Bambini plusdotati, piccoli geni incompresi

Sono dei bambini molti speciali, hanno capacità superiori ai loro compagni, spesso però non vengono capiti e di conseguenza non vengono aiutati. Sono i  bambini plusdotati (o gifted) e rappresentano una grande fetta della popolazione studentesca italiana (8-10%). Per loro è nata una rete internazionale che, chiamata Ulisse e presentata in questi giorni all’Università Bocconi di Milano, ha come obiettivo la sensibilizzazione sulle tematiche del talento e della plusdotazione.

Questo argomento non deve interessare solo i genitori, ma anche i medici, gli insegnanti, gli educatori e tutti coloro che in qualche modo fanno parte della vita dei bambini. A questa rete hanno preso parte sei partner internazionali, tra cui l’Università olandese di Nijmegen, l’Università spagnola di Laguna e l’Aistap (Associazione italiana per lo sviluppo del talento e della plusdotazione).

Influenza H1N1, il rischio di contagio è maggiore tra bambini dello stesso sesso

Secondo uno studio condotto negli Stati uniti, è più facile che i bambini prendano l’influenza da amici e compagni dello stesso sesso piuttosto che da coetanei del sesso opposto. La ricerca, pubblicata sulla rivista PNAS, è stata coordinata dal Centro per il controllo delle malattie di Atlanta e dalle autorità sanitarie dello stato della Pennsylvania ed ha preso in considerazione un campione di 370 bambini della stessa scuola durante l’epidemia di influenza H1N1.

Come accennato, dall’analisi dei dati è emerso che la probabilità di contagio influenzale è tre volte superiore tra bambini dello stesso sesso di quanto non accada tra maschi e femmine. Inoltre, lo studio ha evidenziato che anche se il rischio di contagio è cinque volte superiore tra bambini della stessa classe, la percentuale di rischio non aumenta se ad essere ammalato è il compagnetto di banco.

Voli “child free”, per viaggiatori che non sopportano i bambini

Genitori vs coppie o single senza figli. Esiste un movimento chiamato No kids che sta riscuotendo molto successo un po’ in tutto il mondo e vuole affermare il diritto, di coloro che scelgono di non aver bambini, a non subire la fastidiosa presenza  dei piccoli altrui. L’ultima polemica è scoppiata dopo il sondaggio condotto su 1000 viaggiatori in business class in occasione del Business Travel and Meetings, che apre settimana prossima a Londra.

I bambini durante i voli, soprattutto se piccoli, sono molto rumorosi, perché hanno terribili dolori alle orecchie e piangono ripetutamente. Sono stati considerati fastidiosi e disturbanti dal 74% dei passeggeri intervistati, inoltre, il 18% non sopporta l’upgrade gratuito dall’economy alle classi superiori e il 15% vorrebbe una maggiore privacy. Insomma, c’è un po’ di snobismo. Ma la cosa che più ha colpito è il suggerimento alle compagnie aeree di creare voli child free, ovvero senza bambini a bordo.

Mamme più felici quando il bambino ha sei mesi di vita

Sapevate che noi mamme raggiungiamo l’apice della felicità quando il nostro bambino ha sei mesi di vita? A dirlo è uno studio condotto presso il Norwegian Institute of Public Health su un campione di sessantamila madri che avevano preso parte al MoBa (Norwegian Mother and Child Cohort Study), uno studio longitudinale che, a propria volta, si basava su un campione di centomila donne che avevano avuto figli nel periodo compreso fra il 1998 e il 2008.

La ricerca, coordinata dal dottor Ragnhild Bang Nes, ha analizzato il grado di soddisfazione espresso da queste donne verso la vita e verso il partner durante due fasi cruciali della loro esistenza: nel corso della gravidanza e nei primi tre anni di vita dei loro figli. Dai risultati è emerso che il periodo d’oro per le mamme si colloca a metà del primo anno di vita del bambino mentre il livello di soddisfazione decresce trascorso questo periodo. In particolare, è la soglia dei tre anni di vita che rappresenta il momento vissuto come più oscuro, soprattutto se la gravidanza è stata vissuta poco serenamente.

