Il vostro bambino ha il brutto di vizio di urlare? Non vi preoccupate, non è un vizio solo suo. I piccoli attraversano una fase in cui tendono ad alzare tantissimo la voce e per rivolgersi ai genitori e per giocare. Fanno talmente rumore che è difficile parlare al telefono o intrattenere una conversazione serena con altri adulti. Lo so, cari genitori: non è facile insegnare a moderare la voce. Forse, è uno degli scogli più complicati, ma bisogna intervenire.
La prima cosa da fare è non ignorarli. Ci sono persone convinte che non dando attenzione al bambino, questo possa imparare a capire da solo che il suo atteggiamento è sbagliato. Mi spiace, ma non è così. E questa regola vale per le parolacce o per tutti quei comportamenti provocatori. I piccoli sono delle persone e vanno stimolati al ragionamento.
Iniziate la strada educativa solo dopo esservi preoccupati che questo modo di comunicare non dipenda da problemi di udito. Purtroppo sono tantissimi i bambini con difetti alle capacità uditive e non sempre è facile diagnosticarle. Appurato che sta bene, potete insegnare l’arte del silenzio. Per attirare l’attenzione non c’è bisogno di urlare, ma si può parlare con tutta calma. Ricordatevi che i bambini tendono a imitare: se in casa c’è un gran vociare e l’unico modo per prendere la parola è alzare la voce, non potrà fare diversamente.
Nel tempo libero stimolatelo all’ascolto. Come? Prima di tutto frequentando posti silenziosi, come gli spazi aperti o i boschi. Lì, per non spaventare, gli animali bisogna tacere e ascoltare la voce della natura. È molto utile anche guardare la televisione insieme e tenere l’apparecchio molto basso: per sentire cosa dice non bisogna far volare una mosca. Poi fate con lui quel vecchio gioco che da bambini ci piaceva tanto, il famoso gioco del silenzio. Sicuramente ve lo ricorderete bene? Inoltre, fissate delle regole di comunicazione: la parola si prende a turno, non è educato interrompere chi parla e non bisogna prevaricare gli altri. Giorno dopo giorno, facendogli osservazione, imparerà. Certo, ci vuole tanta pazienza.