Quando cade un dentino: come creare un simpatico cuscino

Quando ad un bimbo cade un dentino, è tradizione diffusa mettere il dente sotto un cuscino ed aspettare il mattino per trovare al suo posto una monetina o un piccolo regalino. In questo modo, il fastidio e la paura causati dalla caduta del dente vengono superati con la gioia di ricevere il dono e di immaginare una creatura magica, la fatina o il topolino, che compie lo scambio. In Italia, la figura magica per eccellenza incaricata di portare un soldino in cambio del dente è il topolino. In Inghilterra, invece, esiste una speciale fatina, detta Tooth fairy (fata del dente).

Sbirciando qua e là in rete, ho scoperto, inoltre, che, sempre nei paesi anglosassoni, esistono dei cuscini con un’apposita tasca in cui i bambini possono riporre il dentino caduto in attesa della ricompensa. Il cuscino, detto Tooth fairy pillow, può essere acquistato on-line o realizzato tranquillamente a mano.

Fino a quando il bambino fa il sonnellino?

E’ ampiamente dimostrato che il riposino pomeridiano del bambino è un’ottima abitudine; non solo perchè permette al piccolo di prendersi una pausa ristoratrice durante la giornata impedendogli di arrivare a sera troppo stanco e nervoso, ma anche perchè, come scoperto di recente, incide positivamente sulle sue capacità cognitive. Per non parlare poi del fatto che l’abitudine del piccolo di dormire almeno qualche ora al pomeriggio permette alla mamma di concedersi un momento di riposo anche lei.

Si sa però altrettanto bene che arrivati ad una certa età i bambini sentono di poterne fare a meno e che in genere questo accade intorno ai tre-quattro anni di vita; è proprio a questa età infatti che può accadere che il piccolo inizi improvvisamente a ribellarsi alla volontà della mamma di metterlo a letto dopo pranzo. A dirci che il momento fatidico è arrivato anche per noi saranno, oltre alle sue proteste anche due segnali ben precisi:

Prodotti per bambini: la bilancia

Una delle principali preoccupazioni di tutti i genitori è il peso del proprio bambino. Le mamme, infatti, attraverso il controllo del peso, cercano conferme sulla salute dei loro figli per capire se crescono bene e a sufficienza. Fin dalla nascita, inoltre, medici ed infermiere monitorano il peso del neonato per ottenere un completo quadro clinico. Un alleato prezioso per aiutare le mamme a controllare il peso e la crescita dei propri bambini è la bilancia pesa-neonati. La bilancia, infatti, aiuta le mamme, soprattutto se alla prima esperienza, a regolarsi con la quantità di latte che il bebè assume e a verificarne la crescita soprattutto nei primi giorni di vita del neonato.

In commercio ci sono molti modelli di bilancia pesa-neonati, di diverse forme e dimensioni. In linea di massima, esistono due tipologie di bilance per bambini: quelle digitali e quelle manuali o meccaniche.

Giochi per bambini: come realizzare a casa una bambola di pezza

Il gioco, si sa, è un elemento indispensabile per il sano e corretto sviluppo del bambino. E’ importante, quindi, che i genitori creino occasioni per condividere il gioco con i propri bambini, trasformandolo, perchè no, in un momento creativo e divertente da trascorrere insieme. Un modo per passare del tempo giocoso con i propri figli  può essere quello di realizzare insieme lavoretti, disegni, giochi fatti a mano e tutto quello che la fantasia suggerisce. Oggi, qui su Tuttomamma, vogliamo darvi un’idea sfiziosa e divertente: realizzare a casa delle bambole di pezza.

Tutto quello che occorre per creare insieme ai vostri bambini delle graziose bambole di pezza è:

  • pezzi di stoffa colorata
  • ago e filo
  • ovatta
  • lana
  • bottoni, spille, etc..

