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Nuovo test di paternità: esame del Dna prima che il bambino nasca

 

Non essere sicuri della paternità del proprio bambino o sapere che il papà del piccolo non si prenderà le sue responsabilità se non davanti a una prova sicura. Si è parlato molto di test in questo periodo, soprattutto per via dei numerosi gossip su Alberto di Monaco e i suoi presunti figli nati da relazioni extraconiugali.

Tappetini puzzle: pericolosi per la salute di mamme e bambini

Quante mamme hanno ricoperto la stanza dei loro bambini con i tappeti gommosi e colorati? Assomigliano a dei puzzle e sono perfetti per far giocare i bambini in sicurezza. Peccato che siano risultati tossici. Non è la prima volta che il dito viene puntato contro questi prodotti: in passato perché contenevano ftalati oggi invece per la formammide. Questa sostanza permette ai tappetini di essere morbidi, ma al tempo stesso può essere irritante per occhi e pelle se ingerita o inalata, cancerogena sulla lunga distanza e anche pericolosa per le donne in gravidanza: espone il feto a eventuali malformazioni.

Il Belgio ha deciso di togliere dal mercato questi oggetti. È solo una precauzione che gioca in anticipo rispetto a quanto stabilito dell’Unione Europea che ha bandito da tutti i Paesi questa sostanza (e di conseguenza i tappeti che la contengono) dal 2013.

L’olfatto del bambino si sviluppa già nel grembo materno

Quando il bambino è nella pancia della mamma non solo inizia a sviluppare un suo gusto personale, ma anche l’olfatto. Sembra una cosa incredibile, ma il corpo umano è una macchina straordinaria e durante la gravidanza le donne possono toccare con mano questo miracolo. A raccontare questa novità è uno studio della Colorado University pubblicato sulla rivista Proceedings of The Royal Society B.

Tutto dipende dalla dieta della mamma che con i suoi gusti e ovviamente le sue scelte alimentari influisce sulla cultura del cibo e quindi dell’olfatto che avrà il suo piccolo. I ricercatori, dopo aver condotto una serie di esperimenti sui topolini, hanno scoperto il motivo di questa influenza: tutto sembra dipendere dal fatto che l’esposizione a certi odori innesca il funzionamento dei glomeruli, ovvero di alcune strutture che si trovano nel bulbo olfattivo e trasmettono messaggi sull’odore dal naso al cervello.

I feti sono in grado di difendersi dalle infezioni

i feti si difendono da soli dalle infezioniFeti indifesi? Assolutamente no! Pensate che già dalla 21esima settimana sarebbero in grado di difendersi dalle infezioni usando proprio le loro stesse cellule immunitarie. Questo almeno è quanto emerso da una ricerca condotto dall’Immunologia Medica di Bruxelles.

Prima di questo studio era idea comune ritenere che le cellule del feto non fossero mature per essere utili e che quindi i feti si aiutassero con gli anticorpi delle mamme. Invece sembra non essere così e che i feti abbiano “armi” per potersi difendere da soli; una scoperta molto importante e che potrebbe portare allo sviluppo di nuovi vaccini sia per i neonati che per i bambini che ancora non sono nati.

Il tumore materno si può trasmettere al feto

donna-incinta-tumorePer anni gli scienziati si sono chiesti se una donna malata di cancro potesse contagiare il feto che portava in grembo. Oggi grazie al caso di una donna giapponese è stato scoperto che le cellule tumorali possono attraversare la placenta ed infettare il bambino, sviluppando un carcinoma clone di quello materno. Questa fenomeno della patologia trasmessa per fortuna è un evento molto raro.

Nella maggioranza dei casi quando le cellule tumorali materne passano la placenta il sistema immunitario del bambino le percepisce come nemiche e le distrugge. Raramente invece si genera un tumore con le stesse caratteristiche genetiche di quello della madre, saranno infatti le cellule materne a moltiplicarsi nel corpo del bambino. Negli ultimi 100 anni sono stati registrati solo 17 casi di madre e figlio che condividono lo stesso tumore, per lo più una neoplasia del sangue o un melanoma cutaneo.

Bonding prenatale, ossia legame empatico tra madre e feto

bonding prenatale

Il termine inglese “bonding” significa “legame empatico” e, con riferimento alla gravidanza, indica la relazione che va stabilendosi tra il feto e la futura mamma durante la permanenza del nascituro nel pancione. Questo rapporto si costruisce gradualmente sulla base di scambi sensoriali ed emotivi che, nel corso dei nove mesi, si fanno via via più definiti e articolati, e individua il suo componimento nel reciproco riconoscimento che si verifica tra madre e figlio subito dopo il parto.

A partire da questo momento tale legame evolve nel cosiddetto rapporto di attaccamento che andrà consolidandosi tra loro, in particolare nel primo anno di vita del bimbo. Accanto allo sviluppo fisico del feto, durante i mesi dell’attesa vorrebbero quindi poste le basi di quella che sarà la relazione futura tra il piccolo e la sua principale figura di riferimento, quindi di una componente essenziale della maturazione emotiva e cognitiva dell’individuo.

Ecco perché si rivela così importante riuscire ad attivare quanto prima il contatto con la creatura che va formandosi all’interno del vostro corpo, avendo cura di coglierne i messaggi e stimolare le reazioni: ciò vi predisporrà nel modo migliore al prossimo incontro con lui, oltre che favorire il precoce utilizzo da parte del feto alle sue abilità sensoriali e percettive, stimolandone lo sviluppo.

Il feto e la memoria: i segreti in una nuova ricerca

vitainuteroIl feto presenta una memoria a breve termine dalla 30° settimana di età. Questo è solo uno dei risultati di una ricerca condotta dalla Maastricht University Medical Center in Olanda. Fino a qualche decennio fa la mente del feto veniva ritenuta come una sorta di scatola nera ma con il passare degli anni si è invece iniziato ad indagare sullo sviluppo neurologico prima della nascita ed in particolare da quando abbia inizio la memoria.

Questo nuovo studio, effettuato su 100 donne in stato di gravidanza, ha testato la ricettività del feto agli “stimoli vibroacustici” che sono dei suoni particolarmente bassi che provocano vibrazioni. I ricercatori hanno verificato le reazioni tramite ecografia e hanno notato che il feto alla prima stimolazione risulta sorpreso e agitato. Ma dopo aver ripetuto la stimolazione per diverse volte, con scadenza di 30 secondi, il feto si abitua al suono e non reagisce più.

Lo sport in gravidanza

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Se siete donne abituate a muovervi e a fare sport potete continuare tranquillamente con l’attività fisica anche nel periodo della gravidanza prestando ovviamente maggiore attenzione. Anzitutto è bene ricordare che esistono determinate situazioni in cui viene sconsigliata la pratica di qualsiasi attività sportiva. Quali sono queste situazioni?

– Quelle che impongono il riposo a letto
– Precedenti situazioni di parto prematuro
– Eventuali stati di sofferenza fetale

Il nuoto, che è una ginnastica dolce, è probabilmente l’attività più indicata per le future mamme. L’acqua infatti aiuta a limitare i classici disturbi alle gambe cui le mamme in gravidanza possono andare incontro come problemi circolatori e vene varicose. Inoltre permette un potenziamento di tutti quei muscoli interessati al parto. Molte piscine organizzano dei corsi per gestanti. Non dimentichiamoci poi che gli esercizi di respirazione che solitamente vengono svolti in acqua rappresentano un valido aiuto anche per il feto: fanno sì che gli arrivi più ossigeno. Frequentare una piscina può rivelarsi estremamente salutare anche da un punto di vista piscologico.