Parlare da subito in modo chiaro ai bambini

parlare ai neonati

Voi mamme parlate chiaramente ai (non con perché sto parlando di neonati che non sono ancora in grado di esprimersi) ai vostri figli oppure quando li tenete in braccio preferite optare per dei gridolini che non hanno un senso compiuto? Se appartenete a questa seconda categoria forse dovreste modificare il vostro comportamento ed il perché è presto detto.

Secondo i risultati di uno studio compiuto dalla Nortwestern University, nell’Illinois i bambini sono più intelligente se si parla loro sin dalle prime fasi di vita usando parole e frasi “vere”; questo tipo di interazione potenzia le loro capacità cognitive, migliorando lo sviluppo cerebrale. Per arrivare a questo risultato i ricercatori hanno esaminato 50 bambini di tre mesi a cui sono state mostrate alcune immagini raffiguranti dei pesci, accompagnati dalla parola “pesce” appunto oppure da segnali acustici.

Combattere l’obesità infantile sin dalla nascita

combattere l'obesità infantile sin dalla nascitaQualche giorno fa ho parlando con una ragazza ho capito che la strada per far capire che un bambino per stare in salute non deve assolutamente essere paffuto è ancora molto lunga: pensate che era molto preoccupata a causa del peso alla nascita di suo figlio, 2,3 kg. Ora, qualche domenica fa vi ho parlato di quel bambino che a soli 2 anni pesa ben 40 kg, vi ho già parlato dell’aumento dell’obesità infantile e oggi voglio farlo di nuovo perché forse qualcosa almeno in America sembra si stia muovendo.

Il New York Times ricorda come l’obesità riguardi ben un bambino si dieci sotto i 2 anni di età: per questo è prioritario agire al più presto. E non posso che essere d’accordo con quanto affermato dal dottor Matthew Gillman, docente all’Università di Harvard (che avverte anche come la prevenzione nelle scuole sia un’azione tardiva):

Scordiamoci i bambini paffutelli con le fossette. Bisogna cancellare dall’immaginario collettivo l`idea che un bambino in carne è un bambino sano, mentre uno che piange cerca di dire che ha fame

Il bambino ha il frenulo linguale corto, cosa fare?

frenulo linguale cortoIl frenulo linguale è una piccola porzione di tessuto elastico che si trova sotto la lingua e la unisce al basamento della cavità orale. In alcuni bambini questa membrana non si sviluppa in maniera adeguata e può presentare, sin dalla nascita, alcune malformazioni che causano problemi di mobilità della lingua stessa che viene trattenuta verso l’interno.

In caso di frenulo linguale corto quando il bambino cerca di tirare fuori la lingua, questa assume una caratteristica forma a cuore e talvolta non riesce ad oltrepassare il bordo gengivale. Nei casi più gravi possono essere presenti difficoltà di linguaggio e di masticazione del cibo oltre che delle anomalie nella distanza tra i denti (il cosiddetto diastema anomalo).

Nuovo trattamento contro la dermatite atopica

nuovo trattamento dermatite atopica

Tempo fa avevamo parlato della dermatite atopica, una malattia infiammatoria della pelle, non contagiosa, ma molto frequente in età pediatrica, descrivendone sintomi ed effetti. Oggi ritorniamo a parlarne perché ci sono novità sul trattamento di questa malattia: pare infatti che per la prima volta si potrà intervenire anche nella fase di remissione della malattia e non soltanto in quella acuta. Questo sarà possibile grazie alla nuova indicazione terapeutica per tacrolimus unguento approvata dall’Emea, l’agenzia europea per i medicinali.

Questo farmaco, che è il “primo inibitore topico della calcineurina per il trattamento di mantenimento dell’eczema contro nuove riacutizzazioni” era già in vendita in Italia dal 2003, ma veniva usato solo nelle fasi acute della malattia; ora, con le nuove indicazioni, è possibile usarlo anche nel trattamento di mantenimento, applicandolo una volta al giorno per due volte alla settimana durante il periodo di remissione della malattia.

Le feci del neonato e del bambino

feci-bambinoOggi mamme facciamo un pò di chiarezza su un argomento come dire… maleodorante… le feci dei nostri bambini, spesso quando stanno male assumono delle consistenze e delle colorazioni che possono destare preoccupazione. Ma partiamo dal principio, cioè chiarendo che ogni età ha le sue feci con delle particolari caratteristiche da tenere a mente per non avere ansie inutili. Solitamente le feci che sono il rifiuto intestinale del processo digestivo sono composte da muco, cellule della mucosa, materiale non digerito e batteri.

