Un bambino su cento/centocinquanta nasce predisposto geneticamente a non tollerare il glutine, una sostanza proteica contenuta in cereali quali frumento, avena, kamut, farro, spelta, triticale, orzo e segale; questa intolleranza, cui si da il nome di celiachia, perdura in genere per tutta la vita ed incide sulla funzionalità della mucosa intestinale che non riesce ad assorbire le sostanze nutritive che riceve. Si stima che in Italia siano circa 400mila le persone che ne sono affette anche se i casi diagnosticati ammontano ad 85mila.
La celiachia si manifesta di solito con perdita di peso, vomito, diarrea, inappetenza e gonfiore dell’addome; tutti sintomi che insorgono dopo l’introduzione del glutine nella dieta del bambino. Esistono però anche delle forme atipiche di celiachia che possono rimanere celate anche per molto tempo; in questi casi la malattia può manifestarsi, di solito intorno al secondo/terzo anno di vita con frequenti dolori addominali, stipsi, bassa statura, anemia, insonnia, irrequietezza e ritardo puberale.