Per prima cosa, bisogna procurarsi un foglio di carta da modello o un foglio di carta comune sul quale disegnare la sagoma della bambola. Non serve essere degli artisti: basta un semplice disegno o anche solo un ovale per il corpo, un cerchio per la testa e dei rettangoli per braccia e gambe.

Figli perfetti, vogliamo davvero questo?

Oggi care mamme volevo fare una riflessione con voi, un pensiero sulle aspettative che abbiamo verso i nostri figli e sull’idea stessa che abbiamo di loro. Questo pensiero nasce dalla mia esperienza di mamma ma anche da ciò che, io che sono una attenta osservatrice e ascoltatrice, vedo e sento dalle altre mamme che mi circondano. Vuole essere un’autocritica e uno stimolo alla riflessione.

Avete mai pensato che spesso riversiamo sui nostri figli le nostre “mancate” aspirazioni? I nostri piccoli, perlomeno molti di loro, già in tenera età fanno magari due sport e un corso di musica, hanno più impegni del Presidente degli Stati Uniti d’America. E poi i compiti e le festicciole di compleanno. Ma ce la faranno a sostenere questi ritmi? E’ davvero necessario che facciano tutto questo oppure è solo una nostra ansia da prestazione e da figlio perfetto?

Buchi alle orecchie: quando e come farli

E’ tradizione ed una pratica comune forare i lobi delle orecchie delle femminucce anche in tenerissima età. Gli orecchini, secondo le dicerie popolari, donano maggiore “femminilità” alle bimbe ed evitano che queste vengano scambiate per dei maschietti. La pratica di fare i fori alle orecchie solo pochi mesi dopo la nascita, inoltre, viene giustificata dalla credenza che i neonati sentano meno dolore. Mettere gli orecchini alle bambine molto piccole, invece, oltre ad essere un inutile trauma, può comportare diversi problemi. I bambini piccoli, infatti, si muovono continuamente e potrebbero facilmente tirarsi e grattarsi le orecchie forate, procurandosi dolore o piccole ferite. La pelle dei neonati, inoltre, è molto delicata e necessita di maggiori attenzioni di quella di un bambino più grandicello o di un adulto.

In linea di massima, non esiste un’età giusta, valida per tutti, per praticare i buchi alle orecchie. L’ideale sarebbe aspettare che sia la bambina a decidere di volere gli orecchini. La sua consapevolezza, infatti, aiuterà lei e la mamma ad essere più tranquille al momento della pratica dei fori.

La paghetta: come, quando e perchè

I bambini, a partire soprattutto dall’età scolare, chiedono spesso e volentieri denaro ai propri genitori per soddisfare le loro diverse esigenze: le merende, i videogiochi, i fumetti, etc.. Per risolvere questa questione molti genitori scelgono di dare una regolare paghetta ai propri figli. Non tutti, però, sono d’accordo, considerando la paghetta poco adeguata per i bambini, soprattutto quelli più piccoli. Ogni genitore, quindi, sceglie se, quanto e come dare la paghetta ai propri figli. In compenso, come sostengono gli esperti, dare del denaro da amministrare al bambino può essere molto educativo, sia dal punto di vista psicologico che sociale.

La paghetta, infatti, rappresenta un importante momento di crescita e di responsabilizzazione per il bambino. Con la paghetta il bambino impara a conoscere il valore del denaro e a gestirne una piccola somma. Il bambino, attraverso una regolare paghetta, acquisisce una maggiore autonomia e, allo stesso tempo, si sente ancor di più un membro della famiglia.

Zaini per la scuola, come scegliere quello giusto

La riapertura delle scuole non coinvolge solo i bambini ma anche i genitori che devono munire i propri figli del giusto equipaggiamento per affrontare il nuovo anno scolastico. Tra tutti gli accessori necessari agli scolari, quello più importante è senza dubbio lo zaino. Lo, zaino, infatti, è indispensabile ed i genitori devono prestare particolare attenzione al momento dell’acquisto. Non si deve dimenticare che lo zaino accompagnerà a scuola il bambino e graverà sulle sue spalle tutti i giorni più volte al giorno. Per far si che lo scolaro porti lo zaino sulle spalle senza ripercussioni o danni alla schiena, è necessario puntare su qualità e sicurezza.

