Il bambino continua a succhiare il pollice, che fare?

bambino che succhia il pollice

E’ piuttosto frequente, e naturale, che i bambini sotto i due anni di età si succhino il pollice; la suzione è infatti un istinto naturale (lo sanno bene le mamme che hanno allattato con successo i propri figli), tanto che spesso è possibile osservare il feto intento in questa piacevole attività durante le ecografie.

Durante i primi mesi di vita del neonato, l’atto del succhiare, legato dapprima solo all’assunzione del nutrimento, assume una valenza ulteriore e il pollice, esattamente come il ciuccio, comincia a rappresentare un sostituto del seno materno cui il bambino ricorre, nelle situazioni di stress, per ottenere la consolazione che in quel momento la sua mamma non può offrire; si tratta quindi di uno strumento di autoconsolazione indispensabile per il piccolo.

Nella gran parte dei casi i bambini smettono di succhiarsi il pollice entro i tre-quattro anni di vita, prima di quest’epoca non è quindi necessario forzarli perchè abbandonino questo comportamento che ha per loro, come abbiamo visto, un valore altamente funzionale; altre volte invece l’abitudine di succhiarsi il dito permane oltre quell’età ed è proprio in quest’ultimo caso invece che occorre aiutare il bimbo a smettere, pena l’insorgenza di infezioni e malformazioni dell’arcata dentaria.

La preparazione psicologica all’intervento chirurgico nei bambini

operazione-chirurgica-bambinoQuando un bambino deve sottoporsi ad un intervento chirurgico le preoccupazioni di un genitore sono moltissime soprattutto se il piccolo ha un’età in cui spiegare quello a cui deve sottoporsi risulta difficile. Ma noi genitori oltre a pensare alle nostre paure dovremmo riflettere anche su ciò che può provare nostro figlio e a trovare il modo giusto per non traumatizzarlo e fargli vivere qusto momento in modo meno spaventoso possibile.

In Italia, all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù dove purtroppo sono migliaia i bambini che ogni anno si sottopongono ad intervento chirurgico è stato prodotto un filmato chiamato Anestesio – La preparazione psicologica all’anestesia e all’intervento chirurgico, un aiuto importante per trasmettere serenità ma anche conoscenze ai piccoli in attesa di essere operati. Il filmato prodotto dal Centro audiovisivi dell’ospedale in collaborazione con il Dipartimento di Neuroscienze – Servizio di Psicologia pediatrica e con l’aiuto di medici e anestesisti nasce per gli scopi detti finora ma anche per rispettare i diritti dei più piccoli come sostiene Luigi Turolla

Il bruxismo nei bambini

bruxismo bambini

Vi è mai capitato di vedere il vostro piccolo digrignare i denti o di sentirlo mentre li “arrota” in piena notte durante il sonno? Scommetto che se la risposta è affermativa anche voi, come me, siete rimasti piuttosto sgomenti davanti a questo fenomeno che in realtà è piuttosto comune nella prima infanzia e tecnicamente prende il nome di bruxismo.

Esattamente come l’abitudine di succhiarsi il pollice, il bruxismo rappresenta un cosiddetto automatismo motorio e si stima che tre bambini su dieci al di sotto dei cinque anni digrignino i denti e/o li facciano stridere più o meno frequentemente. Le cause del bruxismo non sono note con certezza ma sembra che siano da ricercare nel tentativo del piccolo di scaricare la tensione emotiva in condizioni di stress (ad esempio l’arrivo di un fratellino o l’ingresso a scuola).

Nella gran parte dei casi il comportamento, quando non è episodico, tende a sparire spontaneamente con il tempo, anche grazie all’acquisizione da parte del piccolo di adeguati strumenti per la gestione dello stress, prima fra tutte la verbalizzazione dei vissuti che generano tensione, e non lascia conseguenze.

Bambini dal dentista ma solo se vanno anche i genitori

bambini e dentistaRiuscire a portare un bambino dal dentista non penso sia sempre un’operazione semplice, vero?

Forse questa notizia vi sarà di aiuto. Secondo i risultati di una ricerca condotta negli Usa sembrerebbe che per riuscire a convincere i più piccoli ad andare dal dentista sia sufficiente mandarci anche i genitori.

Proprio così: se anche mamma e papà si mettono seduti sulla poltroncina del dentista probabilmente lo faranno anche i figli. La ricerca è stata compiuta su vasta scala visto che ha coinvolto più di 6 mila famiglie ed è stata condotta da Inyang Isong del Massachussets General Hospital for Children.

Togliere le adenoidi, operazione possibile ma con una difficile convalescenza

adenoidi-convalescenzaQualche tempo fa ti ho parlato dell’ipertrofia delle adenoidi, una patologia molto frequente nei bambini e che spesso si associa con tutta una serie di sintomi che alla lunga possono portare alla necessità di un intervento chirurgico per rimuoverle. Oggi ti voglio raccontare la mia esperienza di mamma che sta seguendo la convalescenza del proprio figlio, appena operato di adenodectomia.

