Vacanze finite, e adesso che si fa?

Il periodo di vacanza al mare che mi sono concessa insieme a mio figlio è terminato già da qualche giorno e il rientro, oltre alle incombenze legate al riordino di ciò furono i nostri nutriti bagagli, mi ha posta dinnanzi a un interrogativo agghiacciante:“E adesso che si fa?”. Infatti ho dovuto subito riprendere i miei impegni lavorativi, e il piccolo, che trascorre tutte le proprie giornate a casa, spesso con me che rimango per ore davanti al computer, sembra annoiarsi tremendamente.

L’asilo nido, giustamente, ha chiuso i battenti e io cerco di dividermi fra i miei impegni di madre lavoratrice e casalinga come posso, ma mi rimane il cruccio di non saper proprio come intrattenere un bambino di tre anni abituato a strare con i coetanei e con educatrici piene di iniziative e idee, fermo restando che non sono una madre a cui piace l’idea che il proprio bambino passi ore ed ore davanti alla televisione.

Bambini coccolati, da grandi adulti sereni

I bambini, si sa, amano molto il contatto con la mamma. Attraverso il contatto fisico, infatti, il bambino si sente sicuro e protetto e prende consapevolezza dell’altro. Le coccole, quindi, sono un’aspetto fondamentale per il corretto sviluppo psico-fisico del bambino: lo rassicurano, lo tranquillizzano, lo fanno sentire amato e protetto, etc. Ma non solo. Le coccole della mamma aiutano i bambini a diventare adulti sereni e felici. Ad affermarlo è una ricerca scientifica condotta dalla Duke University, nel North Carolina (USA). Secondo gli scienziati americani, i bambini che ricevono dimostrazioni d’affetto hanno maggiori probabilità di diventare adulti sereni ed equilibrati emotivamente. Nello specifico, l’equipe di ricercatori, guidata dalla dottoressa Joanna Maselko, ha preso in osservazione un gruppo di 482 bambini di 8 mesi con le loro mamme, concentrando l’attenzione sul tipo di relazione affettiva tra madri e figli.

Il box: un amico per mamme e bambini

Sarà capitato a tutte le mamme di dover svolgere alcune faccende domestiche con il proprio bambino in braccio che non voleva saperne di dormire o di rimanere tranquillo nel passeggino. Un alleato molto prezioso in questi casi è il box. Il box è un accessorio davvero utile che consente al bambino di avere uno spazio sicuro e protetto in cui stare da solo e giocare in piena tranquillità. Nel box, infatti, il bambino è sereno, ha con se i suoi giocattoli ben selezionati dalla mamma e non può uscire da solo senza l’aiuto dei genitori. Questo permette a mamma e papà di svolgere tutte quelle attività che non consentono di seguire costantemente il proprio bambino. Il box, inoltre, è molto utile anche per il bimbo che vi impara a gattonare, ad alzarsi in piedi solo, a parare le cadute con le braccia, ad arrampicarsi e, perchè no, a fare i primi passi. Non bisogna, però, abusarne: il box non deve diventare una prigione dove i genitori rinchiudono il proprio bebè troppo spesso o troppo a lungo. Il bambino, infatti, deve essere lasciato anche libero di esplorare l’ambiente circostante per favorire il suo corretto sviluppo psico-motorio.

Perchè non riesco a togliere il pannolino a mio figlio?

Il mio piccolo ometto compirà tre anni fra pochi giorni ed è finalmente arrivato anche per lui (noi) il momento di togliere il pannolino. Sono sempre più numerosi infatti gli amici e i parenti che notando il suo sederino rigonfio mi guardano con aria stupita canzonando, allo stesso tempo e bonariamente, mio figlio: “Ma come! Ancora con il pannolino?”. Non vi nascondo, care amiche, che in queste circostanze il mio imbarazzo è notevole; non che io pensi di essere in ritardo rispetto a questa fondamentale tappa dello sviluppo ma devo ammettere che per me l’attraversarla si sta rivelando più difficile del previsto.

