Prodotti per bambini: lo scaldabiberon

Alzarsi in piena notte per preparare il biberon al proprio bambino, accompagnata dal pianto implacabile del piccolo affamato, è una cosa che accomuna tutte le mamme! Il metodo tradizionale per scaldare il biberon è a bagnomaria: si fa bollire un pò di acqua in un pentolino dove si mette a scaldare il biberon. Poi, si versa del latte sul dorso della mano per controllare che la temperatura sia giusta e se il latte è troppo caldo, si passa il biberon sotto l’acqua fredda. Tutte queste operazioni, però, richiedono un bel pò di tempo che fa innervosire ulteriormente il bambino affamato.

Per venire incontro alle esigenze di mamma e bambino è nato lo scaldabiberon. Si tratta di un piccolo elettrodomestico in grado di preparare il latte per i piccoli in pochi minuti e alla giusta temperatura. Basta preparare il biberon in anticipo e conservarlo in frigorifero fino a quando il bambino non lo richiederà.  Al momento opportuno, sarà necessario accendere lo scaldabiberon e attendere pochi istanti che il latte sia pronto.

Prodotti per bambini: l’amaca

E’ cosa nota a tutti che i bambini, soprattutto quelli più piccoli, amano essere dondolati. Dondolare il bimbo in braccio, nel passeggino o nella culla, infatti, lo tranquillizza e lo aiuta ad addormentarsi. Questo perchè i bambini sono stati dondolati, se così si può dire, per nove mesi all’interno dell’utero materno, seguendo i movimenti della loro mamma. Un valido aiuto per cullare e coccolare il bambino è rappresentato dall’amaca. L’amaca, infatti, è un ottimo alleato per tranquillizzare il bebè ed offrigli un posto tutto suo dove riposare ed osservare il mondo che lo circonda. Nell’amaca il bambino si sente protetto e sicuro, come nel ventre materno e, cullato dai leggeri e dolci movimenti dell’amaca, si consola e rassicura. L’amaca, permettendo al bambino di assumere facilmente la posizione fetale, si rivela un ottimo alleato delle mamme sopratutto quando il bimbo piange o è in preda ai fastidi delle coliche o dei mal di pancia in generale.

Pulizia del neonato, tutto l’occorrente

Come sapete già, per fare il primo bagnetto al neonato è opportuno attendere che il moncone del cordone ombelicale cada; prima di allora il bambino viene lavato “a pezzi”: faccia, collo (non dimenticatelo mai), mani e sederino. In questo periodo di all’incirca otto giorni per lavare il bambino vi occorrerà un contenitore di acqua tiepida, una spugna, una tovaglia morbida e pulita, dei dischetti di cotone, che utilizzerete per la pulizia degli occhi e del nasino, un batuffolo di cotone per la pulizia delle orecchie (che dovrà essere interna ed esterna). Già nei primi giorni di vita del bambino sarà opportuno curare l’igiene delle unghia che andranno accorciate almeno una volta a settimana utilizzando forbici dalle lame arrotondate.

Quando la caduta del moncone ombelicale vi permetterà di fare il bagno al bambino vi occorrerà invece un bel po’ di roba in più che avrete cura di tenere a portata di mano sul fasciatoio o su un ripiano vicino alla vasca da bagno se è lì che laverete il piccolo. Per il bagnetto vi occorre: del sapone neutro liquido, una spugna, dei dischetti di cotone, un asciugamani morbido e pulito, un termometro per verificare che la temperatura dell’acqua sia adeguata.

Prodotti per bambini: il fasciatoio

Tra i prodotti che i neogenitori decidono di acquistare per il proprio bambino c’è il fasciatoio. Comodo e pratico da usare, il fasciatoio permette alle mamme di cambiare il proprio bimbo in tutta tranquillità e sicurezza e di dedicargli un piccolo spazio tutto suo fin dalla nascita. Il fasciatoio è una sorta di materassino morbido dove poter appoggiare il bebè per cambiarlo, spogliarlo, vestirlo o per tenerlo fermo per la pulizia di orecchie e nasino. Il fasciatoio, inoltre, è molto comodo anche per la mamma che non avrà più i dolori alla schiena derivanti dal cambiare il bimbo su mezzi di fortuna come tavoli o letti. Generalmente, il fasciatoio è realizzato in plastica e materiali atossici, è imbottito e dispone di rialzi protettivi laterali per proteggere il bambino dal rischio di cadute accidentali.

