Il diabete gestazionale: cos’è e come si cura

diabete gestazionaleIntorno alla 26° settimana di gravidanza nel caso in cui si dovesse presentare un elevato valore di glicemia potreste essere sottoposte al Test di Carpenter (chiamato anche Mini-Curva da carico di glucosio): questo per valutare se avete sviluppato o meno il diabete gestazionale.

In caso di risposta affermativa immagino che la vostra reazione sarà, comprensibilmente, di panico: se nei 9 mesi di gravidanza accade, come in questo caso, qualcosa di non preventivato comincerete a preoccuparvi in misura maggiore sia della salute vostra che di quella della creatura che portate in grembo.

E’ pericoloso il diabete gestazionale?

Quello che posso dirvi è che il diabete gestazionale diagnosticato prevententivamente non dovrebbe dare luogo a conseguenze particolari, alle volte può accadere che il feto possa soffrire di macrosomia e cioè che sia più pesante del normale; bisogna inoltre ricordare che si tratta di una patologia molto frequente nelle donne in gravidanza.

La guida della gravidanza: 24esima settimana

24-settimane-gravidanzaLA VENTIQUATTRESIMA SETTIMANA DI GRAVIDANZA

Quasi non sembra possibile ma fra poco tempo il secondo trimestre di gravidanza sarà finito e ti troverai ad affrontare gli ultimi tre mesi, i più lunghi e faticosi. Per questo motivo il consiglio è di fare una bella scorta di energie in queste settimane, affronta le faccende più faticose ora che ancora ti senti in forma e lasciati le cose più leggere per il termine della gravidanza.

Hai già scelto se partorire in ospedale oppure in una clinica privata? Se hai una assicurazione sanitaria probabilmente sarai più orientata vero la seconda scelta. Certo è che partorire in ospedale fornisce maggiori sicurezze per la tua salute e quella di tuo figlio, dunque una decisione giusta potrebbe essere quella di partorire in ospedale con la formula dell’intra moenia, cioè in struttura pubblica ma con erogazione privata del servizio.

I neonati piangono con l’accento della madre

pianto-neonato-2Durante la guida delle settimane ti abbiamo più volte parlato del fatto che a partire dalla metà della gravidanza e soprattutto nel terzo trimestre il tuo bambino è in grado di ascoltare, memorizzare e riconoscere la tua voce e quella di tuo marito. Ora c’è una nuova ricerca che arriva a confermare questo dato, secondo quanto rivelato da uno studio condotto dai ricercatori della University of Würzburg e pubblicato sulla rivista Current Biology, infatti, il pianto dei neonati ha le inflessioni della lingua parlata da mamma e papà, e questo perché il bimbo assimila e apprende la cadenza e l’intonazione delle voci che sente mentre si trova ancora nell’utero della madre, nell’ultimo trimestre di gravidanza.

Cerchiaggio in gravidanza: quando farlo e perchè

cerchiaggio

Il cerchiaggio è un lieve intervento chirurgico che si effettua se, durante la gravidanza, ci sono segnali di incontinenza cervicale, ovvero se il collo dell’utero inizia a dilatarsi troppo in anticipo rispetto alla data del parto. Il collo dell’utero non deve dilatarsi eccessivamente prima del momento presunto per il parto, perché altrimenti ci potrebbe essere il rischio di un parto pre-termine o di un aborto spontaneo.

Generalmente, questa complicazione si manifesta quando il canale cervicale è troppo debole per sopportare il peso di ciò che contiene l’utero, vale a dire: feto, liquido amniotico, placenta e altri annessi fetali; ciò non si verifica mai prima del secondo trimestre di gravidanza, perché prima di allora il contenuto dell’utero è ancora troppo leggero per creare dei problemi al canale cervicale.

Ma perché questo può accadere? I fattori dell’incontinenza cervicale sono diversi: un’anomalia congenita, un’alterazione causata da un intervento precedente, come un parto gemellare o traumatico. Per evitare che questa debolezza del canale cervicale crei ulteriori problemi, viene effettuato il cerchiaggio, che consiste nell’applicazione di un nastro che viene stretto intorno al collo dell’utero, e che verrà rimosso alcun settimane prima della data prevista per il parto.

Sei in travaglio? Ecco cosa fare

travaglioCon l’avvicinarsi del termine del parto probabilmente (e anche comprensibilmente) la vostra ansia aumenterà. Anzitutto bisogna ricordare che non è possibile stilare una “tabella di marcia” universalmente valida per tutte le donne; il travaglio può infatti iniziare anche due settimana prima della data presunta di parto e/o ritardare di dieci giorni. Quali sono i segnali che possono farvi capire che il momento si sta avvicinando? La perdita del tappo mucoso (che non è dolorosa) e che ha delle striature di sangue ma anche vomito e doloretti che coinvolgono la parte bassa della schiena.

A molte donne, all’inizio del travaglio viene suggerito di restare in casa; questo perché si spera che la futura mamma riesca a rilassarsi un po’. Oramai siete in dirittura d’arrivo e quindi immagino i vostri pensieri saranno tutti proiettati a quando finalmente potrete stringere a voi il vostro bambino; idee, riflessioni e domande cominceranno a susseguirsi in maniera sempre più rapida. Mai come in questi momenti dovrete cercare di restare calme.

