Travaglio: una ricerca dimostra che si può mangiare e bere

mangiare e bere durante travaglio

Di solito, durante il travaglio, ovvero il momento che precede il parto, la donna non viene alimentata; presto, però, questo potrebbe cambiare. Secondo una nuova ricerca condotta dall’East London Hospital Complex in Sudafrica, mangiare e bere durante il travaglio non apporta complicazioni al parto; considerando la durata di certi travagli, questa notizia può contribuire a tranquillizzare tutte le future mamme che si stanno preparando al parto.

Secondo i medici che hanno condotto la ricerca, il divieto alla partoriente di mangiare e bere durante il travaglio non ha nessun fondamento scientifico se la donna non necessita di anestesia.  In passato, l’assunzione di cibo durante il travaglio veniva considerata molto pericolosa per la possibile insorgenza della sindrome di Mendelson, una polmonite che può verificarsi a causa dell’inalazione del cibo rigurgitato a causa dei succhi gastrici, in caso di anestesia.

Streptococco e altri batteri: i tamponi vaginali in gravidanza

tamponi-vaginali-gravidanza-streptococcoI tamponi vaginali fanno parte degli esami essenziali durante la gravidanza e di solito si eseguono soprattutto all’inizio della gestazione, in prossimità del parto oppure nel caso ci siano dei sintomi che possano fare pensare ad una infezione vaginale. Il tampone vaginale è un’esame semplicissimo ed assolutamente indolore che si effettua prelevando della secrezione vaginale tramite un cotton fioc.

Il tampone durante la gravidanza serve per escludere o confermare la presenza di infezioni come la Candida che provoca notevoli fastidi ma non ha conseguenze particolari o il Trichomonas che secondo dati recenti, può provocare un rischio notevole di parto pretermine ed un aumento dell’incidenza di rottura prematura delle membrane. Nel caso in cui il tampone confermi la presenza dell’infezione, il tuo ginecologo ti prescriverà degli candelette vaginali oppure degli antibiotici per via orale.

La manovra di Kristeller

manovra di kristeller

Di seguito troverete descritta la manovra di Kristeller, una delle tecniche più impiegate per facilitare il parto. Sono ben consapevole del fatto che il testo che segue potrebbe suscitare in voi future mamme qualche perplessità e per questo motivo farò una breve premessa che riguarda la mia esperienza di parto: quando è nato mio figlio, a causa di mie difficoltà nella fase espulsiva, il ginecologo ha ritenuto opportuno ricorrere a tale manovra e ha chiesto al collega che gli dava una mano in sala parto di eseguirla. Tutto è avvenuto molto tranquillamente, il medico in questione è stato bravissimo ed anche grazie al suo intervento il mio bambino è nato pochi minuti dopo ed io, perfettamente serena, ho potuto finalmente stringerlo tra le braccia.

La manovra di Kristeller, è una manovra ostetrica che prende il nome dal ginecologo tedesco Samuel Kristeller (1820–1900) che la descrisse per primo nel 1867. Si tratta di una manovra che può essere eseguita nella fase espulsiva del parto per facilitare la fuoriuscita della testa del piccolo e consiste nell’applicazione di una spinta, da parte del ginecologo, a livello del fondo dell’utero in contemporanea con le contrazioni; in altre parole durante la contrazione il ginecologo preme con la mano o con l’avambraccio la parte superiore dell’addome della partoriente per agevolare la nascita del bambino.

Il parto in acqua: come e perché

parto-acquaQuante volte hai riflettuto sul momento del parto e hai pensato: non so cosa darei per affrontare un parto sereno e più naturale possibile. Diciamo che questo è il sogno di ogni mamma in attesa ma c’è da dire che qualora ce ne siano i presupposti il parto in acqua è ciò che più si avvicina ad esaudire questo tuo desiderio. Anche se non ancora molto diffusa in Italia, la pratica del parto in acqua è di riconosciuta validità e viene scelta sempre da un numero maggiore di donne.

Ma in cosa consiste il parto in acqua e quali sono i suoi vantaggi?

