Aborto forzato in Cina al 7° mese di gravidanza: la protesta di una coppia

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aborto forzato in Cina

Ci sono gravidanze che non finiscono nel migliore dei modi. Si sono storie di passione, di dolore e di abbandono che strappano letteralmente il cuore dal petto. È cosa nota che in Oriente sia praticato l’aborto (spesso di genere come succede in India) non per volontà dei genitori. In Cina, per esempio, ci sono regole molto severe per evitare il sovraffollamento della popolazione: la politica del figlio unico.

Alla seconda gravidanza intervengono gli investigatori cinesi, dando alle coppie di solito due scelte: pagare una multa molto severa o ricorrere all’aborto (qualsiasi sia il mese della gravidanza). Ecco quindi che le coppie fanno di tutto per tenere nascoste le gestazioni, ma spesso non ci riescono…

In questa storia un vicino di casa ha giocato un ruolo fondamentale. Ha denunciato i dirimpettai alle autorità quando si è accorto dell’imbarazzante pancia di lei. Per quale motivo? Ovviamente per aggiudicarsi una piccola ricompensa, peccato che la coppia non avendo soldi (il corrispettivo di 3mila euro), è stata costretta all’aborto al settimo mese di gravidanza.

Una punizione barbara, di una violenza inaudita. In questo caso, possiamo proprio parlare di un omicidio, perché il bimbo era completamente formato e poteva tranquillamente sopravvivere anche fuori dal ventre materno. I genitori stravolti dal dolore hanno denunciato l’accaduto pubblicando su internet la foto del figlio morto che ora sta facendo il giro del mondo.

Purtroppo in Cina i numeri sull’aborto sono tremendi. In 40 anni la famigerata politica del figlio unico (che per certi versi ha anche una sua logica) ha però prodotto più di 300 milioni di aborti forzati. Non è ancora stata trovata una legge alternativa, nonostante le numerose campagne di sensibilizzazione e di protesta. Chissà se Internet, che da sempre fa tanta paura alla Cina, non possa essere in questo caso lo strumento giusto per eliminare certe barbarie.

 

Photo Credit | ThinkStock

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