Terapia del suono per i disturbi di udito nel bambino

Il bambino piange all’improvviso senza nessun motivo apparente e in maniera energica (magari dopo l’allattamento e il cambio del pannolino)? Fateci caso, potrebbe essere particolarmente sensibile ai rumori reali nello spazio circostante e soffrire di iperacusia. Oppure, ancora, potrebbe sentire rumori immaginari, percepibili solo da lui, e soffrire quindi di acufene (in Italia 60 mila persone sono affette da iperacusia e ben 7 milioni da acufene, sebbene solo il 4% di questi abbia una forma disabilitante).

L’iperacusia è un’eccessiva intolleranza nei confronti dei rumori esterni. L’acufene o “tinnitus” è invece la percezione di rumore (fischio, ronzio, sibilo..) in assenza di qualunque sorgente sonora esterna. Entrambi sono fenomeni estremamente frequenti, ma essi diventano un “disturbo”, e come tali degno di trattamento, quando la loro presenza procura fastidio, limitando la concentrazione, il sonno e le altre attività della vita quotidiana, provocando frequenti mal di testa, nervosismi o determinando una vera e propria reazione di allarme, come appunto il pianto nel caso dei piccoli.

L’ernia ombelicale

Le ernie sono dei disturbi molto comuni che colpiscono di frequente anche i bambini, da quelli più grandi a quelli più piccoli. Tra le forme di ernia più diffuse nell’infanzia c’è l’ernia ombelicale.

Cos’è l’ernia ombelicale?

L’ernia ombelicale si manifesta come una sporgenza in corrispondenza dell’ombelico, dovuta ad una parte dell’intestino che fuoriesce dalla sede ed entra nell’anello ombelicale. Generalmente, l’ernia ombelicale è già presente subito dopo la nascita ma tende a manifestarsi durante le prime settimane di vita del bambino. La causa principale dell’ernia ombelicale è l’incompleta chiusura dell’anello ombelicale, un’apertura in cui passano i vasi embrionali e che tende a chiudersi dopo la nascita. Le dimensioni dell’ernia possono variare a seconda della grandezza dell’anello ombelicale. Se quest’ultimo è piccolo anche l’ernia apparirà piccola ed il gonfiore tenderà a scomparire  in seguito alla spontanea chiusura dell’anello. Più largo è l’anello ombelicale, più grande sarà la sporgenza poichè maggiore è la porzione di intestino fuori sede.  

Bambini in incubatrice, l’ambiente uovo è meglio

Torniamo a parlare del secondo Convegno Internazionale sulla cura dei neonati prematuri organizzato dalla Fondazione Crescere insieme al Sant’Anna onlus, svoltosi a Torino, dal 10 al 12 marzo scorsi, il quale ha visto riuniti neonatologi provenienti da tutto il mondo alla scopo di consolidare la ricerca in neonatologia attraverso la condivisione di studi e conoscenze.

Tra le novità in fatto di cura dei piccoli nati prematuri, è emerso infatti che il battito cardiaco e la respirazione dei piccoli tenuti in incubatrice migliorano se il loro accudimento avviene in “ambienti uovo”, quanto più possibile simile all’utero materno dove sia anche possibile, per la mamma, accarezzarli e far sentire loro il suono della propria voce piuttosto che il rumore e il fruscio di freddi macchinari.

Fiabe per bambini: Codirosso

Le fiabe, si sa, sono un alleato prezioso nella crescita psico-fisica dei bambini. Le fiabe dal mondo, poi, aiutano i bambini a conoscere culture e tradizioni diverse dalla loro e li proiettano nell’importante dimensione dell’altro. Oggi, care mamme, voglio farvi conoscere una fiaba inglese molto bella che potete leggere ai vostri bambini per un pomeriggio ricco di emozioni!

Codirosso

Il vecchio gatto Brontolone passeggiava lungo l’acqua e scorse in mezzo ai cespugli il codirosso Giovannino.
– Dove si va, dove si va, codirosso Giovannino? – domandò il vecchio gatto Brontolone.
Da sua maestà il rè, da sua maestà, gli voglio dare il buon giorno con una bella canzone, – disse il piccolo codirosso Giovannino.
– Vieni un po’ qui, vieni un po’ qui, codirosso Giovannino, – disse il vecchio gatto Brontolone. – Voglio farti vedere questo bei cerchio bianco che porto al collo.
– No che non vengo, gatto Brontolone, no che non ti vengo vicino, rispose il codirosso Giovannino. – Mangia pure il topolino ma me non mi acchiappi.