Cosa dire, prima di tutti c’è l’ansia di dover sottoporre un bambino di 4 anni ad un intervento chirurgico in anestesia totale ma i medici mi hanno subito rassicurato su quanto fosse blando l’anestetico e che mio figlio dopo l’operazione si sarebbe svegliato immediatamente. E così è stato, è tornato in stanza sveglio ma ovviamente infastidito, non ci crederai, più che dal dolore dell’intervento, dalla farfallina che gli avevano messo in vena per essere pronti alla necessità di iniettare qualche farmaco.

Le vertigini nei bambini

vertigini nei bambini

Capita più frequentemente di quanto non si creda che i bambini in tenerà età soffrano di vertigini; spesso quindi i piccoli non sono assolutamente in grado di verbalizzare agli adulti cosa stanno provando e questo, oltre a spaventare molto i genitori, rende un po’ più difficoltoso giungere ad una diagnosi, tanto più che la cause di tale disturbo possono essere le più svariate:

Tra le vertigini più diffuse in età pediatrica troviamo la vertigine parossistica dell’infanzia (VPI); si tratta di un disturbo che interessa bambini fra 1 e 4 anni ed è caratterizzato da episodi della durata di pochi minuti in cui il bambino si immobilizza, impallidisce e assume un’aria piuttosto spaventata, ma al termine dei quali riprende le proprie normali attività come se nulla fosse accaduto.

Il 50% dei bambini affetti da VIP appare del tutto sano alla visita neurologica e anche la Risonanza Magnetica Encefalica appare nella norma; molti di essi d’altra parte crescendo non presentano più il disturbo, mentre altri sviluppano da adulti l’emicrania classica. Attualmente non si conoscono le cause che determinano la vertigine parossistica dell’infanzia, ma si ritiene che sia un sintomo causato da una predisposizione ereditaria all’emicrania (un cosiddetto equivalente emicranico).

La parotite nei bambini

parotite

La parotite epidemica, meglio conosciuta con il nome popolare di orecchioni è una delle malattie più comuni dell’infanzia, ed è un’infezione virale che provoca il rigonfiamento molto doloroso delle ghiandole salivari.

La parotite è provocata da un virus che si diffonde tramite goccioline di saliva infetta, e l’incidenza massima si registra nel tardo inverno e all’inizio della primavera; nonostante questa malattia possa essere contratta ad ogni età, la maggior parte dei casi si verifica nei bambini tra i 5 e i 10 anni, è rara in quelli con età inferiore ai due anni, mentre i neonati fino ad un anno ne sono immuni; una volta contratta la parotite ne si è immuni permanentemente.

La pertosse nei bambini

pertosse

La pertosse è una delle cosiddette malattie infantili, ovvero quelle che colpiscono soprattutto i bambini sotto ai 5 anni, come la rosolia, il morbillo e la varicella; questa malattia è causata da un batterio di cui l’uomo è il solo serbatoio, ma che, con un adeguato trattamento antibiotico, può sparire in circa 15 giorni; a differenza delle altre malattie dell’infanzia, non conferisce l’immunità a successive infezioni, ma declina con il tempo.

La pertosse è una malattia diffusa in tutto il mondo, ma sta diventando più rara nei paesi nei quali è stata introdotta la vaccinazione nell’infanzia, come l’Italia, dove tuttavia non è obbligatoria, bensì raccomandata a partire dall’ottava settimana di vita.

Il batterio della pertosse è in grado di provocare delle infezioni alle vie respiratorie che possono essere anche piuttosto gravi, soprattutto nei neonati. All’inizio della malattia compare una tosse lieve, con qualche linea di febbre e abbondanti secrezioni nasali; questa fase è detta catarrale e può durare da una a due settimane.

vitamine

Le vitamine, fondamentali per i bambini

vitamine-bambiniUno dei  pensieri più grandi di noi mamme sull’alimentazione dei nostri bambini riguarda le vitamine. Ci chiediamo sempre se mangiano verdure e frutta a sufficienza e se l’apporto vitaminico è giusto oppure carente. Ma cosa sono le vitamine e perché sono così fondamentali per l’organismo? Le vitamine sono sostanze indispendabili per la vita in quanto hanno la funzione di bioregolatori di alcuni fondamentali processi dell’organismo che non essendo in grado di crearle autonomamente (eccetto la vitamina D) deve integrarle attraverso l’alimentazione.

Le vitamine si dividono in due gruppi le vitamine liposolubili (A, D, E, K) e le vitamine idrosolubili (gruppo B, acido folico, C, PP, H). Le prime essendo solubili nei grassi possono essere immagazzinate dall’organismo mentre le seconde sciogliendosi in acqua hanno la necessità di essere integrate giornalmente attraverso la dieta.

Un’alimentazione grassa in gravidanza predispone i bambini all’obesità

alimentazione grassa in gravidanza

Secondo uno studio effettuato nei laboratori della Rockefeller University, un’alimentazione eccessivamente grassa in gravidanza può compromettere la salute del nascituro e in particolare lo predispone all’obesità, perché causa alterazioni del feto.