Durante i primi giorni di vita del neonato le feci si presentano sotto forma di meconio una sostanza viscosa e appiccicosa formatasi nell’intestino del neonato durante la vita uterina. Successivamente se il piccolo è allattato al seno presenterà delle feci giallo oro semiliquide con dei grumi dello stesso colore mentre se il piccolo è allattato artificialmente le feci possono essere leggermente più scure e decisamente più asciutte con un odore più intenso. Quando verso i cinque mesi inizia lo svezzamento le feci cambiano decisamente e assumo l’aspetto “classico” dei bambini più grandi.

Il bambino ha sbattuto la testa, cosa fare?

bambino che piangePrima o poi ogni mamma deve affrontare la prima caduta del proprio figlio con relativa botta in testa, la prima di mio figlio ancora la ricordo, lui era in giro per casa e aveva all’incirca 11 mesi, io ero seduta per terra a tenerlo d’occhio assieme a mio marito, in una frazione di secondo il piccolo teppista si è avvicinato alla sua altalena della Fisher Price ed invece di salirci come dire “di sedere” si è messo in ginocchio, l’altalena lo ha praticamente catapultato sul parquet dove lui è atterrato di testa.

Non smetteva mai di piangere e immediatamente gli era venuto un bozzo in fronte enorme. Tantissima paura ma per fortuna nessuna conseguenza perché come dicono i pediatri le ossa dei bambini sono forti ma soprattutto elastiche. Ma come dobbiamo comportarci noi mamme quande nostro figlio sbatte la testa? Se il bambino piange molto ma poi ricomincia a fare ciò che stava facendo è evidente che sta bene e che non c’è problema, basterà mettere del ghiaccio sulla parte per evitare che si gonfi eccessivamente e avere la premura di non farlo addormentare almeno per una mezz’ora dopo l’urto.

Il pianto del bambino, ciascuna mamma impara a capirlo

pianto del bambino

Il pianto è per il bambino molto piccolo un vero e proprio mezzo di comunicazione; mentre nei primi mesi di vita questo però non è intenzionale e, potremmo dire, serve al bambino per segnalare alle proprie figure di accudimento condizioni fisiologiche come fame, dolore, freddo, caldo o disagio (ad esempio perchè è sporco o bagnato) man mano che cresce il piccolo impara a usarlo in maniera sempre più mirata per attirare su di se l’attenzione di chi si prende cura di lui e ottenere un preciso risultato.

Alcune ricerche hanno poi evidenziato, ma molte mamme se ne erano già accorte, che il pianto del bambino assume caratteristiche differenti a seconda delle cause che lo determinano; naturalmente molte di queste sono rilevabili soltanto attraverso appositi strumenti, ma gli studi in questione, uniti, ci permettiamo di aggiungere, appunto all’esperienza di ciascuna madre, hanno permesso di giungere ad alcune indicazioni di massima utili nel quotidiano.

La prima stanza al mondo per i “bambini farfalla” è all’Ospedale Bambino Gesù di Roma

bambini farfalla

Finalmente è stata inaugurata a Roma, presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, la prima struttura al mondo pensata per accogliere i fragili “bambini farfalla”, ovvero i piccoli affetti da Epidermolisi Bollosa Ereditaria, un termine con il quale si indicano un gruppo di rare malattie genetiche fortemente invalidanti.

Questa malattia, che in Italia colpisce circa 1.100 persone e nel mondo addirittura 500mila, consiste in un’estrema fragilità della pelle e delle mucose con la comparsa di bolle in seguito a qualsiasi trauma, anche piccolissimo; i danni possono estendersi anche ad altri organi provocando delle gravi disfunzioni che oltre ad essere invalidanti, possono addirittura risultare mortali, soprattutto in età neonatale o giovanile.

Il fumo passivo in gravidanza

fumo passivo in gravidanza

Che in gravidanza non si deve assolutamente fumare credo sia assodato per tutti. Ne sono ben consapevoli moltissime future mamme (non tutte purtroppo, ma moltissime) che seppure forti fumatrici mettono da parte sigarette e accendino almeno per tutta la durata di gravidanza e allattamento. Peccato però che tutti i loro sforzi per tutelare la salute del bimbo che verrà siano vanificati, insieme a quelli delle future mamme che non hanno mai fumato, da chi continua imperterrito a fumare vicino a loro o negli ambienti da loro frequentati.

Inalare fumo passivo durante la gravidanza infatti non solo può causare una scarsa ossigenazione del feto compromettendone lo sviluppo generale (esattamente come avverrebbe se la mamma fumasse), ma espone il bambino a un rischio maggiore di incorrere nel disturbo dell’attenzione e dell’iperattività. Questo secondo i dati di  una ricerca dell’Università di Washington, che ha preso in esame un campione di 304 bambini e ragazzi dai 7 ai 15 anni, le cui madri erano state esposte a fumo passivo in gravidanza.

