Negli Usa sono nati i primi neonati geneticamente modificati

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neonati geneticamente modificati

La scienza fa passi da gigante e a volte un po’ spaventa. Negli Stati Uniti sono nati i primi bambini geneticamente modificati: sono 30, sono sani e sono il frutto di un lungo processo di sperimentazione cha ha ovviamente destato dubbi e perplessità. Fino a che punto è giusto spingersi e quanto questa strada porterà innovazione e salute? Gli effetti a lungo termine sono delle incognite, ma bisogna ammettere che il percorso è anche di gran fascino.

Quindici dei bambini sono nati negli ultimi tre anni a seguito di un programma sperimentale presso l’Istituto di Medicina della Riproduzione e della scienza di San Barnaba, nel New Jersey. I bimbi testati (attualmente due) contengono i geni di tre genitori. Praticamente le mamme biologiche non erano in grado di concepire in modo naturale. Non erano sterili, ma sicuramente affette da problemi di fertilità.

Che cosa hanno fatto gli scienziati? Hanno preso geni extra da un donatore di sesso femminile e li hanno impiantati nelle loro uova, prima della fecondazione, al fine di garantire il concepimento. È diverso dall’utero in affitto o dalla donazione di ovuli, stavolta il materiale genetico preso è minore e molto più selezionato.

Il risultato? Il concepimento è avvenuto e i bimbi oggi hanno un corredo genetico che proviene non da 2 genitori, ma ben da tre: due donne e un uomo. Non è tutto. I bambini, che ora hanno un patrimonio genetico a tre, sono in grado di trasmettere ai loro figli questa caratteristica. Ciò vuol che l’uomo sta alterando il suo Dna e fatto una volta resterà nella storia della riproduzione.

Ecco quindi il grande dubbio: vale la pena spingersi così tanto oltre il naturale? Quali sono i rischi per il futuro? Alcuni genetisti sono convinti che si creeranno altre razze di esseri umani, con delle caratteristiche extra. Quali siano però queste caratteristiche non è proprio facile da capire né da prevedere.

 

Photo Credit | ThinkStock

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