Vaccino anti Hpv, il punto della situazione

E’ stata pubblicata in questi giorni, a cura del Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie, la Guida alla vaccinazione contro l’HPV, acronimo di Human Papilloma Virus, ovvero il Papilloma virus responsabile del 70 per cento dei casi di tumore all’utero. La guida è stata pubblicata con un duplice scopo: monitorare i tassi di copertura vaccinale nei Paesi dell’Unione Europea che hanno aderito al programma e fare il punto sugli studi pubblicati dopo il 2008 per capire se la prassi vaccinale seguita finora potrebbe subire modifiche.

Infatti, secondo uno studio pubblicato lo scorso anno sul Journal of The National Cancer Institute, potrebbero bastare una o due dosi di vaccino invece delle tre attualmente somministrate. Indicazione questa che, se confermata, dicono gli esperti, ridurrebbe notevolmente i costi sostenuti dai governi per la vaccinazione consentendo investimenti su altri fronti come i controlli e il pap test.

La vaccinazione contro il papilloma virus da sola infatti non basta a proteggere totalmente le giovani donne dal rischio di insorgenza di tumore al collo dell’utero perchè, com accennato in apertura, protegge solo dai virus responsabili del 70 per cento dei casi di tumore. Inoltre, l’effetto protettivo è dimostrato solo verso le lesioni precancerose e tende a ridursi con il passare del tempo rendendo forse necessario un richiamo a dieci anni di distanza.

Tutto da verificare nell’attesa che i paesi aderenti raggiungano la copertura vaccinale completa. Intanto, il nostro Istituto Superiore di Sanità ha varato il progetto Valore, nell’ambito del quale saranno analizzate le risposte ai 14mila questionari inviati alle famiglie che non hanno fatto vaccinare le figlie.

Secondo la rivista Pediatrics, alla base della scelta ci sarebbero la scarsa conoscenza del vaccino, la convinzione che questo non sia realmente utile e che sia prematuro parlare della vita sessuale futura in così giovane età.

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