Zeppole di San Giuseppe per la festa del papà

Tra pochi giorni, precisamente il 19 Marzo, è la Festa del papà. Poiché la festa capita il giorno di San Giuseppe, protettore dei falegnami e dei friggitori, è tradizione mangiare le famose zeppole di San Giuseppe. Si tratta di dolci fritti o al forno con crema e marmellata d’amarene tipici del meridione ed in particolare della Campania. Le origini delle zeppole di San Giuseppe risalgono al Settecento quando in occasione del 19 marzo i friggitori allestivano delle bancarelle per preparare e servire le zeppole direttamente in strada.

Oggi, care mamme, in occasione dell’imminente Festa del papà, ho pensato da buona napoletana, di proporvi la ricetta per preparare in casa delle gustose zeppole di San Giuseppe.

Lattoferrina ai prematuri per proteggerli dalle infezioni

Si è tenuto a Torino, dal 10 al 12 marzo scorsi, il secondo Convegno Internazionale sulla cura dei neonati prematuri organizzato dalla Fondazione Crescere insieme al Sant’Anna onlus, che ha visto riuniti neonatologi provenienti da tutto il mondo alla scopo di consolidare la ricerca in neonatologia attraverso la condivisione di studi e conoscenze.

Nel corso del convegno il dottor Paolo Manzoni, presidente esecutivo del comitato organizzatore, ha presentato un interessante lavoro sull’efficacia della ferritina nella prevenzione delle infezioni in neonati prematuri. La ferritina è una proteina contenuta nel latte materno che protegge il neonato dalle infezioni la quale può essere sostituita, nel caso la mamma non possa allattare, dalla ferritina del latte bovino.

In farmacia per gli esami diagnostici di “prima istanza”

Con l’avvio della cosiddetta farmacia dei servizi, per usufruire degli strumenti di diagnosi di base, per adulti e bambini, non sarà più necessario recarsi in ospedale o in laboratorio analisi.

La fila per i test generici di prima istanza si farà in farmacia.

Tra circa due settimane, infatti, con l’entrata in vigore del decreto ministeriale sulle “prestazioni analitiche di prima istanza rientranti nell’ambito dell’autocontrollo”, (decreto risalente al 16 dicembre 2010) si affideranno alle farmacie gli accertamenti diagnostici che fino ad ora erano riservati ad ospedali e cliniche specializzate.

Mucorrea: il muco nelle feci

L’esame visivo delle feci dei bambini è un’importante strumento a disposizione dei genitori per valutare la salute dei bimbi e in particolare del loro apparato digerente. Un  aspetto che bisogna tenere sotto controllo è la comparsa di muco nelle feci. In linea di massima, la presenza di piccole quantità di muco nelle feci è fisiologica poiché il muco viene prodotto dall’intestino per lubrificare e proteggere le proprie pareti e favorire così il passaggio delle feci. Quando, però, la quantità di muco osservata nelle feci è notevole, può segnalare delle patologie nel bambino e si parla allora di mucorrea.

Che cos’è la mucorrea?

Con il termine mucorrea si indica l’emissione di elevate quantità di muco attraverso le feci che appaiono vischiose e chiazzate di bianco. La mucorrea può avere numerose cause e può essere la spia di numerosi disturbi legati all’apparato digerente. Se si verifica un solo episodio isolato di mucorrea, il muco presente nelle feci del bambino potrebbe provenire dalle vie respiratorie.

L’angoscia dell’estraneo

Verso gli otto mesi di vita il bambino comincia, a differenza di quanto accade nei mesi precedenti, a percepirsi come un individuo distinto dalla madre e, allo stesso tempo, impara a riconoscere quest’ultima come figura di attaccamento primaria e a distinguerla da tutti gli altri. Questi due eventi rappresentano una tappa fondamentale del suo processo di sviluppo ma lo portano anche ad avere timori che prima non nutriva; in questa fase infatti la separazione dalla madre, anche per brevi attimi, o il vedersi avvicinato da persone che non conosce rappresentano situazioni che scatenano nel piccolo ansia e paura.

E’ questo il momento della vita del bambino in cui inizia ad apparire meno socievole e meno propenso a giocherellare o a lasciarsi prendere in braccio dagli estranei esprimendo spesso il proprio rifiuto con inconsolabili crisi di pianto che terminano solo una volta ricongiutosi con la mamma. Si tratta, evidentemente, di un comportamento del tutto normale, ed anzi sano, che non deve preoccupare i genitori, nè indurli a pensare che il proprio cucciolo abbia timori non comuni ad altri bambini.

