La medicina ha fatto enormi progressi negli ultimi cinquanta anni. Il parto è più sicuro e si sono moltiplicate a dismisura la cure e le attenzioni rivolte a mamma e bambino nei punti nascita, dal momento del travaglio al post parto. L’epidurale, il cesareo, l’ossitocina hanno cambiato il modo in cui mettiamo i nostri figli al mondo ma un piccolo prezzo da pagare per noi mamme c’è: l’aumento della durata media del travaglio.
A fare l’amara scoperta sono stati un gruppo di ricercatori americani del National Institute of Health. I dati si rifersicono quindi, è bene precisarlo, alle partorienti statunitensi ma non è escluso che il dato possa riguardare anche le mamme italiane. I ricercatori hanno confrontato i dati raccolti a cavallo tra gli anni ‘cinquanta e ‘sessanta (riferiti a 40mila parti) con quelli relativi a 98mila parti avvenuti tra il 2002 e il 2008.
Dal confronto è emerso che mentre un cinquantennio fa la durata media del travaglio era di appena quattro ore oggi è di oltre sei ore (sei ore e mezza per la precisione). Travaglio più lungo di circa due ore dunque, soprattutto per le donne al primo figlio che arrovano anche a due ore e sessanta minuti in più.
A far aumentare la durata media del momento che precede la fase espulsiva del parto concorrebbero, secondo gli esperti, diversi fattori: il ricorso sempre più massiccio all’epidurale (che allunga un po’ i tempi), il peso maggiore dei neonati e il minore ricorso al forcipe (per fortuna).
Ma ad aumentare non è solo la durata del travaglio. A subire un innalzamento sono stati anche l’età media delle neomamme (un tempo era di 24 anni, attualmente è di 27) e il loro peso. Sempre più donne, ahinoi, sono come minimo in sovrappeso.
Tutto questo però, come accennato in apertura, accade parallelamento all’aumento delle cure fornite nei centri nascita. Dunque non direi che possiamo lamentarci.
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