I tentativi che ho condotto finora infatti sono stati a dir poco timidi e con i miei blandi inviti a ricorrere all’uso del water non ho ottenuto altro che pipì e popò sparse per tutta la casa al punto da rimpiangere i giorni in cui il mio ormai vecchio cane era cucciolo. Inoltre non riesco a resistere che poche ore prima di rimettergli il pannolino ricorrendo a mille stupidi pretesti, alcuni dei quali decisamente risibili come il timore che si faccia male al pisellino cadendo (!) o di forzare la mano ignorando le sue esigenze (e se fosse ancora presto per lui?).

Troppa palestra, un potenziale rischio per la fertilità femminile

Tutte le donne amano sentirsi in forma e mantenere il proprio corpo tonico e bello. La palestra, in questi casi, è un ottimo alleato e molte donne vi passano diverse ore sia per allenare il proprio fisico che per allentare le tensioni e scaricare le ansie. Tra i numerosi benefici dell’attività fisica si nascondono alcune insidie soprattutto per le donne che cercano una gravidanza. Praticare molto esercizio fisico, infatti, influirebbe negativamente sulla possibilità di concepire un bambino. A sostenerlo è uno studio scientifico condotto dalla Norwegian University of Science and Technology. I ricercatori norvegesi affermano che nelle donne che fanno molta attività fisica, sopratutto quelle più giovani, il rischio di infertilità aumenta di ben tre volte.

Bambini, contro l’obesità una buona lettura

L’obesità, negli ultimi anni, è diventata un problema in costante crescita anche tra i bambini più piccoli. Per combatterla e prevenirla sono utili, si sa, una dieta sana ed equilibrata e una regolare attività fisica. Quello che non tutti sanno, però, è che anche una buona lettura, nonostante sia un’attività sedentaria, può essere d’aiuto a chi ha problemi di peso, soprattutto se si tratta di bambini. Ad affermarlo è uno studio condotto dal dipartimento di pediatria dell’Università di Duke, nel North Carolina (USA). Nello specifico, i ricercatori americani hanno preso in osservazione diverse bambine in sovrappeso di età compresa tra i 9 e i 13 anni che sono state divise in vari gruppi. Al primo gruppo di bambine gli scienziati hanno dato da leggere un libro che trattava di alimentazione, di sport e raccontava la storia di una bambina in sovrappeso che dopo essere tornata in forma riacquistava serenità, benessere ed autostima.

Gravidanza, la capacità di capire le persone e di percepire minacce e bugie

La gravidanza, si sa, è un momento davvero molto delicato nella vita di una donna. Gli ormoni sono in piena tempesta e questo influenza moltissimi aspetti della quotidianità della futura mamma. I cambiamenti dei livelli ormonali, tipici della gravidanza, possono causare, ad esempio, nella donna sbalzi di umore ed estrema sensibilità. Le donne in dolce attesa, infatti, appaiono spesso sensibili e dotate di un sesto senso molto sviluppato che le rende delle sensitive in grado di capire le persone che hanno intorno e di riconoscere facilmente bugie e minacce. Studi scientifici hanno dimostrato che elevati livelli di progesterone aumentano la capacità di percepire le espressioni dei volti delle persone, soprattutto quelle di paura, ribrezzo o di altri sentimenti negativi. Secondo alcuni scienziati, a determinare questo acuto sesto senso non sarebbero solo i cambiamenti ormonali ma anche il senso di protezione che le future mamme hanno verso i loro figli e che si fa più forte negli ultimi mesi di gravidanza e, ovviamente, dopo il parto.

