Le crisi di rabbia nei bambini, come affrontarle

crisi-rabbiaCiao mamme, oggi lo spunto per scrivere me lo ha dato mia figlia piccola, mentre litigava con il fratello, ha cominciato ad urlare e alla fine della discussione gli ha tirato addosso i biscotti che stava mangiando. Io sono davvero rimasta attonita e dopo averla sgridata in modo davvero “pesante”, l’ho messa in punizione. Lei è solita manifestare il suo disappunto in questo orribile modo che io non tollero, dunque mi sono documentata e oggi vi parlerò delle crisi di rabbia.

Le crisi di rabbia sono delle manifestazioni tipiche dei bambini, soprattutto nel periodo in cui non sono in grado di verbalizzare i loro stati d’animo oppure il loro non essere d’accordo con qualcuno, è un comportamento assolutamente impulsivo che si manifesta con atteggiamenti inappropriati come grida, lancio di oggetti etc. Quando invece il bambino passa la soglia dei tre anni ed inizia ad esprimersi con le parole ma continua ad avere queste crisi, è bene insegnarli che non è bene manifestare la rabbia in questo modo e che prima di reagire in malo modo deve prima riflettere.

L’orsacchiotto: l’oggetto transizionale per eccellenza

orsacchiotto

Nei primi otto mesi di vita, il bambino non ha sviluppato ancora la consapevolezza della sua individualità. Il neonato, infatti, non riesce a percepire se stesso come un essere a parte ma si crede un tutt’uno con la madre. Pensa, ad esempio, che le braccia della mamma che lo prendono, lo cambiano e lo nutrono siano una semplice estensione del suo corpicino. Solo dopo gli otto mesi, il bambino inizia a modificare la propria percezione del mondo e a capire che lui e la madre sono due individui distinti. Questo è un momento molto delicato nella vita del bambino poiché con la consapevolezza dell’individualità possono emergere anche paure ed angosce. La mamma, infatti, vista ora come un essere distinto può allontanarsi e questo crea nel bambino il timore di rimanere da solo. E’ proprio in questo periodo che l’orsacchiotto può assumere un ruolo importante nella vita del bambino.

Quando il papà vuol fare la mamma

papà super

Molte donne, una volte divenute madri, rimproverano al proprio compagno di non aiutarle abbastanza con il bambino e vorrebbero che fosse più partecipe e attivo provvedendo anche lui alla preparazione del biberon, al cambio del pannolino e così via. Tuttavia, sembra che quando avviene il contrario, quando cioè il papà è sin troppo partecipe, le mamme non gradiscano affatto e vivano questa presenza come un ostacolo fra sè e il proprio figlio.

Il superpapà sarebbe quindi uno di quei sogni che una volta realizzatisi non piacciono più; a causa sua infatti la neomamma si sentirebbe in qualche modo spodestata dal proprio ruolo prioritario di accudimento del bambino e finirebbe, anche inconsciamente, per volerne al proprio compagno sfogando il proprio rancore verso di lui con litigi e rimproveri che turbano irrimediabilmente la pace familiare. Meglio invece un papà che sostiene la mamma e risponde alle sue richieste d’aiuto senza però volersi mai sostituire a lei e/o invaderne gli spazi.

Come fare in caso di piccoli incidenti domestici (seconda parte)

incidenti domestici bambini

Ieri abbiamo visto come comportarsi di fronte ad alcuni dei più frequenti incidenti domestici che possono coinvolgere i bambini, ovvero le ustioni, la scossa elettrica, e l’ingestione di detersivo. Oggi affronteremo altri possibili incidenti a cui possono andare incontro i bimbi nel momento in cui iniziano ad esplorare quello che li circonda, e come comportarsi in questi casi.

Se cade dal seggiolone

Per i piccoli che iniziano a camminare le cadute sono molto frequenti e piuttosto normali; nei primi anni di vita può succedere anche che il bambino possa cadere dal seggiolone oppure dal lettino. In questi casi l’istinto suggerirebbe di scuotere il bimbo per vedere se reagisce, ma in realtà è un comportamento sbagliato perché potrebbe portare danni più seri se c’è già un trauma in corso.

Nella maggior parte dei casi basta applicare del ghiaccio nella parte che il bambino ha battuto per scongiurare ogni pericolo, ma se notate sintomi insoliti nel piccolo, è consigliabile consultare il medico o portarlo a Pronto Soccorso.

Come fare in caso di piccoli incidenti domestici (prima parte)

bambini e piccoli incidenti domestici

Nonostante tutte le accortezze che hanno le mamme, può accadere che i bambini incappino in piccoli incidenti domestici; prevenire i piccoli incidenti è possibile, ma nel caso in cui questi avvengano vediamo come bisogna comportarsi.

In caso di ustioni

Le scottature sono fra gli incidenti domestici più frequenti: dal bagnetto troppo caldo alla pentola sul fornello, è possibile che il piccolo si scotti; in caso di ustioni lievi e superficiali basta versare dell’acqua fredda sulla ferita oppure fare degli impacchi di ghiaccio, ma non applicate pomate prima di aver consultato il medico. Nei casi più seri, è indispensabile andare subito al Pronto Soccorso e non usare né oli né garze non sterili.