Coriandoli fai da te

Una delle feste più divertenti ed amate dai bambini è, senza dubbio, il Carnevale. Nell’immaginario collettivo di tutti noi, il Carnevale è associato inevitabilmente ai coriandoli. I coriandoli sono dei piccoli ritagli di carta colorata che, durante le feste, vengono lanciati per aria. In origine, in Italia, in occasione del Carnevale venivano lanciati dei piccoli confetti realizzati con i semi della pianta di coriandolo. Solo successivamente, vennero introdotte palline di carta colorata, prima e cerchietti di carta, poi. Questi ultimi erano ricavati dagli scarti delle carte traforate impiegate nell’allevamento dei bachi da seta.

Oggi, care mamme, ho pensato di proporvi un metodo semplice e veloce per realizzare con le vostre mani tanti coloratissimi coriandoli per il Carnevale.

Carnevale, come realizzare una maschera di cartapesta per bambini

Manca poco a Carnevale e sono già iniziati i preparativi per realizzare le maschere. Se avete voglia di fare qualcosa di nuovo e soprattutto divertente con i vostri bambini, divertitevi a creare una maschera di cartapesta. È molto facile e permette di esercitare la fantasia e la manualità. Certo, si sporca un pochino, ma è tutto pulibile con un po’ d’acqua e sapone. E poi in queste giornate invernali, molto fredde e piovose, è davvero comodo impegnare il tempo dei più piccoli in attività pratiche, piuttosto posteggiarli davanti al televisore. Che ne dite, ci proviamo? Seguite con attenzione le indicazioni.

Realizzare una maschera di cartapesta

Materiale utile

  • Fogli di giornale
  • Colla vinilica
  • Fazzolettini di carta
  • Colori a tempera
  • Un palloncino
  • Una forbice con la punta tonda
  • elastico
  • gomitolo di lana

Realizzazione

Diluite la colla vinilica con un po’ d’acqua tiepida e fate a pezzi piccolini la carta di giornale. Inserite poi i coriandoli di carta nella colla e lasciate il tutto ad amalgamare con cura. Quando avrà preso la forma di un pastone omogeneo, sarà pronta da utilizzare.

Genitori, a volte i figli vanno mantenuti anche da sposati

I genitori devono sempre farsi carico di tutto. Quando nasce un bambino sono responsabile della vita del loro piccolo anche una volta diventato adulto, tanto che la Cassazione, in una recente sentenza ha sottolineato che i genitori devono mantenere il figlio anche dopo il matrimonio, se non è autonomo economicamente. È un argomento questo che tocca da molto vicino tutte le famiglie, soprattutto quelle di coppie separate.

La disputa nasce dal ricorso di una mamma separata ferrarese che si è opposta a un giudizio sfavorevole nel quale  i giudici del Tribunale di Ferrara prima e della Corte d’appello di Bologna, successivamente, avevano esonerato l’ex marito dal continuare a mantenere la figlia con 436 euro al mese sulla base del fatto che si era laureata e poi sposata.

Bambini e Internet, un rapporto molto sereno

Internet fa un po’ paura ai genitori che, giustamente, sono preoccupati che i bambini non sappiano usarlo correttamente. Spesso si parla di protezione della privacy dei minori e dei rischi in cui possono incorrere i piccoli di casa. Una nuova ricerca finanziata dall’Unione Europea e condotta da EU Kids Online dimostra però che solo una piccola minoranza di giovanissimi ha problemi su Internet.

Lo studio è stato finanziato nell’ambito del Programma Safer Internet che promuove un uso più sicuro della Rete per bambini e giovani e la lotta contro i contenuti e i comportamenti illegali o nocivi. Per realizzare quest’indagine è stata coinvolta una rete di ricerche, formata da esperti di settore, in 25 nazioni europee e hanno partecipato più di 25 mila utenti tra i 9 e i 16 anni.

Utero in affitto, i primi casi anche in Italia

Avere un figlio a tutti i costi e non riuscire a concepire. Un dramma per tante coppie che in Italia può essere risolto solo con l’adozione. In questi giorni abbiamo tanto sentito parlare di utero in affitto, ovvero quella prassi che permette a una donna di portare in grembo (a pagamento) il bambino di altri. Nicole Kidman diventerà mamma così un’altra volta e anche celebri coppie gay, da Elton John a Ricky Martin, hanno scelto questa opzione, che in Italia non è consentita.

Sono circa 100 le connazionali che si sono rivolte a gestanti a pagamento all’estero perché, malate, altrimenti non avrebbero potuto avere un bambino. Ovviamente sono mamme fuori legge, ma lo hanno fatto solo per il desiderio di stringere tra le loro braccia quel figlio tanto desiderato.

