Displasia congenita dell’anca

Spread the love

Per displasia congenita dell’anca si intende un difetto di formazione delle anche le quali, durante la fase dello sviluppo embrio-fetale, possono perdere i rapporti normali e causare la fuoriuscita della testa del femore dalla sua sede. Nota anche sotto il nome di lussazione congenita dell’anca (LCA) o displasia congenita dell’anca (DCA) ha inizio in epoca fetale. Necessita di un trattamento in quanto, se trascurata, può provocare danni permanenti al bambino.

Displasia congenita dell'anca

La displasia congenita dell’anca rappresenta una delle patologie ortopediche più frequenti. La causa non è del tutto certa anche se la tendenza sta nel ritenere che possa essere legata ad una predisposizione di natura genetica o fetale in combinazione con dei fattori ambientali.  Non solo, si ritiene che la probabilità che essa si manifesti in soggetti predisposti possa essere legata alle particolari posizioni assunte dal feto durante la gravidanza. L’incidenza della malformazione si manifesta in maniera differente a seconda del sesso. In quello femminile è maggiore di sei volte. E’ curioso specificare come in Italia ad essere colpito da tale malformazione sia solo l’1% della popolazione e come in Sardegna ed in Sicilia praticamente non venga registrata.

La malformazione in oggetto può essere diagnosticata grazie all’ecografia delle anche che solitamente viene eseguita a 6-8 settimane di vita fino alle 12. In quanto alle cure, esse variano in base alla situazione soggettiva. Nei casi di diagnosi precoce possono essere privilegiate terapie poco invasive: nei casi lievi infatti si ricorre ai cuscini divaricanti che vanno applicati sul pannolino. Nei casi in cui, invece, la malformazione si presenti in modo più grave deve essere effettuata la riduzione della dislocazione dei capi ossei. Tale operazione richiede un intervento molto delicato, che varia da soggetto a soggetto. Nelle situazioni meno preoccupanti può bastare una trazione effettuata grazie all’applicazione di appositi cerotti che vanno tenuti per circa 2 mesi mentre nei casi più gravi si ricorre a tutori specifici o alla trazione con arto gessato.

 

Photo Credit | Thinkstock

Lascia un commento