Il parto in acqua si svolge in una vasca di vetroresina (materiale altamente igienizzabile) dalle dimensioni standard di 2 x 1,5 metri con una profondità di 80 centimetri. La temperatura dell’acqua è la stessa con la quale si fa il bagnetto ai neonati, 37 gradi, temperatura che viene mantenuta costante durante l’intera fase del travaglio e dell’espulsione. Ovviamente per mantenere pulita l’acqua è necessario che la vasca abbia un meccanismo che le permetta di ricambiare continuamente il liquido per eliminare le sostanze organiche che possono essere perse durante tutti i momenti del parto.

Il parto sotto ipnosi

parto con ipnosiIl parto in ipnosi è una nuova tecnica che permette di imparare a gestire il dolore e a controllare il proprio corpo; secondo gli esperti oltre il 90% delle persone sono ipnotizzabili e la donna incinta è ancora più sensibile. Con l’ipnosi la gestante partecipa in modo attivo alla nascita del bambino, perché questa pratica è in grado di modulare la percezione del dolore.

L’ipnosi si basa sul principio che ogni risposta si trova nel nostro inconscio, e per questo, durante le sedute vengono insegnate delle tecniche di rilassamento e di respirazione, atte a controllare il dolore e a partorire in modo consapevole. Tramite l’ipnosi la donna è in grado di percepire il dolore senza provarne sofferenza, bensì controllandolo; con il procedimento ipnotico, oltre all’effetto analgesico, è possibile ottenere l’annullamento dell’ansia, della preoccupazione e della tensione legata al momento e al procedimento medico. L’obiettivo dell’ipnosi è intervenire in prima persona nel parto, ad esempio imparando ad accelerare a dilatazione dell’utero tramite l’apprendimento del controllo della muscolatura addominale.

Lo scollamento delle membrane, l’induzione naturale del parto

scollamento-membraneHai raggiunto le 40 settimane e mentre fino a poco tempo fa avevi la sensazione che avresti partorito da un momento all’altro, ora ti sembra che potresti rimanere con il pancione a tempo indeterminato. In questo periodo andrai più frequentemente ad effettuare controlli dal ginecologo o dall’ostetrica e magari farai il monitoraggio una volta ogni due giorni per verificare il benessere fetale.

Nel caso in cui i tempi si allunghino la tua ostetrica potrebbe proporti lo scollamento delle membrane, una manovra che permette, a patto che sussistano alcune condizioni, di indurre l’avvio del travaglio vero e proprio. Questo procedimento consiste in un atto meccanico con il quale vengono separate le membrane amniocoriali (due foglietti molto sottili che rivestono completamente il sacco gestazionale e lo separano dalle pareti uterine) dalla parte interna del collo dell’utero, meglio conosciuto come orifizio uterino interno.

L’anestesia spinale, quando e perché

anestesia-spinaleTi abbiamo già parlato del parto cesareo in precedenza, questo tipo di intervento viene effettuato in media in 1 parto su 5 e può essere pianificato oppure d’urgenza. Nel caso in cui si tratti di cesareo elettivo e dunque con una precisa data già fissata, potrai decidere che tipo di anestesia preferisci, se generale oppure locale, a patto ovviamente che il tuo stato di salute non ne richieda una in particolare. Oggi ti voglio parlare dell’anestesia spinale, un tipo di analgesia locale che di solito si esegue per il taglio cesareo.

Con l’anestesia spinale si addormenta la regione del corpo interessata attraverso un farmaco iniettato nello spazio spinale, in questo caso le gambe, il torso e una parte del torace perderanno sensibilità e non sentirai alcun dolore. Gli effetti della analgesia spinale sono presso più gli stessi dell’epidurale, l’unica differenza è nei tempi con cui il medicinale entra in circolo e dunque la velocità con cui la parte si anestetizza.