In pratica, una dieta basata su cibi grassi è in grado di scatenare dei cambiamenti a livello celebrale nel feto e questo farebbe insorgere delle alterazioni nella riproduzione di determinate proteine, chiamate peptidi oressigenici, in grado di stimolare l’appetito, predisponendo il bambino ad importanti disturbi dell’alimentazione come l’obesità. Secondo la coordinatrice della ricerca sono:

le alte quantità di trigliceridi a cui il feto viene esposto durante la gravidanza che provocano una crescita anomala e precoce dei neuroni; è come se si programmasse il proprio figlio a diventare obeso.

La crescita dei bambini: le tabelle dei percentili

tabelle-percentili-crescita-bambinioQualche giorno fa ti ho parlato delle curve di crescita relative al peso dei nostri piccoli, oggi invece voglio chiarire il concetto dei percentili. Quando portiamo in nostri bambini dal pediatra vengono pesati, gli viene misurata l’altezza ed anche la circonferenza cranica, ciò per monitorare il percorso di sviluppo e per verificare che non ci siano degli arresti nella crescita oppure che magari il piccolo tenda a prendere peso troppo facilemente. Una volta ottenute le misure spesso i pediatri fanno uso delle tabelle dei percentili, dei particolari grafici che raggruppano i valori percentuali relativi al peso, all’altezza e alla circonferenza cranica suddivi per età e sesso.

L’intolleranza al lattosio nei bambini

intolleranza al lattosio

L’intolleranza al lattosio si ha quando l’organismo non riesce a produrre il lattasi in quantità sufficiente, ovvero l’enzima necessario per digerire il lattosio, il principale zucchero contenuto nel latte, sia vaccino che umano, e negli altri prodotti da esso derivati. Non essendo digerito, il lattosio rimane nell’intestino, provocando dei problemi gastrointestinali che sono fastidiosi ma non pericolosi.

Non c’è un motivo specifico per cui alcune persone sono intolleranti al lattosio e altre no, ma è un disturbo che negli ultimi tempi sta diventando piuttosto frequente; sicuramente la mancanza di lattasi dipende da un fattore congenito, ma anche il gruppo etnico di appartenenza ha il suo peso: pare infatti che circa il 90% degli asiatico-americani e il 75% degli afro e degli ispano-americani soffrano di questo disturbo, il 50% dei popoli mediterranei e solo il 15% di quelli nord europei.

È raro che un bambino nasca già intollerante al lattosio, perché tutti e due i genitori avrebbero dovuto trasmettergli i geni di questo disturbo, e poi fin dalla nascita dovrebbe soffrire di una forte diarrea; eppure, proprio l’intolleranza al lattosio è una delle cause più frequenti della diarrea nei bambini.

Il bambino ha spesso la diarrea, potrebbe essere Giardia

diarrea-bambino-giardiaOggi ho deciso di parlarvi di una malattia dell’apparato digerente molto diffusa ma altrettanto sconosciuta da molti, la Giardiasi meglio conosciuta come Giardia. Questa patologia è causata da un parassita chiamato appunto Giardia Lamblia e colpisce molto i bambini, soprattutto quelli da 1 a 4 anni, pensa che i piccoli sono tre volte più a rischio degli adulti di sviluppare questa malattia. La Giardia si trasmette come la Toxoplasmosi, infatti il contagio avviene con l’ingestione di acqua o alimenti contaminati dal parassita o dalla feci di un individuo malato, negli asili ad esempio se ci sono diversi piccoli che hanno contratto la malattia è facile che il parassita si trasmetta anche agli altri. Il parassita si attacca alla parete interna dell’intestino tenue del bambino impedendo il normale assorbimento dei grassi e dei carboidrati, che avviene durante la digestione.

La diarrea nei bambini

diarrea nei bambini

La diarrea nei bambini, spesso accompagnata anche dal vomito, è un disturbo molto frequente sotto ai 4 anni, è ha quasi sempre un’origine virale, non a caso il rotavirus e l’adenovirus sono responsabili di oltre il 50% dei casi di diarrea nei piccoli; anche i batteri, però, hanno la loro parte di colpa: ne sono un esempio la Salmonella, l’Escherichia Coli, la Shigella e altri.

Esistono, poi, le diarree causate da intolleranze alimentari come nel caso dei bambini allergici al lattosio o al glutine, o addirittura diarree provocate da colpi di freddo. La Salmonella è il principale responsabile della diarrea, ed è un batterio che contamina soprattutto le uova, i loro derivati e la carne cruda, ma essendo molto sensibile alla temperatura, basta cuocere gli alimenti per eliminarlo.

Nella maggior parte dei casi non serve un cura antibiotica per fermare la diarrea, in quanto bastano i fermenti lattici assunti sotto forma di polvere, fiale o supposte in caso di febbre alta. Pur essendo molto frequente, in Italia non c’è pericolo per i bambini colpiti da diarrea, mentre c’è per quelli che abitano nei paesi dove le condizioni igieniche sono precarie. Attenzione poi ai sintomi che manifesta il bambino, ovvero se c’è anche febbre e vomito; una normale diarrea virale dura al massimo un paio di settimane, e quindi, se prosegue, potrebbe trattarsi di un’intolleranza o di un’allergia.