Le mestruazioni in gravidanza

mestruazioni-in-gravidanzaOrmai sono mesi che ogni giorno parliamo di gravidanza e credo che ormai siamo arrivati alla logica conclusione che ogni gestazione è diversa dall’altra e che nulla è assolutamente prevedibile nei lunghi nove mesi che ci separano dall’abbracciare i nostri frugoletti. Una delle situazioni meno comprensibili per noi donne quando rimaniamo incinte riguarda il cosiddetto falso ciclo, per capirci meglio alle volte accade che il ciclo arrivi regolarmente, magari con un intesità leggermente minore del solito. A me è capitato così con il mio primo figlio, effettivamente avevo tutti i primi sintomi della gravidanza, ma le mestruazioni erano arrivate con la solita precisione, ero assolutamente in preda allo sconforto e ormai avevo messo una pietra sopra al fatto che sarebbe arrivata la cicogna.

Non è vero che in gravidanza si perde la memoria

memoria-gravidanzaNon so voi, ma quando aspettavo i miei due bambini ho avuto la sensazione che il mio cervello fosse andato in tilt, dimenticavo le cose, ero sbadata e sovrappensiero, calcolando che invece in tempi non sospetti la mia concentrazione è sempre stata altissima e la mia memoria mi ha sempre permesso di risparmiare i soldi per le rubriche telefoniche, la cosa mi è sembrata alquanto strana. E la cosa non è cambiata quando sono nati i bambini e la mia memoria ha inevitabilmente perso di smalto. Personalmente ho sempre pensato che ci fosse una relazione tra memoria, gravidanza e maternità, ma una nuova ricerca arriva dall’Australia per sfatare questo mito che, secondo i risultati ottenuti, è assolutamente privo di fondamento. Il British Journal of Psichiatry ha pubblicato questo studio volto ha dimostrare che la gestazione non influisce sul cervello e sulla sua concentrazione e condotto dall’Australian National University.

Nausea in gravidanza: ecco alcuni consigli per stare meglio

nausea in gravidanza

Il disturbo più comune durante la gravidanza è rappresentato dalla nausea, un fastidio che di per sé non è pericoloso ma che spesso impedisce di condurre una gestazione serena. Di solito le nausee sono più forti nel primo trimestre di gravidanza e sono più intense al mattino, anche se queste non sono regole assolute: c’è chi le ha anche durante il giorno e chi ne soffre per tutti i nove mesi.

In ogni caso, pur essendo molto fastidiose per la mamma, non fanno male al bambino, bensì sono semplicemente il segnale del cambiamento ormonale in atto, e a meno di non essere persistenti e associate a vomito continuato, non necessitano di trattamento medico.

L’uso dei farmaci in gravidanza

farmaci in gravidanza

Come avrete sicuramente notato, nei foglietti illustrativi di quasi tutti i farmaci c’è scritto di prestare attenzione all’uso di quel medicinale durante la gravidanza; questo fatto non è casuale, infatti assumendo determinati farmaci potrebbero proporsi effetti collaterali sul feto al quale la medicina arriva attraverso la placenta. 

Se state assumendo dei farmaci per una terapia prolungata e decidete di avere un bambino, chiedete consiglio al vostro medico sulle eventuali controindicazioni, perché, se ci sono dei farmaci che vengono eliminati dall’organismo nel giro di un paio di giorni, ce ne sono alcuni che invece richiedono mesi se non addirittura anni. Il periodo più delicato della gravidanza è quello dei primi tre mesi, durante i quali sarebbe opportuno non assumere farmaci, ma se questo non è possibile, è necessario avvertire il ginecologo.

Per i disturbi lievi come vomito, nausea o stitichezza, è meglio non prendere medicinali, perchè la nocività dei farmaci in gravidanza è legata soprattutto alle dosi e al trattamento per lunghi periodi, e questo vale anche per i comuni antidolorifici e antipiretici, come l’Aspirina o la Novalgina. Anche gli psicofarmaci, compresi sonniferi e tranquillanti, sono pericolosi se assunti in gravidanza, perché sono in grado di passare velocemente la barriera placentare; quindi, anche in questo caso, l’insonnia e l’ansia andrebbero curate in modo non farmacologico.

Tacchi alti: si possono portare in gravidanza?

tacchi alti in gravidanza

Per tutte le donne che amano i tacchi alti, durante la gravidanza si apre un inevitabile interrogativo: fa male portare i tacchi alti in gravidanza? Secondo i medici, il tacco 12 deve essere dimenticato durante i 9 mesi della gestazione perché aument l’incurvatura della colonna vertebrale, aggravano il mal di schiena e peggiorano il gonfiore delle gambe e dei piedi.

Poi c’è il rischio di una caduta, che in gravidanza è particolarmente pericolosa e, inoltre, pare che il bambino possa risentire della stanchezza della mamma aumentata dal peso della pancia e della difficoltà di camminare sui tacchi alti. Dal secondo trimestre in poi il pancione costringe la donna a stare con il bacino in avanti e la schiena all’indietro, costringendo i muscoli a una contrazione che può infiammare le terminazioni nervose, e per questo, è necessario un buon equilibrio che di certo non può essere raggiunto con un tacco alto.

