Turismo procreativo, una coppia su due potrebbe restare in Italia

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Delle 4000 coppie italiane che nel 2011 sono andate all’estero per realizzare il sogno di diventare genitori attraverso la procreazione medicalmente assistita, 2000 lo hanno fatto per trattamenti cui avrebbero potuto benissimo sottoporsi in patria. E’ quanto emerge dalla quarta indagine dell’Osservatorio sul turismo procreativo presentata nei giorni scorsi a Roma.

Se circa duemila coppie, infatti, si sono recate all’estero per avere un bambino grazie alla fecondazione eterologa, che in Italia è vietata, altrettante hanno varcato i confini nazionali per trattamenti omologhi che invece la nostra legge permette. La meta più gettonata è la Spagna, seguita da Svizzera e Repubblica Ceca.

Ma perchè partire se in Italia è possibile avere tutti i trattamenti di procreazione assistita di cui si ha bisogno? Secondo quanto rilevato dall’Osservatorio sono diversi i motivi alla base di questa scelta: anzitutto molte coppie ritengono la legge 40 abbastanza nebulosa, motivo per cui preferiscono andare in quei paesi in cui è chiaramente concessa maggiore libertà di azione. Ad aumentare questa mancata chiarezza delle legge d’altra parte ha contribuito la moltitudine di sentenze emesse in proposito, che hanno avuto come conseguenza una buona quota di disinformazione.

Ad esempio, pare che siano in molti a non sapere che anche in Italia è attualmente permessa la diagnosi genetica pre-impianto, mentre in passato era permessa solo la diagnosi osservazionale. In tal modo è possibile individuare un embrione che presenti anomalie genetiche incompatibili con la vita ma a che all’osservazione appare sano e decidere, eventualmente, di non impiantarlo.

Ad influire sulla decisione di andare all’estero è anche la maggiore fiducia accordata a centri d’eccellenza ubicati oltreconfine (ma le eccellenze non mancano certamente anche in Italia), frutto del passaparola e della maggiore facilità con la quale è possibile reperire informazioni su internet. A giocare un certo ruolo anche i costi, più bassi soprattutto in centri e cliniche dei paesi dell’est europeo.

[Fonte]

Photo credit | Thinkstock

 

 

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