La dieta della mamma durante l’allattamento

Breastfeeding of newborn baby

Durante l’allattamento non è necessario che la neo-mamma segua una dieta particolare anche se è più importante che mai che la sua alimentazione sia sana ed equilibrata. I pasti devono quindi essere regolari e non devono mai mancare nel corso della giornata pasta, pane, carne, pesce, latticini e, soprattutto frutta e verdura.

Utile anche bere almeno due litri di acqua al giorno e ridurre considerevolmente il consumo di caffè, tè, cioccolata e alcolici. Sicuramente avrete già sentito dire che i cibi dal gusto più deciso come aglio, cipolla, asparagi, carciofi e spezie possono influire sul sapore del latte materno. Questo è vero, ma non significa che questi alimenti debbano necessariamente essere eliminati dalla dieta della mamma che allatta; ciò dipende soprattutto dalla reazione del vostro bambino: se non si mostra infastidito continuate a mangiarli.

La guida della gravidanza: 23esima settimana

23-SETTIMANE-GRAVIDANZALA VENTITREESIMA SETTIMANA DI GRAVIDANZA

Siamo alla ventitreesima settimana ed è giunto il momento di pensare come preparare la tua casa per l’arrivo del tuo bambino. La sua camera è da mettere a posto? Devi chiamare un pittore per dare una mano di colore? Potresti iniziare a vedere qualche catalogo di camerette, molte ditte ti danno la possibilità di acquistare coordinati molto carini fatti da lettino, armadio e fasciatoio.

Hai pensato se conservare le cellule staminali del suo cordone ombelicale? Questa procedura è ormai molto diffusa ma ha una tempistica particolarmente lunga dunque è bene che ti informi sulle banche estere che possono ricevere il sangue cordonale di tuo figlio. Una volta scelta la struttura contattala subito in modo di non trovarti al giorno del parto che non hai completato tutte le pratiche.

Il monitoraggio fetale

monitoraggio-fetaleSei quasi arrivata al termine della gravidanza e il ginecologo ti ha prescritto una serie di monitoraggi da eseguire ogni sette giorni a partire dalla 36esima settimana. Il monitoraggio è uno strumento importante per valutare il benessere del tuo bambino, è semplice da fare e non ha nessun tipo di controindicazione. Anche chiamato cardiotocografia, il monitoraggio controlla attraverso gli ultrasuoni il battito fetale e le sue variazioni in corrispondenza di eventuali contrazioni uterine.

Quando andrai ad eseguirlo ti faranno sedere in poltrona oppure ti faranno sdraiare su di un lettino e ti collegheranno al macchinario che è composto da due fasce elastiche e due trasduttori, uno serve a rilevare il battito cardiaco, e verrà collocato nel punto dove troveranno la migliore percezione del battito del feto: registrerà le variazioni delle pulsazioni e le trasmetterà all’apparecchio, che le riporterà su una striscia di carta. Il secondo strumento è un misuratore meccanico delle contrazioni uterine, che ti verrà posizionato in corrispondenza del fondo dell’utero: quando questo si contrarrà, effettuerà una pressione sul rilevatore, che la trasmetterà all’apparecchio quindi sulla striscia di carta.

Acido folico e gravidanza: una nuova ricerca

acido folico in gravidanzaSappiamo bene (e ne abbiamo parlato anche qui all’interno di Tutto Mamma) quanto sia importante per una futura mamma assumere durante il periodo della gravidanza lacido folico in modo particolare se si assumono particolari farmaci, come ad esempio quelli antiepilettici (ma non solo).

Restando proprio in tema acido folico, vogliamo rendervi partecipi dei risultati di una ricerca compiuta dall’Università di Adelaide, in Australia e pubblicata all’interno dell’ American Journal of Epidemiology. E’emerso che le mamme che avevano assunto supplementi di acido folico durante la tarda gravidanza incorrevano in un rischio maggiore del 26% di avere figli che soffrivano di asma allergico durante i primi anni di vita; per arrivare a questa conclusione hanno preso in esame 500 mamme, analizzando le loro abitudini alimentari, il vizio del fumo, gli stili di vita e, appunto l’assunzione di acido folico.

Diventare papà: un arduo ma bellissimo ruolo

papà e neonatoQuando parliamo di gravidanza dovremmo prendere in considerazione anche il ruolo del papà; proprio così, anche la vita dei maschietti (anche se non nello stesso modo di quella delle mamme) con l’arrivo di un bambino viene stravolta. Anche quello del padre è un ruolo estremamente delicato ed importante e se non si è pronti si corre il rischio di arrivare impreparati. Ansia, crisi, timore di non essere all’altezza di questo compito: tutti stati d’animo che un futuro papà può trovarsi ad affrontare.