La Sindrome della Couvade

sindrome della couvade

Gli esperti l’hanno definita Sindrome della Couvade, ma dietro ad un nome così particolare si nasconde un comportamento simile a molti uomini che li porta, durante la gestazione della loro compagna, ad avvertire i sintomi e i malesseri, proprio come se fossero loro a vivere in prima persona la gravidanza.

Uno studio dell’Università neozelandese di Waikatoha, condotto dalla Dottoressa Irene Lichtwark, ha scoperto come, spesso, gli uomini durante la gestazione della propria partner soffrano degli stessi disturbi, ovvero quelli tipici della gravidanza quali nausea, vomito, voglie e dolori addominali.

Problemi di memoria in gravidanza? La causa è degli ormoni

perdita di memoria in gravidanza causata da ormoniA quanto sembra durante il periodo della gravidanza le future mamme possono essere un po’ più smemorate del solito e la “colpa” pare sia da attribuire agli ormoni sessuali che nei nove mesi di gestazione impazziscono.

Questo almeno è quanto sostenuto da alcuni scienziati dell’Università di Bradford (Uk) che hanno esaminato 23 donne in gravidanza mettendole a confronto con altre 24 non in gravidanza; questo allo scopo di verificare la memoria di tipo spaziale (quella che tanto per intenderci dovrebbe farci ricordare dive abbiamo appoggiato le chiavi di casa).

A queste partecipanti è stato distribuito un questionario su cui appuntare per poter essere valutato in seguito lo stato dell’umore ed i livelli d’ansia; contemporaneamente sono stati esaminati anche i livelli ormonali. Ed al termine i risultati sono stati raffrontati con quelli delle donne non incinte.

Oppio durante il parto: la risposta della Società Italiana di Anestesia

oppio-parto-epiduraleQualche giorno fa vi ho riportato una interessante notizia pubblicata dal Corriere della Sera riguardo l’uso di un oppiaceo in sala parto da usare in sostituzione dell’epidurale nelle donne con problemi di coagulazione. Sembra che nella comunità scientifica ci sia stato un grosso fermento attorno a questa notizia e che la Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva abbia ritenuto opportuno scrivere un comunicato per chiarire la sua posizione in merito a questo tema. Ovviamente mi sembra doveroso riportare la risosta nella sua interezza vista la delicatezza del tema ed anche la sua rilevanza per tutte le mamme che hanno magari intravisto nella notizia una possibilità nuova rispetto all’analgesia nel parto.

Fumo passivo, quanto è nocivo per i bambini

fumo paasivo nei bambini

Secondo la definizione del Ministero della Salute si può parlare di fumo passivo quando una persona respira involontariamente il fumo di tabacco consumato da altri; questo tipo di esalazioni nocive rappresenta uno dei principali agenti inquinanti degli ambienti chiusi e contiene diverse migliaia di sostanze chimiche irritanti e/o cancerogene.

Purtroppo fra le vittime del fumo passivo troviamo soprattutto i bambini; questi infatti quando uno o entrambi i genitori fumano respirano essi stessi il fumo di sigaretta; questo vale, non solo quando si fuma in loro presenza, ma anche, come vi ha già raccontato Micol nel suo post sul fumo di “terza mano”, anche quando i piccoli frequentano degli ambienti in cui si fuma solo quando sono assenti a causa delle altrettanto nocive particelle combuste che rimangono intrappolate nei tessuti. Ragione per cui anche questo può definirsi a buon diritto fumo passivo.

Depressione post partum: si può combattere con esercizio fisico

l'esercizio fisico combatte la depressione post partum

Torniamo nuovamente a parlare di depressione post partum, un disturbo che si calcola colpisca il 13% delle neomamme e che se trascurato può purtroppo portare anche a terribili gesti.

A quanto sembra un gruppo di ricercatori dell’Università di Melbourne sarebbero arrivati alla conclusione che con un po’ di esercizio fisico e colloqui con esperti la depressione post partum si possa evitare. Per arrivare a questo risultato hanno esaminato 161 pazienti; li hanno divisi in tre gruppi. Dopo il parto 62 hanno fatto esercizi fisici con il bambino per circa un’ora e mezz’ora di educazione parentale con una terapista per due mesi; a 73 pazienti invece hanno consegnato della documentazione cartacea su quegli stessi argomenti mentre 26 non hanno ricevuto nulla.