Il primo aspetto da considerare è il peso. Lo zaino pieno non dovrebbe pesare più del 10-15% del peso del bambino e, nei primi due anni di elementari il peso della cartella stessa non deve superare il chilo e mezzo. Carichi troppo pesanti possono causare problemi posturali e danni alla colonna vertebrale. Per questo motivo, è bene, al momento dell’acquisto, preferire materiali leggeri e anche impermeabili e facilmente lavabili.

Gli scacchi: un alleato prezioso per l’apprendimento

A settembre comincia la scuola e migliaia di bambini in tutta Italia si ritroveranno, di nuovo o per la prima volta, tra i banchi. Per molti di loro ci sarà una nuova materia un po’ particolare: gli scacchi. La Federazione Scacchistica Italiana, infatti, ha promosso già da qualche anno il progetto “Scacchi a Scuola” che mira alla diffusione del gioco degli scacchi nelle istituzioni scolastiche di diverse regioni italiane. Secondo la FSI, la disciplina scacchistica nelle scuole faciliterebbe la maturazione degli studenti e la crescita delle loro facoltà logiche, facendoli divertire allo stesso tempo. Praticare il gioco degli scacchi aiuta i bambini ad acquisire una maggiore capacità di concentrazione e d’intuizione, a stimolare le proprie competenze logiche e gestionali, a comprendere ed accettare i propri limiti e gli insuccessi, a rispettare le regole e l’altro. Gli scacchi, inoltre, possono essere praticati anche da alunni svantaggiati o disabili e possono favorire il recupero di alunni con diverse difficoltà di apprendimento.

Il gioco degli scacchi può essere inserito tranquillamente nell’iter formativo scolastico in quanto è strettamente collegato alle diverse discipline.

La sindrome da eccessiva ingestione di liquidi

Cos’è la sindrome da eccessiva ingestione di liquidi

Con il nome di sindrome da eccessiva ingestione di liquidi si indica un disturbo del sonno tipico del primo anno di vita del bambino. Il disturbo è caratterizzato da frequenti risvegli notturni ai quali segue l’impossibilità da parte del piccolo di riaddormentarsi se non dopo aver assunto liquidi quali acqua, latte, camomilla o tisane. La sindrome si diagnostica quando il piccolo si sveglia per bere almeno tre volte ogni notte e ingerisce una quantità di liquidi pari a 350 ml.

La sindrome da eccessiva ingestione di liquidi, le cause

Quando il bambino mette in atto questo comportamento per prima cosa bisogna accertarsi che alla base del disturbo non ci siano cause organiche. Il fatto che il piccolo si svegli frequentemente in piena notte per bere potrebbe far pensare, ad esempio, che sia affetto da patologie quale il diabete, che può manifestarsi proprio con una intensa sete notturna. Il pediatra prescriverà quindi, se opportuno, le analisi per il controllo della glicemia. Una volta esclusa questa eventualità è probabile che il bambino si svegli per abitudine e per ottenere il liquido che maggiormente gli aggrada.

Se il maschietto gioca con le bambole

L’identità sessuale dei bambini si costruisce piano piano. Quando nasce fino a circa 2 anni, infatti, un bambino non è ancora minimamente consapevole della differenza di sesso e del suo essere un maschietto o una femminuccia.  Solo crescendo e scoprendo il suo corpo, le sue sensazioni e i suoi sentimenti, inizierà a concepire le diversità fisiche e le differenze. E’ solo verso i 6-7 anni che i bambini assorbono i cosiddetti stereotipi di genere (maschile o femminile) che vengono loro imposti dalla società, dall’ambiente e dalla famiglia in cui vivono.