Il parto operativo: l’uso del forcipe e della ventosa

forcipe-ventosaQuante volte hai sentito parlare di racconti del parto e ti sei chiesta cosa fossero il forcipe e la ventosa? Oggi ti parlerò di un caso particolare in cui il parto si arresta poprio durante il suo momento finale, la fase espulsiva, un’evenienza abbastanza comune dovuta a diverse cause. Una volta raggiunta la dilatazione completa può infatti avvenire che tu abbia delle contrazioni troppo deboli per permettere l’espulsione del bambino oppure che la somministrazione dell’anestesia epidurale abbia provocato una fase di stallo. A volte il parto invece si potrebbe interrompere a causa della tua stanchezza. Questa interruzione nella dinamica del parto non permette alla testa del piccolo di scendere e non ti permette di spingere in maniera adeguata.

L’ultima fase del parto: il secondamento

secondamento-espulsione-placentaIn questi ultimi giorni ti ho parlato della fase dilatativa e della fase espulsiva del parto, in realtà c’è una terza parte, il secondamento, che spesso viene posta in secondo piano perchè avviene quando il tuo bimbo è già venuto al mondo. Una volta uscito il bambino, mentre lo coccoli e lo tieni tra le braccia, l’ostetrica si preoccuperà di verificare l’espulsione della placenta e degli annessi fetali, una procedura che di solito richiede circa venti minuti, ma che può durare anche un’ora. A volte può accadere che la placenta e il cordone ombelicale,  elementi che per nove mesi hanno nutrito e garantito il benessere e lo sviluppo del tuo cucciolo, vengano espulsi senza neppure tu te ne renda conto, a volte invece può servire l’aiuto dell’ostetrica e di qualche piccola spinta.

Dopo aver dato alla luce il tuo bambino la placenta si distacca dalla parete uterina, prima attraversa la cervice uterina e poi viene espulsa dalla vagina, l’ostetrica in questo momento potrebbe anche facilitare l’espulsione tirando leggermente il cordone ombelicale. In questa fase è molto importante che l’ostetrica controlli la placenta per verificare che sia integra e che non siano rimaste delle parti all’interno dell’utero, in questo caso potresti essere soggetta a emorragie oppure potresti aver bisogno di un raschiamento da effettuare alla visita di controllo.

Le posizioni del feto, cefalico o podalico?

presentazione-fetaleNelle settimane che precedono il parto il tuo ginecologo verificherà la posizione del tuo bambino per poter pianificare la modalità del parto, se ti sarà possibile dare alla luce tuo figlio naturalmente oppure se avrai bisogno di eseguire un cesareo. Solo nel 10 % dei casi il feto non si presenta in posizione cefalica, cioè con la testa rivolta verso il canale del parto e il sederino e le gambe all’insù verso il tuo seno e si presenta invece in posizione podalica, con il sederino e i piedi rivolti verso il collo dell’utero. In questi casi il tuo ginecologo sceglierà di effettuare un taglio cesareo.

Visto che però il tuo piccolo potrebbe girarsi anche all’ultimo momento è bene aspettare le 40 settimane prima di decidere se effettuare un cesareo infatti nell’ecografia che si esegue attorno alla trentaduesima settimana, circa il 16% dei feti risulta podalico ma generalmente prima del parto molti di loro si gira spontaneamente mettendosi a testa in giù. Solo il 4% dei bambini arriva a termine non cambiando posizione.

La fase dilatativa del parto

sala-travaglioTi ho già parlato qualche giorno fa della fase espulsiva del parto, oggi ti parlerò della fase dilatativa che rappresenta il momento vero e proprio del travaglio. Come sai durante la gestazione il collo dell’utero deve essere chiuso ermeticamente, anche se purtroppo ci sono dei casi in cui invece questa parte risulta incontinente e si deve applicare un cerchiaggio. A partire dalla trentottesima settimana di gravidanza inizierai ad avvertire le contrazioni che prepareranno la cervice uterina al giorno del parto, questa sotto l’azione delle contrazioni diventerà più morbida ed inizierà ad accorciarsi.

Quando inizierà il travaglio vero e proprio, cioè quando le contrazioni avranno una cadenza ritmica e torneranno circa ogni tre minuti con una durata di almeno un minuto, il collo dell’utero si appianerà totalmente divenendo un tutt’uno con la parete uterina e poi comincerà a dilatarsi. Questa fase può durare anche diverse ore e tu dovrai cercare di riposare tra una contrazione e l’altra, dovrai bere e ricaricare le tue energie mangiando qualcosa di dolce. Gli alimenti più adatti sono quelli che si digeriscono facilemente e che sono energetici, come un cucchiaino di marmellata o di miele, una zolletta di zucchero, una caramella o una fetta biscottata.