In commercio esistono numerose tipologie di fasciatoio. In base all’età si possono distinguere due tipi di fasciatoio: quelli per i neonati fino ai 12 mesi con una larghezza minima fino ai 38 cm e con lunghezza non inferiore ai 65 cm e quelli per i bambini fino ai 3 anni con una larghezza minima di 75 cm e larghezza di 55 cm. Solitamente, questo accessorio si presenta sotto forma di mobile con cassetti in cui è possibile riporre i vestiti del bebè e tutto l’occorrente per il cambio. 

Il bambino troppo vivace

A volte il fatto che il bambino sia molto vivace fa temere ai genitori che sia iperattivo, o meglio che sia affetto dalla   condizione nota come “Disturbo da deficit di attenzione e iperattività”. Tuttavia, molti bambini, anche se sono delle vere e proprie pesti e risultano piuttosto difficili da gestire, presentando allo stesso tempo difficoltà di concentrazione,  non hanno alcun disturbo e necessitano semplicemente di alcuni accorgimenti educativi volti a contenere e indirizzare la loro vivacità.

Per prima cosa, quando il bambino ha un temperamento molto irrequieto può essere d’aiuto mantenere uno stile di vita regolare, caratterizzato da una routine giornaliera che si ripete sempre identica; in questi casi è utile anche dedicarsi esclusivamente al piccolo per qualche ora al giorno e cercare di insegnargli che ci sono momenti in cui non potete fare altrettanto. Evitate, anche se può sembrarvi eccessivo chiedere questo a voi stessi, le situazioni in cui il piccolo si mostra maggiormente agitato (negozi, supermercati, ristoranti) e non abbiate pretese eccessive nei suoi riguardi (pretendere che un bambino tanto vivace si comporti come un soldatino servirà solo ad esasperare la tensione).

Insegnare a nuotare al bambino

Abbiamo parlato più volte, qui su Tuttomamma, dei benefici del nuoto in età pediatrica. Oggi, invece, vogliamo darvi alcuni consigli su come insegnare a nuotare ai vostri bambini. La cosa principale che un genitore deve tenere bene a mente quando si lancia nell’avventura dell’insegnamento è la necessità di munirsi di tanta pazienza. Insegnare a nuotare, infatti, può non essere cosi facile come si pensa. Prima dei tre anni, inoltre, i bambini non sono in grado di nuotare nel vero senso della parola: si limiteranno a rimanere a galla, a muoversi per piccoli tratti e sott’acqua con una certa scioltezza. Prima di procedere con l’insegnamento vero e proprio, è opportuno favorire un corretto approccio tra il bambino e l’acqua. Il genitore deve lasciare al bambino il tempo di familiarizzare con l’acqua, non deve forzarlo ad entrare in mare o in piscina ma deve far si che accada naturalmente. Quando il bimbo ha preso confidenza con l’acqua, si può iniziare con il nuoto. I bambini, si sa, hanno un forte desiderio di imparare cose nuove e per questo il genitore non dovrà necessariamente ricorrere a tecniche speciali di insegnamento, ma potrà proporre loro piccole esercitazioni sotto forma di gioco.

Fratelli maggiori: consigli pratici per tutelare il più piccolo

Appena ieri vi abbiamo parlato di quanto sia importante sensibilizzare i figli maggiori perchè si rendano conto che i fratelli e/o le sorelle più piccoli hanno bisogno di essere protetti dai pericoli; abbiamo anche visto che il “grande” deve essere si responsabilizzato ma senza che questo comporti un eccessivo carico e soprattutto senza mai ricorrere a urla e rimproveri se sbaglia o da il cattivo esempio.