Non penso esistano manuali (almeno secondo me) sul perfetto papà; ogni situazione è diversa dalle altre. Ecco perché non si dovrebbero stabilire delle regole generali.  Possiamo ad esempio trovare uomini che nel corso della gravidanza tendono ad allontanarsi dalla compagna con la conseguenza che la mamma si ritroverà (erroneamente) a pensare che questo voglia dire che il papà non è più interessato a lei e al bambino. La donna dovrebbe invece capire che mentre lei vive in prima persona la gravidanza e giorno dopo giorno sente crescere una nuova vita, lo stesso non può dirsi per i papà che potrebbero anche sentirsi emarginati.
Credo che come accade per altre situazioni di coppia il dialogo è fondamentale e molto spesso può rivelarsi una soluzione scaccia pensieri.

La guida della gravidanza: 22esima settimana

22weekspregnantLA VENTIDUESIMA SETTIMANA DI GRAVIDANZA

Come ti senti in questo periodo? Sicuramente dal punto di vista fisico sei al meglio della forma visto che a furor di popolo il secondo trimestre di gravidanza è il più bello da vivere. Psicologicamente alternerai momenti di entusiasmo a momenti di ansia dovuta agli aspetti della gravidanza che non sei in grado di controllare, questo è normale ma è consigliato che tu condivida con il tuo compagno questi timori e se non riesci a tranquillizzarti parlane con la tua ginecologa o la tua ostetrica.

Hai già iniziato a comprare qualche vestitino per il tuo cucciolo? Calcola che nei primi mesi la sua crescita sarà vorticosa e che si sporcherà spessissimo, dunque il consiglio è quello di comprare molte cose a poco prezzo, soprattutto tutine intere e spezzate, body, calzini e se nasce d’inverno delle coperte pesanti.

Influenza A, il vaccino e i bambini: il punto della situazione

vaccino-influenza-A-per-i-bambiniVirus H1N1, influenza A, Suina. Tanti nomi e un unico comune denominatore: pandemia. Ormai molte città del nostro paese sono ufficialmente entrate, a dispetto delle previsioni che la volevano a dicembre, nella fase di picco di diffusione. E la fascia di popolazione maggiormente colpita è quella dei bambini, soprattutto sopra i 5 anni, gli asili sono svuotati, i medici di base non sanno come fronteggiare un afflusso massiccio e soprattutto l’industria delle notizie sta cavalcando l’onda di panico a volte proponendo a volte sconsigliando il vaccino contro l’influenza A.

Ma cosa sta veramente accadendo? Perché c’è così poca chiarezza e le comunicazioni che arrivano dal Ministero della Salute circa la necessità di vaccinare i bambini contro l’influenza A sono diametralmente opposte alle indicazioni dei pediatri di base e dei medici in generale che invece la sconsigliano?

La nascita del secondo figlio, consigli per rendere felice il primogenito

nascita del fratellino

Appena ieri vi abbiamo parlato di quanto sia “sconvolgente” per la donna e per la coppia la nascita del primo figlio. Cosa succede invece quando nasce il secondogenito? La nascita di un fratellino, o di una sorellina, comporta un’ulteriore rivoluzione dell’equilibrio familiare già felicemente consolidatosi nella triade. Se da un lato si moltiplicano gli impegni domestici di mamma e papà, che devono dividersi fra le esigenze di entrambi i pargoli, dall’altro sorge anche la necessità di creare fra il primo nato e il nuovo arrivato un rapporto di complicità e affetto. Come fare?

Anzitutto, preparate sempre il piccolo all’arrivo di un fratellino già durante la gravidanza, periodo durante il quale sarà bene renderlo partecipe (per quanto possibile!) di tutte le attività legate all’accoglimento di un neonato: se è abbastanza grande ad esempio potete chiedergli di aiutarvi a scegliere il nome, il corredino e così via. Fondamentale anche il momento della nascita, quello in cui la mamma sarà lontana per alcuni giorni e il piccolo passerà del tempo da solo con il suo papà; sarà compito di quest’ultimo rendere speciali questi momenti (perchè ad esempio non preparare insieme una sorpresa per la mamma?).

Tocofobia, ovvero la paura del parto

tocofobia

La paura del parto, ovvero la tocofobia, è un sentimento comune e molto normale nelle donne, sia nelle primipare sia in quelle che hanno già dei figli, perché ogni parto è una storia a sé e non si possono fare confronti. In particolare, se nel primo parto ci sono stati dei problemi, la donna vive con maggiore preoccupazione quelli successivi, ma non solo: basta un piccolo allarme, anche insignificante, a creare ansie e paure nella gestante.

Pur essendo comprensibile, la paura non aiuta ad affrontare questo delicato momento, anzi, neutralizza la possibilità di analizzare lucidamente l’evento. Cosa fare allora? Alcuni esperti sostengono che il miglior modo per superare una paura è affrontarla; questo è senz’altro vero in alcuni casi, ma, fermo restando che non tutte le persone riescono ad affrontare direttamente una cosa che le spaventa, bisogna considerare che la paura del parto non è una fobia qualunque.

Di questa scuola di pensiero si possono, però, cogliere alcuni suggerimenti, primo fra tutti quello di non negare la propria paura e di condividerla con le persone che possono partecipare a questo evento, dal partner ai famigliari, passando per i medici e l’ostetrica, e cercare di capirlo, magari frequentando un corso pre-parto.