L’insonnia in gravidanza

insonnia in gravidanza

L’insonnia è un disagio piuttosto comune per le future mamme, soprattutto nel corso del terzo trimestre di gravidanza; questo accade da un alto perchè l’imminenza del parto può rendere un po’ ansiosa la gestante, dall’altro perchè il pancione, che si fa giorno dopo giorno sempre più ingombrante, può rendere la permanenza a letto  piuttosto scomoda. Il piccolo inoltre, che ormai è quasi pronto per venire al mondo, comincia a stare un po’ stretto dentro l’utero e a scalciare e muoversi in maniera sempre più energica. A tutto questo vanno poi ad aggiungersi disturbi quali acidità di stomaco, i gonfiori articolari, la necessità di alzarsi per andare in bagno più volte durante la notte e, talvolta, i fastidiosissimi crampi.

La situazione poi si fa ancora più seccante per quelle di noi che non sono abituate a dormire su un fianco: dormire a pancia sotto è impossibile (come avrete notato!), mentre dormire in posizione supina finisce per far “appiattire la pancia” spostandone tutto il peso su utero e intestino. Sembra invece che dormire sul fianco sinistro possa essere d’aiuto perchè permette al piccolo di ricevere agevolmente il sangue e le sostanze nutrienti e garantisce alla mamma un agevole funzionamento dei reni, utile anche a ridurre il gonfiore di piedi e mani.

La sindrome del tunnel carpale in gravidanza

sindrome tunnel carpale in gravidanza

Un disturbo piuttosto comune in gravidanza è la sindrome del tunnel carpale, durante la quale il tendine che va dal polso alla mano si restringe, causando dolore e gonfiore alla mano; il tunnel carpale è quel canale compreso fra ossa, tendini e legamenti, posto nella regione del polso, attraverso il quale tendini e nervi passano dall’avambraccio al palmo e alle dita della mano. I sintomi di questo disturbo dipendono dal grado di compressione del tendine, ma possono comprendere rigidità, formicolio, bruciore e una diminuzione della forza della mano. In linea di massima, i dolori che produce questo disturbo sono più intensi durante la notte.

La sindrome del tunnel carpale si verifica in gravidanza a causa della ritenzione idrica e del gonfiore dovuto al restringimento del tendine, oppure dalla maggiore mobilità delle articolazioni. Questo disturbo è molto fastidioso per la mamma ma non è assolutamente pericoloso per il bambino.

Gli omega 3 in gravidanza

Pregnant woman in kitchen eating a salad smiling

Le ultime ricerche scientifiche hanno evidenziato l’importanza degli acidi grassi omega 3 in gravidanza, sia per la salute della mamma che del bambino. Gli omega 3 sono dei acidi grassi polinsaturi, essenziali per la salute dell’organismo, che però non vengono sintetizzati dal corpo e che, quindi, devono essere introdotti tramite l’alimentazione o mediante l’assunzione di integratori.

Un giusto apporto di omega 3 è utile per mantenere la produzione di prostaglandine, delle sostanze simili agli ormoni che servono a regolare funzioni importanti dell’organismo; in particolare, questi acidi grassi sono molto utili in gravidanza; purtroppo, però, nelle donne in gestazione essi sono piuttosto scarsi perché quelli della madre li usa il feto per lo sviluppo del proprio sistema nervoso; inoltre, dopo il parto, vengono usati per la produzione del latte materno.

I salumi in gravidanza

salumi in gravidanza

Appena ieri vi abbiamo parlato del divieto, prescritto praticamente da tutti i ginecologi alle future madri, di mangiare frutti di mare in gravidanza al fine di evitare il rischio di contrarre patologie che potrebbero nuocere alla salute del nascituro, quali salmonellosi ed epatite A. Oggi torniamo sull’argomento alimentazione in gravidanza per spiegarvi invece perchè è preferibile che le donne in dolce attesa evitino il consumo di alcuni salumi, più precisamente quelli crudi.

Negli ultimi anni è aumentato considerevolmente il numero di ginecologi che raccomandano alle proprie pazieti gravide di non mangiare prosciutto crudo, salame, bresaola e simili; questo perchè il loro consumo espone la mamma al rischio di contrarre la toxoplasmosi, malattia infettiva di per sè innocua, che però può avere gravi conseguenze sulla salute del feto se contratta in gravidanza.

I frutti di mare in gravidanza

frutti di mare gravidanza

Secondo uno studio condotto qualche anno fa dallo statunitense National Institutes of Health di Bethesda e dalla britannica Bristol University, i frutti di mare, grazie al loro elevato contenuto di acidi grassi omega 3, incidono positivamente sullo sviluppo intellettivo del nascituro; in altre parole, se la mamma mangia le cozze in gravidanza il bebè sarà più intelligente.

