Doppia pesata, serve davvero?

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Non appena nato il bebè diventa immediatamente oggetto di cure e preoccupazioni, non solo da parte dei neo genitori ma anche di amici e parenti i quali, fin da subito, si preoccupano del fatto che mangi abbastanza e cresca bene. Uno dei metodi per monitorare la corretta crescita dello stesso, generalmente eseguito nella nursery o durante il ricovero in ospedale, volto a controllare il fatto che il neonato venga nutrito a dovere e stia recuperando il peso perduto a seguito del normale calo fisiologico, è quello della doppia pesata. Una prassi però, abbastanza discussa specie per ciò che riguarda l’effettiva utilità di quella effettuta in casa, anche in funzione delle sue possibili ripercussioni negative.

 

Doppia pesata

La doppia pesata consiste nella consuetudine di pesare il bambino prima e dopo la poppata. Si tratta essenzialmente di una prassi che non solo risulta essere una fonte di ansie immotivate per mamma e papà, ma anche un metodo poco attendibile in quanto, come ben sappiamo, la dose di ogni poppata varia sia in funzione del latte ingerito che del tempo impiegato dal bambino per farlo. Da tenere in considerazione, ancora, il fatto che lo stesso latte materno cambi in quanto a composizione nel corso delle 24 ore. Insomma, il bambino potrebbe, al termine di due poppate uguali in termini di tempo, avere ingerito un alimento più o meno ricco di lattosio.

Oggi la doppia pesata viene generalmente praticata solo in ospedale nei primi giorni di vita del bambino. Effettuarla in casa, oltre ad essere piuttosto faticoso, rappresenterebbe uno stress sia fisico che psicologico per la mamma come per il bambino. Pesare il bambino prima e dopo ogni poppata, a lungo andare, risulterebbe insopportabile agli occhi della mamma considerata anche la frequenza iniziale delle stesse, che nelle prime settimane di vita si distanziano, le une dalle altre, anche di solo un paio di ore.

Photo Credit | Thinkstock

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