In caso di scossa elettrica

Può succedere che il bambino infili un oggetto nella presa oppure faccia cadere un apparecchio nell’acqua, rischiando di prendere la scossa; innanzi tutto frenate l’istinto di correre a staccare il bambino, in quanto il corpo umano è un conduttore di elettricità e correreste il rischio di rimanere folgorati in due.

Il neonato piange, bisogna accorrere subito oppure aspettare?

pianto neonato

Se avete già un figlio, ma anche se non lo avete ancora, vi sarete senza dubbio accorte che sul tema “Piange, che fare?” esistono almeno due scuole di pensiero: secondo alcune mamme quando il bambino piange bisogna accorrere prontamente senza attendere neppure un istante, secondo altre invece bisogna aspettare un po’ per vedere cosa succede. Il dibattito fra le mamme riflette d’altra parte quello fra pedagogisti e psicologi: una parte di entrambe le categorie professionali afferma che non bisogna lasciare piangere i bambini, un’altra che bisogna lasciarli fare almeno qualche minuto prima di intervenire.

Fermo restando che esistono situazioni in cui non è assolutamente possibile che una madre ignori il pianto del piccolo, ad esempio quando ha fame, freddo o paura, è possibile secondo voi stabilire chi ha ragione e chi torto? Se il neonato infatti non possiede praticamente altri strumenti se non il pianto per comunicare il disagio, come potrebbe una mamma lasciarlo piangere senza neppure accertarsi di quali siano i suoi bisogni del momento?

Giochi per bambini che fanno i capricci

libri per bambini

A volte i nostri figli sembrano fare di tutto per mettere alla prova la nostra pazienza facendo i capricci, conditi con tanto di strepiti e urla, nei momenti e nei luoghi meno opportuni: in macchina, al supermercato, per strada o in casa, mentre siamo prese da faccende domestiche che proprio non possiamo rimandare. Altre volte ancora rifiutano strenuamente di mangiare, di fare il bagnetto, di lasciarsi tagliare le unghia, di farsi vestire.

Cosa possono fare una mamma e un papà quando si trovano in questa situazione e sentono che la propria ragionevolezza sta per vacillare? Quando parlare al bimbo con fermezza e spiegargli senza urlare che non possiamo cedere alle sue richieste (e chiarirgli il perchè) è del tutto inutile? Bene, in queste circostanze può esserci di aiuto il gioco. E non il gioco fatto di bambole, costruzioni, automobiline e aeroplanini, ma un tipo di gioco più semplice e antico, pensato stuzzicare l’interesse e la curiosità del nostro piccolo in qualunque luogo e in qualunque momento.

Cosa fare se il bambino rifiuta i cibi solidi

rifiuto cibi solidi

Il periodo dello svezzamento può risultare un po’ traumatico per i bambini; questi infatti se da un lato devono accettare il passaggio dalla morbidezza della tettarella, o del capezzolo, alla rigidità e freddezza del cucchiaino, dall’altro devono imparare a compiere dei movimenti diversi da quelli richiesti dall’ingestione del solo cibo liquido. In più, hanno sempre mangiato stretti tra le braccia della mamma, mentre lo svezzamento impone che consumino i loro pasti seduti sul seggiolone per non contare poi la novità rappresentata da gusti e consistenze fino a quel momento sconosciuti.

Come sanno molto bene le mamme che sono passate con successo attraverso questa esperienza, anche se all’inizio il bambino si mostra restio ad adattarsi al cambiamento, con il tempo, la pazienza e il giusto atteggiamento, finirà per adeguarsi e a trovare addiruttura divertente il momento della pappa. A volte però il rifiuto dei cibi solidi da parte del bambino fa la propria comparsa a svezzamento avviato, dopo cioè che è trascorso un po’ di tempo dall’introduzione della prima pappa.

L’importanza della comunicazione neonatale efficace

linguaggio neonato

Abbiamo già affrontato su Tutto Mamma l’argomento relativo al linguaggio del neonato, sia dal punto di vista del suo sviluppo sia da quello della lallazione, passando per il bilinguismo. Oggi vorremmo farlo alla luce di uno studio condotto presso il Dipartimento di Neonatologia dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.

Secondo la ricerca diretta da dottor Fabio Mosca, se una mamma comunica in maniera efficace con il neonato, egli svilupperà delle capacità neuro-funzionali in modo più veloce. In condizioni normali la comunicazione tra madre e figlio è un normale e importante fattore educativo, in caso di bambini prematuri è un processo molto importante per velocizzare l’aspetto neuronale.

I cartoni animati per bambini, c’è da rimpiangere Candy Candy

cartoni animati bambini

Sebbene non abbia mai amato l’idea che mio figlio guardasse la tv, devo confessare che alla fine ho ceduto anch’io alle sue lusinghe permettendole di fare il proprio ingresso nella nostra vita. Tra asilo nido, sonnellino pomeridiano e giochi certo non ne guarda tantissima ma quel poco mi è bastato per farmi un’idea del tipo di cartoni animati per bambini oggi maggiormente in voga. Naturalmente mi riferisco a quelli in onda su Sky e penso che molte mamme sappiano bene di cosa sto parlando.