Naturalmente spetta ai genitori il compito di vigilare su entrambi per fare in modo che tutto scorra liscio e senza problemi. Vediamo quindi a quali regole pratiche devono attenersi mamma e papà per ottenere questo risultato:

La sicurezza dei bambini, responsabilizzare il fratello maggiore

Occuparsi della salvaguardia dei fratellini e sorelline più piccoli è spesso l’arduo compito assegnato ai figli primogeniti; è infatti di fondamentale importanza che i grandi capiscano non solo che i “nuovi arrivati” non possono fare tutto ma anche che i loro stessi comportamenti, se imitati, possono rivelarsi pericolosi.

Tuttavia, il modo migliore per ottenere che i figli maggiori si comportino in maniera responsabile verso i fratelli e/o sorelle arrivati dopo di loro non è liquidarli con un semplice: “Sta attento a tuo fratello!”. Anche i grandi, che poi non sempre sono tanto più maturi,  infatti hanno bisogno di spiegazioni per essere educati a diventare delle guide e dei custodi senza per questo essere caricati di responsabilità che non potrebbero assumersi comunque.

Incubi nei bambini, come interpretarli

Gli incubi notturni rappresentano un passaggio obbligato nel processo evolutivo dei bambini. Come abbiamo visto ieri, il bimbo proietta nei brutti sogni le paure, le angosce e tutti i sentimenti negativi che sperimenta durante il giorno. E’ importante, quindi, che i genitori imparino ad ascoltare i racconti sugli incubi dei propri figli poichè, come spiegano molti psicologi, attraverso di essi è possibile ottenere preziose informazioni sui bambini.

Ma qual è il significato dei più frequenti incubi nei bambini?

  • sognare i mostri e le streghe cattive. Ai bambini, soprattutto quelli più piccoli, capita di frequente di sognare personaggi mostruosi. Tra i protagonisti più ricorrenti degli incubi dei bambini ci sono, infatti, i mostri e le streghe cattive. Questo, se non è un episodio isolato associato magari alla visione di un film o cartone animato, può indicare che il bambino sta vivendo un memento di stress. Il mostro o la strega nasconde spesso la figura di un adulto che il bambino ha percepito come cattivo e aggressivo con lui o con gli altri. E’ il caso della mamma che lo sgrida, della maestra severa o dei genitori che litigano tra di loro. Un buon metodo per capire meglio di cosa si tratta può essere quello di far raccontare o disegnare al bambino questo strano personaggio.

Incubi nei bambini, quando dormire fa paura

Sarà capitato, almeno una volta, a tutte le mamme di dover consolare il proprio bambino che si è svegliato in piena notte a causa di un brutto sogno. Gli incubi notturni, infatti, sono molto comuni tra i bambini. Si tratta di brutti sogni che spaventano i bambini e che si manifestano durante la fase del sonno cosiddetta REM (rapid-eyes-movements). E’ in questa fase, infatti, che il bambino sogna: il corpo resta immobile ma il cervello lavora a pieno ritmo. Gli incubi, in linea di massima, iniziano a manifestarsi già verso i 2 anni di età ma si fanno più frequenti tra i 3 e i 6 anni. Questo perchè i bambini a quella età sono in piena evoluzione psicologica, iniziano a parlare, a pensare, ad avere una buona memoria e anche le prime paure. Gli incubi, anche se fanno paura, hanno la loro utilità: permettono al bambino di allontanare le tensioni e i conflitti della giornata e di sfogare rabbie, gelosie o sensi di colpa che il bimbo prova verso i genitori, i fratelli o altre persone.

Bambini e matematica, non solo numeri

bambini imparare matematica

Abbiamo già visto che il bambino conosce la matematica sin da piccolo: già nel primo anno di vita infatti sarebbe in grado di stimare quantità da uno a quattro senza avere alcuna conoscenza del concetto di numero. D’altra però, affermano sempre gli esperti, la matematica non è costituita solo da “entità astratte” quali numeri e figure geometriche, ma include un’ampia gamma di concetti dei quali noi facciamo esperienza quotidianamente senza neppure rendercene conto, quali ad esempio i rapporti spaziali e temporali. In altre parole, la matematica non coincide con il saper contare.

