Il bambino e l’amico immaginario

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Il mondo dei bambini è da sempre sinonimo di magia, creatività e fantasia. Ed è in questo contesto che si inserisce perfettamente la figura del compagno immaginario. I bambini, infatti, già a partire dai due anni e mezzo di età, possono crearsi un amico immaginario come compagno di giochi. I bambini, spesso, iniziano la creazione del loro amichetto dando un nome ad una bambola o ad un pupazzo fino ad animarlo e donargli vita propria. I compagni immaginari, infatti, possono essere di due tipi: quelli che nascono, come detto, da un giocattolo che il bambino possiede, che non assume però la stessa funzione dell’oggetto transizionale, e quelli inventati di sana pianta. Tra questi i bambini preferiscono bimbi con poteri speciali, supereroi, animali parlanti e personaggi magici. L’amico immaginario può incarnare anche le caratteristiche di persone a cui il bambino è legato, come i genitori o i nonni, oppure dei ruoli che il bimbo non può assumere ma da cui è affascinato. Le caratteristiche del compagno immaginario, comunque, dipendono dalla creatività e dal vissuto personale di ogni bambino.

Di fronte al nuovo comportamento del bimbo che parla, gioca e si confida con un amico invisibile, i genitori non si devono preoccupare. Avere un amico immaginario è un gioco molto frequente tra i bambini. Una ricerca condotta dall’Università di Boston, infatti, ha evidenziato come circa i due terzi dei bambini si inventa un compagno con cui giocare, parlare o, perchè no, litigare. Secondo la psicologa americana Marjorie Taylor, inoltre, la creazione di amici immaginari da parte dei bambini non è un comportamento patologico ma un gioco che arricchisce la vita personale del bambino. Questo perchè, interagendo con il compagno immaginario, il bambino è coinvolto in giochi di ruolo spesso complessi che lo aiutano a sviluppare la prospettiva dell’altro. I bambini con un amichetto immaginario risultano meno timidi, più spigliati, con migliori capacità comunicative e con la capacità di trovare soluzioni a problematiche più o meno note.

Spesso, l’amico immaginario fa la sua comparsa quando si sta verificando un cambiamento nella vita del bambino o quando il piccolo si trova frequentemente solo a causa, ad esempio, del lavoro dei genitori. Il compagno immaginario aiuta il bambino a superare la paura e la solitudine e a sfogare le ansie e le tensioni di tutti i giorni. Può accadere che il bimbo utilizzi l’amico immaginario per manifestare un disagio dovuto, ad esempio, all’arrivo di un fratellino o al nuovo lavoro della mamma o del papà.

E’ importante che i genitori condividano con il proprio figlio l’esperienza del compagno immaginario cercando il dialogo con il bimbo. Questo permette ai genitori di scoprire molte cose sul proprio figlio e di capire se è preoccupato o triste. E’ fondamentale che il bambino non si senta preso in giro e che il genitore non lo cerchi di convincere che il suo amichetto non esiste. I bambini, infatti, non perdono mai il contatto con la realtà e sanno benissimo che il loro compagno non esiste. Quando il bambino si sentirà pronto, lascerà andare da solo il suo magico amichetto. Questo, di norma, succede intorno ai 7-8 anni di età grazie anche all’inserimento del bambino nella scuola elementare e al conseguente ampliamento della sua rete relazionale. Se l’abitudine di interagire con l’amico immaginario perdura oltre i 10 anni di età, può essere utile rivolgersi ad uno specialista per scongiurare la presenza di un disagio psicologico.

Anche se la creazione di un compagno magico e immaginario è espressione della creatività e dell’intelligenza del bambino e lo aiuta a diventare grande, resta fondamentale promuovere i rapporti interpersonali del bambino aiutandolo a confrontarsi e a interagire spesso con i suoi coetanei per favorirne una crescita serena.

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