Cellule staminali dal liquido amniotico

Le cellule staminali sono delle cellule non differenziate capaci, cioè, di trasformarsi in cellule specializzate in grado di costituire ad esempio, sangue, ossa e tutti gli organi. Le cellule staminali, inoltre, possono autoriprodursi e possono essere utilizzate per sostituire cellule specializzate perse per varie ragioni. Le cellule staminali sono presenti in quantità elevate nel sangue del cordone ombelicale e in quello placentare.

Recentemente, si è scoperto che anche il liquido amniotico che circonda il feto durante la gravidanza è ricco di cellule staminali. Si tratta di cellule staminali molto simili biologicamente a quelle ricavate dal cordone ombelicale, sono cosiddette multi potenti e sono tra le cellule staminali più giovani e qualitative. Le cellule staminali amniotiche possono essere ricavate dal campione residuo prelevato per l’amniocentesi.

Insegnare ai bambini ad allacciarsi le scarpe

Il vostro bimbo ha l’età giusta per imparare ad allacciarsi le scarpe da solo, ma nonostante i ripetuti tentativi, non è ancora in grado. Bisogna portare pazienza, è uno step normale, dai 4 ai 6 anni, ma non c’è un tempo ben definito. Ricordiamoci che ogni piccolo farebbe di tutto per continuare ad avere le attenzioni della mamma tutte per sé, anche rimandare la sua autonomia. Intanto, continuate con le scarpine con il velcro: facili da indossare e comode per tutta la famiglia.

Daniel Radcliffe, l’attore che dà il volto al maghetto più famoso del mondo, Harry Potter, qualche anno fa in un’intervista ha ammesso di non sapersi allacciare le scarpe perché soffrire di dyspraxia, una patologia che spesso viene confusa goffaggine, ma che invece richiede una diagnosi tempestiva. Si manifesta con difficoltà del movimento e mancanza di coordinazione nei gesti.

Mamme, vietato dire bugie

Non si può essere genitori perfetti, si può essere però brave mamme e bravi papà. Peccato che molte madri nel tentativo di rispecchiare il mito del loro bimbo commettono gravi errori, come quello di dire bugie. Il primo insegnamento che passiamo ai nostri figli è quello di non mentire, di essere onesti e di assumersi le proprie responsabilità, e invece spesso  siamo proprio noi i primi a tradire questa filosofia.

Le bugie più diffuse riguardano il tempo che le mamme riescono a dedicare ai piccoli di casa e la fruizione della televisione. Questi dati emergono da un sondaggio condotto dal famoso sito Netmums su un campione di 5mila genitori.

Neomamme, ci vogliono 18 mesi per tornare in forma dopo il parto

La gravidanza ha lasciato il segno? Non vi sentite ancora in forma e quando vi guardate allo specchio fate fatica a riconoscervi. C’è poco da fare, purtroppo. Avere un bambino è uno stress enorme per il corpo della donna e ci vogliono circa 18 mesi per tornare quelle di prima. A sostenere questa tesi è un sondaggio inglese condotto dal sito A Beautiful Mummy.

Un anno e mezzo per riprendere la linea e per sentirsi di nuovo donna, con la propria femminilità. La vita di una neomamma è complessa: prima si sta a casa e ci si dedica totalmente al piccolo appena arrivato, quando si rientra in ufficio la giornata si trasforma in una corsa continua, tra tiralatte, poppate, impegni di lavoro e gestione della casa. In linea di massima, solo dopo 18 mesi, i gesti della maternità si trasformano in routine diventando più facili e di conseguenza più veloci.

La dieta in gravidanza può compromettere lo sviluppo del feto

La linea conta, soprattutto per noi donne. Durante la gravidanza subentra, in alcune donne, la paura di ingrassare troppo e di conseguenza di non riuscire a ritrovare la forma dopo il parto. Attenzione però a seguire una dieta troppo ferrea durante i nove mesi.  Mangiare poco nel corso della gestazione, soprattutto all’inizio, può compromettere lo sviluppo cerebrale del nascituro.

Questo è quanto hanno scoperto i ricercatori della University of Texas Health Science Center di San Antonio (Texas, Usa), secondo cui il cervello del feto è vulnerabile anche a modeste diminuzioni dell’alimentazione materna. Insomma, un regime alimentare completo è davvero un ottimo modo per tutelare la salute del piccolo.