Ad essere sincera, la riflessione che vi propongo è nata qualche tempo durante una conversazione con il mio compagno a proposito della differenza abissale tra i cartoni di un tempo (quelli che vedevamo io e lui, per intenderci) e quelli di oggi;  mentre da un lato entrambi constatavamo con grande sollievo la scomparsa di fucilate, sanguinamenti, duelli, pubbliche mortificazioni e di ogni genere di piagnistei (vi ricorderete che da Mazinger a Candy Candy era tutta una tragedia), dall’altro io mi dicevo non troppo sicura che i modelli attualmente proposti, nonostante tutta la buona volontà dei loro creatori, siano più rassicuranti di quelli passati.

La ninna nanna è utile?

ninna nanna bambini

Secondo uno studio condotto qualche anno fa al conservatorio di Bologna, i bambini che hanno ascoltato la mamma cantare mentre erano ancora nel pancione non solo riconoscono, una volta nati, le canzoni che si ripetevano più di frequente ma raggiungono l’intonazione già verso i quattro-cinque anni (con due anni di anticipo). Inoltre, l’abitudine di cantare al proprio piccolo la ninna nanna, anche se non sempre lo aiuta ad addormentarsi, gli permette comunque di prendere familiarità con la musica.

Quest’ultima informazione è per me di enorme conforto dal momento che seppure io abbia sempre cantato per il mio bambino sin da quando lo portavo in grembo (gli cantavo in continuazione Avrai di Baglioni) non ho mai avuto in alcun modo l’impressione che riconoscesse i brani da me scelti quando, una volta venuto al mondo, ho provato a farglieli riascoltare. Per di più, con mio grande disappunto e nonostante tutti i miei sforzi, non sono mai riuscita a farlo addormentare cullandolo e cantandogli una nenia.

Agriasilo, ovvero l’asilo a contatto con la natura

agri asili

Il rapporto tra bambini e animali è da sempre molto importante, e proprio nell’ottica di avvicinare i più piccoli agli animali, si sta diffondendo un nuovo tipo di asilo chiamato agriasilo, ovvero degli spazi ricavati all’interno degli agriturismi affinché i bambini possano stare a contatto con la natura; questi spazi sono nati in collaborazione con Donne Impresa della Coldiretti, e le regioni già attrezzate sono Piemonte, Veneto, Friuli e Trentino, anche se le richieste arrivano da tutte le regioni italiane.

Negli agri asili i piccoli sono incentivati a costruire i giochi con quello che trovano in giro nei campi, proprio come avveniva nella tradizione contadina, a mangiare i prodotti della terra e ad imparare a conoscere gli animali e a rispettarli; gli agri asili sono adatti a bambini da 0 a sei anni, e ogni classe è formata da circa 10 bimbi. Adriana Bucco, presidente di Donna Impresa spiega:

È una didattica sul campo, un modo per tornare ai ritmi della natura e scoprire, per esempio, che non in tutte le stagioni si trovano gli stessi frutti.

Riposino pomeridiano, cosa fare se il bambino lo rifiuta

riposino pomeridiano bambini

Di solito i bambini continuano a fare il pisolino pomeridiano almeno fino ai tre anni di età. Si tratta di un appuntamento di fondamentale importanza non solo perchè concede un po’ di tregua alle mamme ma anche, anzi soprattutto, perchè  permette al piccolo di arrivare più sereno alla fine della giornata e favorisce i suoi processi di apprendimento; nel sonno infatti il piccolo rielabora informazioni ed eventi della giornata e li metabolizza facendoli propri.

Alcuni bambini però, nonostante tutti i tentativi della loro mamma, si rifiutano strenuamente di addormentarsi per un po’ nel primo pomeriggio arrivando così a sera stanchi e irritabili. Cosa potete fare se questo è il vostro caso? Provate a seguire queste semplici regole:

Asilo nido, la fiducia ben riposta di noi mamme

asili nido sicuri

Care amiche, come purtroppo saprete un’altra maestra di asilo è stata arrestata di recente con l’accusa di maltrattare i bimbi che avrebbe dovuto accudire e proteggere. Tralasciando volutamente l’immensa rabbia che provo quando apprendo queste notizie dal telegiornale (e sono certa anche è così anche per voi), devo dirvi che come mamma di un bimbo che frequenta l’asilo nido dai ventidue mesi di vita non posso esimermi dal provare ansia e preoccupazione.

Quando mi trovai (ahimè) a dover scegliere se affidare mio figlio ai nonni o mandarlo al nido, scelsi senza esitazione quest’ultimo dal momento che, essendo io una lavoratrice atipica, pensai che piuttosto che lasciarlo a singhiozzo dai miei genitori sarebbe stato meglio inserirlo stabilmente in una struttura scolastica dove avrebbe potuto trascorrere del tempo con i coetanei; fu così il mio pargolo cominciò a frequentare il nido con grande felicità da parte sua e serenità da parte mia e di suo padre; infatti non ci mise molto ad ambientarsi e va sempre molto volentieri.