Prima e dopo, avanti e indietro, sopra e sotto sono infatti tutti concetti correlati con le abilità matematiche con i quali il bambino prende confidenza nei primi anni vita imparando dall’esperienza. In questo senso aiutare il piccolo a prendere confidenza con la matematica non significa soltanto insegnargli a contare fino a dieci o anche di più, ma aumentare le sue opportunità di conoscenza dei rapporti spaziali e temporali attraverso i giochi semplici e quotidiani di sempre.

In vacanza con gli amici

bambini vacanze

L’estate è arrivata già da un pò e sono molte le famiglie che hanno deciso di fuggire dal caldo torrido delle città per dedicarsi qualche giorno di relax. Accade spesso che coppie di amici decidano di trascorrere del tempo insieme, condividendo le proprie vacanze. Cosa rappresenta questo per i rispettivi bambini? Condividere del tempo libero con altri bambini può essere, ovviamente, molto divertente e rappresenta un’ottima occasione di crescita e confronto. E’ importante, per prima cosa, affinchè la vacanza condivisa riesca bene, scegliere il posto ideale. Per i bambini al di sotto dei due anni di età, sono consigliabili posti tranquilli e sicuri, dove i bimbi possono trovare un luogo in cui giocare e muoversi senza troppe ansie e divieti. Per i bambini di età superiore ai due anni, invece, la scelta del posto è soggetta a minori preclusioni in quanto i bimbi si adattano meglio ai diversi ambienti. La vacanza condivisa comporta numerosi benefici sia per i genitori che per i bambini. I genitori, infatti, appaiono più tranquilli e rilassati poichè i bambini sono impegnati a giocare tra  loro e ci sono più persone a vegliare su di loro.

Gli errori che non farei più se avessi un altro figlio

tenere bambino in braccio

Come madre credo di avere sempre avuto il pregio di riconoscere i miei limiti e anche se il mio cucciolo è ancora molto piccolo posso già dire che ci sono almeno due o tre cose che farei diversamente se diventassi madre un’altra volta. Mi riferisco soprattutto a quei comportamenti che ho messo in atto non perchè influenzata dai consigli delle altre mamme, quanto piuttosto da un certo tipo di “cultura della maternità” che mi deriva dall’ambiente in cui sono cresciuta. Con questo non voglio certo dire che questa cultura fosse sbagliata ma semplicemente che se tornassi indietro forse ci penserei un po’ di più prima di sposarla acriticamente.

Mi spiego meglio: ho trascorso la mia tarda infanzia e la prima adolescenza circondata da bambini e dal momento in cui ho smesso di essere la “piccola” ho cominciato ad assorbire inconsapevolmente tutta una serie di dettami su ciò che una mamma avrebbe dovuto fare e non fare. Primo fra tutti il credo celeberrimo, era tale almeno dalle mie parti, “Non tenere troppo il bambino in braccio perchè se si abitua sei nei guai”; questa convinzione era talmente radicata in me che quando nacque mio figlio mi guardai bene dal tenerlo spesso in braccio limitando questo tipo di contatto al momento del cambio, della poppata e agli episodi di inconsolabile disperazione di lui.

Interpretare i disegni dei bambini: la simbologia

disegni-bambini

I bambini, prima ancora di imparare a camminare e a parlare, disegnano. Il disegno, infatti, è uno strumento importante con cui il bambino esprime se stesso, la sua percezione della realtà, i suoi desideri e le sue paure. Per questo, osservare e capire i disegni dei bambini può aiutare i genitori ad ottenere molte informazioni sui propri figli. Per prima cosa, è bene considerare che ad ogni età corrisponde una diversa tipologia di disegno, legata all’evoluzione psico-fisica del bambino. In linea di massima:

– fino ai 2 anni prevalgono gli scarabocchi. Dai 12 ai 18 mesi, periodo in cui i bambini iniziano a tenere in mano una matita, gli scarabocchi rappresentano per lo più cerchi o linee a zigzag mentre verso i 2 anni compaiono anche le linee verticali;

– dai 2 ai 3 anni compaiono linee orizzontali, spirali e cerchi chiusi. Non è ancora presente l’intenzione di rappresentare qualcosa ma il bimbo inizia a scoprire delle somiglianze con gli oggetti reali;

– dai 3 ai 4 anni il bambino inizia a riprodurre gli oggetti che conosce. Compaiono gli omini stilizzati e i quadrati;