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Autismo, il test capace di diagnosticarlo dallo sguardo dei neonati

Autismo, il test capace di diagnosticarlo dallo sguardo dei neonati

Un nuovo studio ha dimostrato come la presensa dell’autismo sarebbe già facilmente riconoscibile nello sguardo di un neonato. Secondo la ricerca potrebbe, in futuro, essere utilizzato un apposito test capace, a partire dallo sguardo di bimbi di pochi giorni di vita, dai 6 ai 10, di diagnosticare tale patologia. Il test consiste, in sostanza, nel verificare se gli occhi dei piccoli vengano catturati o meno da un qualche stimolo esterno, come il movimento di una mano, ad esempio.

 

Autismo, il test capace di diagnosticarlo dallo sguardo dei neonati

peso gravidanza

L’aumento di peso in gravidanza è un marcatore dell’autismo

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Prendere peso in gravidanza è fisiologico, ma bisogna fare molta attenzione. Esagerare può essere pericoloso per la salute futura della mamma ma anche per il bambino. Deborah Bilder e colleghi dell’Università dello Utah di Salt Lake City (Stati Uniti) hanno scoperto, con una ricerca che combina ben due studi diversi, che il modo in cui la mamma ingrassa durante la gestazione può fornire un’indicazione sui fattori di rischio che portano all’autismo.

autismo gravidanza

Autismo, ridurre il cloruro in gravidanza previene il disturbo

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L’autismo è una di quelle malattie che fa davvero paura. Se ne parla tanto e purtroppo se ne sa ancora poco, nonostante i numerosi studi. Durante la dolce attesa, ovviamente, la prima preoccupazione riguarda la salute del bambino, ansia che non abbandona le mamme neanche dopo il parto.  In quei particolari nove mesi, però, le donne sono disposte a qualsiasi rinuncia purché il bimbo nasca sano. Un recente studio, firmato dai ricercatori dell’Aix-Marseille University di Marsiglia, ha dimostrato che ridurre i livelli di cloruro in gravidanza, con un farmaco, riduce il rischio che il bambino soffra di autismo.

Primi sintomi autismo riscontrabili un mese

Primi sintomi dell’autismo riscontrabili ad un mese

Primi sintomi autismo riscontrabili un mese

Secondo un recente studio condotto dalla Emory University sarebbe possibile individuare i primi segni dell’autismo già al primo mese di età del neonato. Lo studio si sarebbe concentrato sulla monitorazione di alcuni bambini seguiti dalla nascita e fino al compimento dei tre anni. In particolare si sarebbe proceduto a registrare i movimenti degli occhi in funzione degli stimoli provenienti dall’esterno. Come si legge sulla rivista Nature i bambini ai quali più in avanti sarebbe stato diagnosticato l’autismo avrebbero smesso gradualmente di reagire ai suddetti stimoli rispetto ai loro coetanei.

diagnosi autismo

Autismo, nuovo test lo rivela con una precisione del 94%

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Potrebbe arrivare presto un nuovo test in grado di diagnosticare l’autismo o, più esattamente i disturbi dello spettro autistico, con una precisione molto elevata pari al 94 per cento. L’elaborazione di questo strumento diagnostico si deve a un team di neuroscienziati canadesi i quali si sono avvalsi di un esame neurologico, la magnetoecefalografia, che misura i campi magnetici generati dall’attività elettriche delle cellule che compongono il cervello, i neuroni.

Autismo, un infiammazione prenatale potrebbe essere la causa

Secondo uno studio condotto dai ricercatori della Columbia University, un’iperattività del sistema immunitario materno durante i primi mesi della gravidanza è collegato all’aumento del rischio di autismo. Più precisamente, i ricercatori hanno esaminato i livelli di una proteina, la proteine C reattiva, indicata con l’acronimo CPR, che, se alti, indicano la presenza di una infiammazione sistemica, condizione che insorge quando viè un’iperattività del sistema immunitario dovuta a un’infezione batterica o virale.

Autismo, forse possibile la diagnosi in culla

Secondo i dati dell’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) una persona su 150 è affetta da un disturbo dello spettro autistico e molto raramente la diagnosi viene effettuata prima dei due anni di età. Peccato perchè:

La diagnosi precoce, seguita da un intervento sin dai primi mesi di vita, potrebbe essere decisiva e permettere un recupero quasi totale di alcune funzioni comportamentali e ridurre i disturbi nella comunicazione

A sostenerlo è Maria Luisa Scattoni, giovane ricercatrice dell’Istituto Superiore di Sanità presso il quale coordina il progetto “Non invasive tool for early detection of autism spectrum disorders” (Strumenti non invasivi per la diagnosi precoce dei disturbi dello spettro autistico) che partirà nel 2011 e durerà tre anni, con lo scopo di condurre un’osservazione di un gruppo di bambini nei primi due anni di vita e rintracciare possibili indicatori di autismo.

Autismo, cos’è

L’autismo è un disturbo pervasivo dello sviluppo che si manifesta in genere entro il terzo anno di vita attraverso gravi deficit nell’area della comunicazione, dell’interazione sociale, dell’immaginazione e problemi di comportamento. Più precisamente, il bambino affetto da autismo presenta:

  • turbe qualitative e quantitative del linguaggio quali ritardo o assenza del linguaggio verbale, mancata capacità di cominciare o sostenere una conversazione, uso stereotipato o eccentrico del linguaggio (ripetizione di parole, frasi, ritornelli o slogan pubblicitari);
  • turbe qualitative e quantitative delle capacità relazionali con tendenza all’isolamento, assenza di mimica, sguardo diretto, gestualità, incapacità di stabilire relazioni adeguate con i coetanei, mancanza di interesse verso ciò che lo circonda;
  • uso inappropriato o stereotipato di oggetti, assenza di giochi di immaginazione;
  • comportamenti aggressivi verso se stesso e gli altri, iperattività fisica, reazioni abnormi a cambiamenti ambientali anche minimi o delle figure di riferimento.

Autismo: i primi segnali nel pianto dei neonati

Il pianto è il principale strumento con cui il neonato comunica con il mondo esterno. Con i vagiti, il lattante manifesta i propri bisogni e cerca di attirare su di se le attenzioni dei genitori e delle persone che gli stanno intorno. Dal pianto dei neonati, quindi, una mamma può capire, ad esempio, quando il bambino ha fame, ha sonno, quando deve essere cambiato o quando ha dei fastidi. I vagiti, oltre ad esprimere le esigenze del piccolo, sono in grado di  trasmettere tutta un’altra serie di informazioni che non sempre possono essere colte dai genitori come, ad esempio, i segni premonitori dell’autismo. Una ricerca scientifica dell’Università del Kansas, negli Stati Uniti, ha evidenziato, infatti, come i primi sintomi dell’autismo possono essere riscontarti già nei primi vagiti emessi dal neonato. Secondo lo studio, condotto dal professore Stephen Warren, ascoltando nei primi mesi di vita il pianto e la voce del neonato attraverso un particolare esame dei suoni, è possibile capire se il bambino svilupperà la malattia. In questo modo, si potrà intervenire tempestivamente con una speciale terapia.