Secondo uno studio condotto qualche anno fa dallo statunitense National Institutes of Health di Bethesda e dalla britannica Bristol University, i frutti di mare, grazie al loro elevato contenuto di acidi grassi omega 3, incidono positivamente sullo sviluppo intellettivo del nascituro; in altre parole, se la mamma mangia le cozze in gravidanza il bebè sarà più intelligente.
Peccato però che le condizioni in cui versano i nostri mari rendano questa affermazione, sulla cui fondatezza scientifica non vogliamo nutrire alcun dubbio, quantomeno azzardata: tutti i ginecologi raccomandano infatti alle donne in gravidanza di evitare accuratamente il consumo di cozze, vongole, fasolari, patelle, calamari, seppie e polpi, soprattutto crudi, e questo a prescindere dalle loro indiscutibili proprietà nutritive.
Il motivo di tale divieto ce lo spiega il dottor Ferdinando Carollo, medico ginecologo, intervistato di recente sul nostro blog “Dietaland”:
i bivalve come cozze, ostriche, vongole e fasolari sono organismi filtratori che si nutrono principalmente di fitoplancton e materiale organico e sopravvivono anche in ambienti marini molto inquinati. Per questo motivo il loro consumo in gravidanza espone la futura madre al rischio di contrarre patologie che possono nuocere alla salute del nascituro, come Salmonellosi ed Epatite A.
Mentre, aggiunge il dottor Carollo:
L’unico frutto di mare che è possibile mangiare durante la gravidanza è il riccio. I ricci di mare sono infatti sessili, vivono cioè ancorati alle rocce e prosperano solo in fondali puliti.
A patto però, aggiungiamo noi, che questi siano di provenienza più che sicura.
Meglio quindi eliminare i frutti di mare dalla dieta sia in gravidanza che durante l’allattamento onde evitare di esporre il piccolo a inutili rischi. D’altra parte avrete tutto il tempo per rifarvi: io ricordo ancora con grande piacere la scorpacciata di pasta con le vongole (il mio piatto preferito) che feci non appena mi fu possibile dopo la nascita di mio figlio!
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