Pancioni d’agosto

gravidanza in agosto

Il mio bimbo è venuto al mondo alla fine di Agosto, un sabato mattina che facevano 40 °C. Ad essere sincera i giorni che passai in clinica furono per me di assoluta beatitudine dal momento che, ringraziando il cielo, tutti gli ambienti erano climatizzati, mentre provavo un’immensa compassione per i miei amici e parenti che venivano a trovarmi madidi di sudore e gonfi per l’afa che attanagliava la città ormai da giorni e che non l’avrebbe lasciata per una settimana ancora.

Ma di quell’afa io, appena qualche ora prima, mi ero sentita la vittima numero uno: non bastava il pancione che era cresciuto a dismisura impedendomi di vedere i piedi, la paura del parto ormai prossimo che mi aveva tenuta sveglia ogni notte, i piedi gonfi al punto da rendere necessario un paio di scarpe una misura più grandi, il piccolo che scalpitava prendendo a testate la mia vescica decine di volte all’ora. Anche il caldo afoso doveva arrivare.

Parto, alleviare il dolore con iniezioni d’acqua

Avere paura del parto e soprattutto del dolore è una sensazione che accomuna tutte le donne, sia le primipare che quelle che hanno avuto già dei bambini. E’ del tutto normale e comprensibile, infatti, per una gestante essere preoccupata e ansiosa per la delicata situazione che deve affrontare. Molto spesso, però, la paura del dolore interferisce negativamente sulla serena e corretta riuscita del parto. La paura, infatti, può portare la donna durante il parto ad essere tesa e a contrarre i muscoli causando dolore e lacerazioni. E’ importante, quindi, che la donna sia il più serena e tranquilla possibile e preparata per affrontare al meglio il dolore e il parto. Per alleviare i dolori del parto molte donne scelgono di subire un cesareo o di ricorrere all’epidurale. Una soluzione alternativa a questi metodi e ai farmaci per contrastare il dolore nelle partorienti arriva dall’ospedale Mater Mothers di Brisbane nel Queensland, in Australia. Si tratta di semplici iniezioni di acqua sterile da somministrare durante il parto e che sono in grado di calmere il dolore immediatamente.

Autismo: i primi segnali nel pianto dei neonati

Il pianto è il principale strumento con cui il neonato comunica con il mondo esterno. Con i vagiti, il lattante manifesta i propri bisogni e cerca di attirare su di se le attenzioni dei genitori e delle persone che gli stanno intorno. Dal pianto dei neonati, quindi, una mamma può capire, ad esempio, quando il bambino ha fame, ha sonno, quando deve essere cambiato o quando ha dei fastidi. I vagiti, oltre ad esprimere le esigenze del piccolo, sono in grado di  trasmettere tutta un’altra serie di informazioni che non sempre possono essere colte dai genitori come, ad esempio, i segni premonitori dell’autismo. Una ricerca scientifica dell’Università del Kansas, negli Stati Uniti, ha evidenziato, infatti, come i primi sintomi dell’autismo possono essere riscontarti già nei primi vagiti emessi dal neonato. Secondo lo studio, condotto dal professore Stephen Warren, ascoltando nei primi mesi di vita il pianto e la voce del neonato attraverso un particolare esame dei suoni, è possibile capire se il bambino svilupperà la malattia. In questo modo, si potrà intervenire tempestivamente con una speciale terapia.

Progetto Ninna-ho, per non abbandonare i neonati

Diventare mamma è, per una donna, un’esperienza unica e meravigliosa. Accade, però, che alcune circostanze negative, come disagi sociali ed economici, minino la gioia della maternità, spingendo la donna a compiere un gesto estremo e disperato come l’abbandono del proprio figlio o, peggio ancora, l’infanticidio. Dietro questi drammi ci sono motivazioni disparate e complesse e donne di ogni nazionalità, età e livello sociale. In Italia, nonostante la normativa vigente consenta ad una donna il diritto di partorire in anonimato e a non riconoscere il proprio bambino, la cronaca è piena di storie di abbandoni e infanticidi. Per cercare di prevenire ed evitare queste situazioni drammatiche, è nato il Progetto Ninna-ho.

