglesina-m'homeSei una mamma fissata con le cose belle? Ti piacciono gli oggetti di design? Allora M’Home di Inglesina è la linea di prodotti per la puericoltura che più si addice alla tua personalità. Non è detto che seggioloni, fasciatoi e co. per essere pratici e funzionali debbano essere necessariamente brutti, per questo Inglesina ha creato M’Home, un linea che si addice a convivere con i mobili moderni che hai in casa, che arreda grazie al suo disegno semplice e di gusto. M’Home è una linea di prodotti in grado di coniugare innovazione e gusto estetico. Come leggiamo dalla presentazione di M’Home

I seggioloni Zuma e Club, ad esempio, sono studiati per arredare qualsiasi ambiente, garantendo un’attenzione particolare all’ergonomia e alla facilità d’utilizzo. La sdraietta Loft si caratterizza per il design lineare ed innovativo, mentre il fasciatoio Spa è un prodotto particolarmente utile e funzionale per l’ambiente bagno.

Mettere il bambino nel girello, più contro che pro

girello-bambini-dannosoIl tuo piccolo ormai ha quasi sei mesi e puntualmente qualche amico o parente regala al frugoletto il suo primo girello. E tu da brava mamma ti poni qualche interrogativo, ma sarà sicuro? Gli creerà problemi nello sviluppo motorio? In linea teorica il girello potrebbe sembrare molto utile soprattutto nei momenti in cui non si può prestare troppa attenzione al piccolo, lo si mette dentro, lui gioca e si muove, virtualmente, senza pericoli. Nella realtà oltre ad essere pericoloso, può essere dannoso, rallentando le tappe fondamentali dello svilluppo motorio.

Ma come può il girello influire negativamente sull’abilità nel muoversi? E’ semplice, abituando il bambino a muoversi facilmente e con velocità, lo imprigrisce facendolo desistere dallo sperimentare le tappe che lo porteranno a muovere i primi passi, perciò a rotolare, gattonare, alzarsi in piedi da solo e così via.

Come insegnare al bambino a lavarsi i denti

come insegnare a lavarsi i denti

Come vi abbiamo già raccontato, non è mai troppo presto per insegnare ai nostri figli a lavarsi i denti regolarmente: questa buona abitudine, unita ad una alimentazione povera di cibi dolci e bevande zuccherate, li aiuterà a scongiurare il pericolo di insorgenza della carie già in tenera età; non è raro infatti trovare bimbi affetti da questo problema mentre hanno ancora i denti da latte.

Una volta scelto il primo spazzolino da denti occorre avere cura che il bambino impari gradualmente a spazzolare i denti nel modo più corretto trasformando quello che all’inizio per lui non è altro che un gioco, in un gesto di cura della propria igiene e salute dentale.

Le tecniche più efficaci per spazzolarsi i denti consistono nel muovere le setole dello spazzolino dall’alto verso il basso sull’arcata superiore e dal basso verso l’alto sull’arcata inferiore, oppure nell’eseguire movimenti rotatori più o meno ampi sulla superficie intera dei denti. E sono proprio questi i movimenti che dovrete cercare di insegnare al piccolo.

Bambini, quando iniziare con lo spazzolino da denti?

quando cominciare a lavare i denti

La gran parte dei bambini mette il primo dentino intorno ai sei mesi di vita e completa la prima dentizione verso i due anni e mezzo, età in cui il piccolo dovrebbe contare almeno 20 dentini: 10 nell’arcata superiore e 10 nell’arcata inferiore. All’età di sei anni circa comincia invece la seconda dentizione, il bambino cioè comincerà gradualmente a perdere i cosiddetti denti da latte per far posto ai denti permanenti.

Mentre nei primi mesi è possibile prendersi cura dell’igiene orale del neonato passandogli sulle gengive un batuffolo di garza inumidita, già dalla comparsa dei primi dentini è possibile cominciare a usare uno spazzolino da denti che naturalmente, ma di questo vi abbiamo già parlato,  dovrà essere idoneo all’età e alle esigenze del bambino.