La procreazione assistita fa passi da gigante ma attente alla fertipausa

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Secondo quanto emerso dal quindicesimo congresso mondiale dell’International Society of Gynecological Endocrinology, i problemi di fertilità e i successi della procreazione medicalmente assistita vanno di pari passo. Se è vero, infatti, che le coppie che non riescono ad avere figli sono in aumento è altrettanto vero che mentre nel 2005 solo una su dieci riusciva a coronare il proprio sogno oggi una su sei riesce ad avere un bambino.

Ad incidere sull’aumento del numero di coppie infertili, tuttavia, è soprattutto l’età sempre più avanzata alla quale si decide di avere il primo figlio. Un fattore, precisano gli esperti, indipendente dalla capacità procreativa delle donne che risulta ridotta al minimo già un decennio prima di entrare in menopausa.

Ques’ultimo fattore ha indotto gli esperti a coniare il termine di fertipausa per indicare quale periodo della vita in cui una donna nonostante non sia ancora in menopausa di fatto non è più fertile. E’ fondamentale in questo senso, precisa la dottoressa Rossella Nappi, ricercatrice presso l’Università di Pavia, chiarire agli aspiranti genitori che superati i quaranta anni è difficile concepire sia in modo naturale che con l’aiuto della fecondazione assistita.

Dal 2004 ad oggi sono 385mila le coppie italiane che si sono rivolte alla PMA nella speranza di avere un figlio; 65mila ci sono riuscite. Nel 35.4 per cento dei casi  i problemi di fertilità della coppia dipendono dall’uomo, nel 35.5 per cento dalla donna. Nel 15 per cento da entrambi i partners e in un 13.2 per cento è sine causa (non ha cioè alcuna causa nota).

L’ISGE si occupa soprattutto di studiare il ruolo degli ormoni sulla funzione riproduttiva in particolare e sulla vita della donna più in generale, con particolare attenzione al crollo degli estrogeni che porta con sè, oltre a sbalzi d’umore a sintomi depressivi, un aumento notevole del rischio cardiovascolare.

[Fonte]

Phote credit | Thinkstock

 

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