L’episiotomia ovvero l’incisione del perineo

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In questo articolo vorrei parlare di uno dei tanti incubi delle donne che si accingono a partorire: l’episiotomia. Quando sono andata a partorire la prima volta ho chiesto subito all’ostetrica di cercare di evitare di praticare il tanto rinomato taglietto, ero davvero spaventata dall’idea. Ma ora facciamo un pò di chiarezza: l’episiotomia consiste nell’incisione del perineo, un muscolo che si trova tra l’ano e la vagina, un intervento che spesso non è necessario e che fino a poco tempo fa veniva decisamente abusato. L’episiotomia, mediana o laterale che sia, di solito viene eseguita per facilitare l’espulsione del bambino e per evitare che i tessuti si lacerino in modo irreparabile, viene eseguita in anestesia locale e richiede l’applicazione di punti riassorbibili.

Un pò come la pratica del cesareo, l’episiotomia dovrebbe avere luogo più raramente possibile, persino l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fornito delle linee guida per le quali solo nel 15 % dei casi andrebbe effettuata l’incisione del perineo. E le indicazioni perché venga effettuata sono un pericolo serio per il bambino o per la mamma. Per quanto riguarda la lacerazione spontanea dei tessuti alcuni studi hanno dimostrato che la guarigione di quest’ultima è più veloce di quella dei tessuti sottoposti ad episiotomia.

I corsi pre-parto: come e perché

corso-prepartoHai già deciso se frequentare un corso pre-parto? Con questo articolo spero di offrirti qualche elemento per decidere se ne vale la pena oppure no. La gravidanza è un momento particolare per ogni donna, ti sembra che nessuno riesca a capire fino in fondo quello che provi, i tuoi malesseri e le tue paure. Il corso pre-parto rappresenta un’occasione perfetta per ritrovarti tra donne e confrontarti su tutti i tuoi dubbi con persone che vivono la tua stessa condizione e con le quali puoi condividere esperienze più o meno belle.

Quando si aspetta il primo figlio si è all’oscuro di tutte le dinamiche legate alla gestazione e soprattutto al parto, che rappresenta un punto interrogativo enorme nella mente di tutte le donne che provano solo ad immaginare come possa avvenire. Puoi avere paura del dolore, ti chiedi se non proverai vergogna, hai mille domande che ti passano per la testa.

La fase espulsiva del parto

fase-espulsiva-partoOggi vi voglio parlare della fase finale del parto, la cosiddetta fase espulsiva. E’ il momento più coinvolgente del parto quello in cui tu dovrai essere più attiva e nel quale raccoglierai tutte le forze che nascondi dentro di te per far nascere il tuo bambino.

Il periodo espulsivo avviene dopo che la cervice uterina si trova nel momento di massima dilatazione, ovvero ha raggiunto i dieci centimetri ed il collo è completamente appianato. Questo momento succede appunto alla fase dilatativa e di solito, ma non è una regola, tra le due fase si crea un momento di stop in cui potrai riprendere fiato prima del rush finale. Subito dopo sentirai una fortissima pressione sul retto e avvertirai come un impellente stimolo di andare in bagno e quindi di spingere. A quel punto sarà il tuo corpo a dettare le regole del gioco, tutto avverrà nella maniera più naturale dovrai solo assecondare i messaggi che il tuo fisico ti lancia.

La fase espulsiva ha una durata che varia da un’ora-un’ora e mezzo nel caso si parli di un primo figlio a mezz’ora-un quarto d’ora nel caso si parli di parti successivi. Una variabile fondamentale è rappresentata anche dalla testa del bambino e dal suo peso, più il bimbo è piccolo più sarà facile spingerlo fuori.

Durante la fase espulsiva sfrutterai al massimo la tua muscolatura addominale per effettuare le spinte, sarai attiva e con tutta probabilità farai tutto da sola, perché solo tu sai qual’è il momento migliore.