Per questo, non bisogna allarmarsi se, ad esempio, un maschietto giochi con le bambole. La scelta dei giochi, infatti, non influisce con la formazione dell’identità sessuale del bambino. Molto genitori, invece, si preoccupano del fatto che giocare con le bambole indichi nel bimbo un destino di omosessualità. Non è cosi. La preferenza per i giocattoli tipici dell’altro sesso nei bambini piccoli, infatti, non indica necessariamente la presenza di disturbi dell’identità sessuale.

Giocare con il Didò

Il Didò è la pasta modellante, tipo, plastilina, prodotta dalla Fila. Nato nel 1986, è diventato il materiale da modellare più conosciuto e diffuso. Realizzato con ingredienti naturali (farina, acqua e sale), atossico, morbido e colorato, il Didò è l’ideale per far giocare i bambini dai 3 anni in su. I bambini, si sa, amano molto toccare gli oggetti e manipolarli. Con la manipolazione, i bambini scoprono il mondo che li circonda e lo conoscono. Per questo, modellare diversi tipi di materiali, come il Didò, il DAS o la pasta sale, rientra da sempre nelle esperienze di gioco preferite dai bimbi.

Giocare con il Didò aiuta i bambini a sviluppare le loro capacità manuali e creative, la loro psicomotricità e i loro primi concetti di tridimensionalità.  Pasticciando con il Didò, i bimbi creano, inventano, sperimentano, scoprono somiglianze e differenze, esplorano e stimolano i loro sensi, apprendono, scaricano l’aggressività e, allo stesso tempo, si divertono.  

A che ora mettere il bambino a dormire?

Sull’ora alla quale il bambino deve andare a letto esistono due scuole di pensiero: alcuni mandano il loro pargolo a nanna diciamo così, in prima serata, orientativamente intorno alle 21, altri invece lasciano che i bambini, anche molto piccoli, rimangano svegli finchè il resto della famiglia va a dormire. In genere, i primi fanno questa scelta per poter godere di qualche ora di tranquillità durante le ore serali, magari dopo una lunga giornata trascorsa ad occuparsi delle esigenze dei figli, mentre i secondi preferiscono il contrario magari perchè desiderano stare con i propri cuccioli dopo aver lavorato tutto il giorno fuori casa o semplicemente per darsi la possibilità di dormire qualche minuto in più al mattino.

Gli esperti decisamente propendono per la prima scelta, poichè permette ai bambini di riposare un numero sufficiente di ore (soprattutto se il giorno dopo devono andare a scuola) e a mamma e papà di stare un po’ insieme a guardare un bel film o a fare due chiacchere (o a scambiarsi qualche coccola, perchè no?). Ma quale che sia la vostra posizione ci sono alcune regole che vanno assolutamente rispettate per garantire a vostro figlio, e a voi stessi, un buon sonno ristoratore:

I bambini a tavola

Vedere il proprio bambino che mangia a tavola seduto e composto è il desiderio di tutte le mamme. Spesso, però, questo desiderio non si realizza facilmente e le mamme si trovano a dover gestire, all’ora dei pasti, delle vere e proprie pesti! I bambini, infatti, si annoiano molto facilmente a tavola e fremono per alzarsi, guardare la televisione o andare a giocare. Per evitare tutto ciò, è importante abituare i bambini fin dalla tenera età a stare intorno al tavolo e cercare di coinvolgerli il più possibile. I bambini hanno bisogno di sentirsi accettati, a loro agio e motivati a restare insieme ai genitori fino a quando non ci si alza da tavola.

Una volta svezzati, è buona norma abituare i bambini a mangiare seduti intorno al tavolo e, quando possibile, far coincidere i loro orari con quelli dei genitori. E’ fondamentale dedicare ai bambini uno spazio fisico intorno alla tavola, in cucina o in sala per farli sentire considerati.