Depressione pre-parto, la crisi di coppia mette a rischio la gravidanza

Non esiste solo la depressione post partum, quella forma depressiva che colpisce moltissime mamme dopo la nascita del bimbo. Purtroppo c’è un altro disturbo in agguato ed è stato ribattezzato “pre-baby blues“, ovvero la depressione pre-parto. Molte donne sono vittime dello sconforto proprio durante la gestazione. Il motivo? La mancanza di sostegno da parte del partner.

A sostenere questa tesi sono i ricercatori dell’istituto norvegese di sanità pubblica che, in un articolo in corso di pubblicazione su BMC Public Health, spiegano che la principale causa è da ricercare in un difficile rapporto con il compagno.

Sangue nelle feci

Tutte le mamme lo sanno: le feci dei bambini, dal più piccolo al più grande, sono un’importante indice della loro salute. L’analisi del colore e della consistenza delle feci del bambino, quindi, è fondamentale per valutare la buona salute del bimbo e in particolare del suo apparato digerente. Un’anomalia cui bisogna prestare attenzione è, senza dubbio, la presenza di sangue nelle feci del bambino.

Preoccupazione di tutte le mamme, il sangue nelle feci ha numerose cause e dipende da molti fattori. La prima cosa che bisogna valutare in presenza di sangue nelle feci è il tipo di sangue riscontrato e in particolare se si tratta di sangue rosso vivo, scuro o mischiato alle feci del bambino. Se il sangue è rosso vivo ed è presente solo esternamente alle feci, la causa è da rintracciare nell’ultimo tratto dell’intestino.

Gravidanze ravvicinate, aumenta il rischio di autismo

Secondo una ricerca della Columbia University, diretta dal dottor Keely Cheslack-Postava e pubblicata su Pediatrics, avere due gravidanze ravvicinate, a meno cioè di dodici mesi di distanza l’una dall’altra, aumenta il rischio che il secondo genito sia affetto da autismo.

Lo studio ha preso in considerazione un campione di 660mila bambini secondo geniti nati in California, analizzando la distanza intercorsa fra la prima e la seconda gravidanza: come preannunciato, ne è emerso un rischio di oltre tre volte maggiore di mettere al mondo un bambino con autismo quando l’intervallo tra i parti era inferiore a un anno. Rischio che scende all’1,9 per cento quando i due pargoli vengono messi al mondo a uno-due anni di distanza.

Sindrome premestruale, la vitamina B riduce i disturbi

Sbalzi d’umore, irritabilità, mal di testa, gonfiore. Sono i classici disturbi della sindrome premestruale e le ragazze li conoscono bene, perché la settimana prima del ciclo, puntuali come un orologio svizzero, rendono difficili le giornate. Secondo uno studio dell’Università del Massachusetts, i cibi ricchi di vitamina B riducono questi fastidiosi problemi.

Per curare la sindrome premestruale, che purtroppo colpisce quasi il 60% delle donne in età fertile, bisogna fare attenzione alla dieta. I ricercatori americani hanno seguito circa 3000 donne (inserite nel Nurses’ Health Study) per 10 anni: durante questo periodo almeno 1050 donne hanno evidenziato in maniera più o meno marcata, i sintomi come dolore addominale, ansia, depressione e irritabilità.  E hanno punto verificare che una dieta ricca di vitamine B1 e B2 ha contribuito a ridurre il problema.

Ragazzi sbandati e dediti al consumo di alcol: colpa dei genitori?

Nella vera e propria odissea che accompagna il rapporto tra genitori e figli, sono i primi a sentir addosso il peso della responsabilità; si ha sempre paura di sbagliare, di essere stati troppo severi o al contrario troppo indulgenti, poco presenti o troppo asfissianti.

I risultati delle ricerche, che riguardano infanzia/adolescenza e genitorialità, spesso peggiorano piuttosto che attenuare le normali insicurezze delle madri, dei padri e in generale degli educatori, mentre gli specialisti sembrano far ricadere la responsabilità delle devianze e delle degenerazioni dei ragazzi, in maniera molto facilona, sui genitori.

Lo stesso si potrebbe pensare leggendo ad esempio la ricerca svolta dal Dipartimento di Scienze di Sanità Pubblica presso il Karolinska Institutet secondo cui, da un campione di 1220 ragazzi, emerge che sono proprio i genitori e il rapporto con i propri figli a fare la differenza per ciò che riguarda i comportamenti sbagliati e il consumo di alcol.