Peccato però che le condizioni in cui versano i nostri mari rendano questa affermazione, sulla cui fondatezza scientifica non vogliamo nutrire alcun dubbio, quantomeno azzardata: tutti i ginecologi raccomandano infatti alle donne in gravidanza di evitare accuratamente il consumo di cozze, vongole, fasolari, patelle, calamari, seppie e polpi, soprattutto crudi, e questo a prescindere dalle loro indiscutibili proprietà nutritive.

Il motivo di tale divieto ce lo spiega il dottor Ferdinando Carollo, medico ginecologo, intervistato di recente sul nostro blog “Dietaland”:

La gravidanza gemellare

gravidanza gemellare

Oggi parleremo di gravidanza multipla, ovvero di gravidanza gemellare, che, secondo le stime, ha un’incidenza di un caso ogni 90 o 100 gestazioni. In pratica la gravidanza gemellare è un gravidanza normale che però ha bisogno di particolare attenzione perché i feti sono due anziché uno.

In questo tipo di gravidanze, sono molto frequenti i parti pretermine e i bambini con un peso più basso rispetto a quelli che nascono singolarmente, e per questo è importante che durante la gestazione la mamma mantenga uno stile di vitae un’alimentazione il più possibile corrette in modo da garantire la salute di entrambi i piccoli. Ovviamente in questo tipo di gravidanza la gestante acquisterà più peso rispetto a quella che affronta una gravidanza singola, soprattutto nella prima e nell’ultima fase della gestazione.

La gravidanza gemellare può essere monozigote o dizigote; quella monozigote, che è circa il 35% delle gravidanze gemellari avviene perché è stato fecondato un solo ovulo da un solo spermatozoo che forma uno zigote che poi si divide; i gemelli monozigoti sono identici, vale a dire che avranno lo stesso sesso, le stesse caratteristiche fisiche e quindi lo stesso patrimonio genetico.

La pressione bassa in gravidanza

pressione bassa in gravidanza

La pressione bassa è un disturbo che colpisce spesso durante la gravidanza, ma per fortuna non è particolarmente grave, in quanto i sintomi, generalmente, si manifestano con capogiri e senso di stanchezza.

La pressione viene definita bassa, oppure si parla di ipotensione, quando la pressione arteriosa è inferiore ai 110/60 mm Hg; per registrare la pressione si devono sempre misurare due valori: quelli della pressione sistolica, cioè la massima, e quelli della pressione diastolica, ovvero la minima. Soprattutto durante i primi mesi della gravidanza è normale registrare una diminuzione dei valori che oscilla tra i 5 e i 10 punti rispetto a quelli normali.

Per fornire dei numeri di riferimento si può dire che i valori compresi tra 90/140 e 70/120 indicano un perfetto stato di salute della mamma e del feto, mentre possono raggiungere i sintomi dell’ipotensione quando i valori scendono al di sotto di 100/50. I malesseri che compaiono in caso di pressione bassa sono capogiri, perdita del senso dell’orientamento e svenimenti, ma con il progredire della gravidanza andranno attenuandosi, in particolare dalla ventiquattresima settimana in poi, quando i valori della pressione ritorneranno normali.

Gravidanza oltre il termine, che fare?

gravidanza oltre termine

Come ben sapete, la gravidanza dura all’incirca quaranta settimane, ovvero più o meno nove mesi; è tuttavia difficile stabilirne il termine esatto a meno di non conoscere con precisione il momento in cui è avvenuto il concepimento. Il ginecologo stabilisce infatti una data presunta del parto che ha scopo puramente indicativo e spesso i bambini nascono qualche giorno prima o dopo quello indicato.

Se poi il piccolo per nascere attende più di qualche giorno oltre la data presunta questo è spesso per la futura mamma fonte di grande ansia e preoccupazione. In realtà però è piuttosto comune, soprattutto per le primipare, che questo accada; tuttavia il ginecologo, superata la quarantesima settimana di gravidanza, effettua alcuni controlli volti ad assicurarsi che il piccolo stia bene e non risenta della prolungata permanenza dentro al pancione: il monitoraggio, l’ecografia, e l’amnioscopia.

Monitoraggio

Il monitoraggio consiste nella registrazione del battito cardiaco del bambino attraverso il cardiotocografo; allo stesso tempo si rileva l’intensità di eventuali contrazioni uterine. Si tratta di un esame del tutto indolore che si effettua mediante l’applicazione sul pancione di una di fascia collegata ad un apparecchio che traccia il battito cardiaco del bambino.

Il prurito in gravidanza

prurito in gravdanza

Il prurito in gravidanza è una sensazione piuttosto comune che si manifesta soprattutto nei semi, alle estremità e nella zona addominale; la causa è da ricercare nei cambiamenti dovuti alla gestazione, anche se in alcuni casi non esiste un collegamento tra i due fenomeni, e il prurito è dovuto ad allergie o eczemi.

In ogni caso i cambiamenti ormonali legati alla gravidanza  possono aumentare le sensazioni di prurito: basti pensare alla tensione a cui è sottoposta la pelle dell’addome e del seno durante i nove mesi di gestazione, soprattutto nell’ultimo trimestre; a questo va aggiunto anche l’aumento del livello degli estrogeni che acutizza la ritenzione idrica.