La pubblicità celebra la mamma di ieri. Perchè non racconta la famiglia di oggi?

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Mamme che consolano il piccolino che piange, mamme che preparano la pappa, mamme che lavano e stirano, mamme che fanno la spesa e cucinano e papà che giocano con i bambini o li guardano dormire. Ma questo è il ritratto del nostro Paese? Guardando solo la pubblicità, potremmo dire di sì perché gli spot hanno sempre un modello di uomini e di donne fermo a quella che era la famiglia negli anni Sessanta.

Non sto dicendo che si sia compiuta totalmente una rivoluzione culturale nel nostro Paese e che i ruoli siano divisi al cinquanta percento in modo equo tra madri e padri (per quello dobbiamo ancora fare tanta strada), ma che le coppie moderne, e non solo, sono organizzate con un po’ più di elasticità. Lo dimostrano i padri che si prendono cura dei loro piccoli rendendosi disponibili un po’ in tutte le attività, dal cambio del pannolino alla gita al parco.

Una ricerca, tempo fa, aveva dimostrato che le donne sentono maggiormente il bambino piangere nel cuore della notte, rispetto agli uomini che spesso non si svegliano. A dimostrazione che la mamma ha comunque un’attenzione diversa e che spesso il papà è più rilassato perché sa di avere accanto una donna presente. La mia domanda però è rivolta alle aziende: come mai nella pubblicità non sono mai ritratte le nuove famiglie? E, voi, care mamme, come siete organizzate in casa?

Un esempio di quello che abbiamo appena detto è la campagna (interessante e ben costruita) “più Mamma non si può” di Dash che celebra la mamma italiana. Ormai, le madri del Paese sono un po’ la pizza e il mandolino, un simbolo di tradizione. Vi segnalo, all’interno di questo progetto, un’iniziativa di carattere sociale  “Idee per le mamme – Per un Paese a misura di famiglia”, attraverso cui il sito di Dash darà visibilità a enti e associazioni senza scopo di lucro, spesso animati da mamme, impegnati in attività di sostegno alla maternità e alla genitorialità, che presenteranno dei progetti da realizzare in tale ambito.

Photo Credits|ThinkStock

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