Cosa è il progetto Ninna-ho?

Si tratta di un progetto sostenuto dalla Fondazione Francesca Rava e da KPMG Italia con il patrocinio del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali e della Società Italiana di Neonatologia. Ninna-ho si rivolge a tutte le madri, italiane e straniere, che per problemi economici, sociali o psicologici non possono prendersi cura del proprio bambino.

Combattere l’ingorgo mammario con foglie di cavolo

Allattare il proprio bambino al seno è per ogni donna un’esperienza fantastica. Può accadere, però, che a causa di disturbi come irritazioni, fissurazioni o ragadi al seno, l’allattamento diventi un momento di sofferenza per la mamma ma anche per il bambino che incontra difficoltà nella suzione. Uno dei problemi più comuni a cui possono andare incontro le madri che allattano al seno è l’ingorgo mammario. Si tratta di un fastidioso disturbo dovuto ad un’elevata produzione di latte rispetto alla sua suzione dal seno da parte del bambino. L’ingorgo mammario deriva da un inadeguato svuotamento delle mammelle che appaiono tese, gonfie, calde, tumefatte e doloranti. Il disturbo si presenta solitamente all’inizio dell’allattamento quando il seno produce una quantità di colostro maggiore rispetto alle reali necessità del neonato. In linea di massima, gli ingorghi mammari che compaiono 2 o 3 giorni dopo il parto, tendono a risolversi spontaneamente in poco tempo se la mamma riesce comunque ad attaccare il bimbo al seno. Se l’ingorgo mammario è più ostinato è possibile alleviarlo attraverso l’applicazione sul seno di foglie di cavolo.

Piscine gonfiabili per bambini

piscine gonfiabili

Estate è sinonimo di sole, mare e divertimento. Non tutti però, a causa di svariati motivi, possono portare i propri figli al mare o rimanerci a lungo. Una buona soluzione, in questi casi, per proteggere i bambini dal caldo torrido e farli divertire è rappresentata dalle piscine gonfiabili. Sono, infatti, l’ideale per intrattenere i bambini, anche quelli più piccoli, permettendo ai genitori di tenerli sott’occhio senza troppi sforzi. Le piscine gonfiabili adatte ai bambini hanno dimensioni ridotte e la quantità d’acqua in esse contenuta è sicura e sufficiente a far divertire i bambini. Le piscine gonfiabili permettono al bimbo di ristabilire il giusto contatto con i liquidi e favoriscono l’acquaticità in piena sicurezza. Sono facili da trasportare e da gonfiare, occupano poco spazio e possono essere posizionate in giardino, sul terrazzo o anche sulla spiaggia.

Il bambino conosce la matematica sin da piccolo

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Anche se qualcuno (io, ad esempio) non l’avrebbe mai detto, sembra che il genere umano la matematica se la porti dentro. Secondo la maggior parte dei neuroscienziati infatti, leggo su una rivista specializzata, l’uomo possiede un “senso dei numeri” innato e indipendente dal contesto socio-culturale in cui vive. Tali, presunte, doti matematiche si sarebbero evolute nel corso di centinaia di migliaia di anni, conferendo così all’uomo la capacità di dominare sulla natura e sugli altri animali.

A dimostrarlo diversi studi che hanno permesso di rilevare che i bambini sotto l’anno di età sono in grado di valutare quantità da uno a quattro, senza naturalmente conoscere i numeri, indicando istintivamente immagini che ritraggono tre persone mentre vengono fatte ascoltare loro tre voci. Altre ricerche hanno invece evidenziato la capacità del bambino di eseguire semplici operazioni matematiche valutando quanto spazio occupano gli oggetti in base alle loro dimensioni e alla loro quantità. Tutto questo senza che il cucciolo possegga ancora alcun tipo di abilità linguistica.