Come reagire ai casi di contagio per il batterio killer

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In questi giorni una nuova notizia crea non pochi allarmismi tra la popolazione: la scoperta di un batterio nel salame di cervo avvenuta in Germania, apparente focolaio della contaminazione che ha già provocato 17 morti.

Ora, è normale che la principale preoccupazione delle persone sia capire quanto questo fatto sia pericoloso e soprattutto quali siano le misure da attuare per prevenire un qualsiasi contagio.

In fondo, i paesi coinvolti nel contagio di questo particolare ceppo di Escherichia Coli sono ben dodici e tale epidemia è la più grave che si sia verificata negli ultimi decenni, tanto che la Germania ha altamente sconsigliato l’ingestione di qualsiasi tipo di verdura, di frutta e persino di acqua di rubinetto (alimenti considerati a rischio oltre agli insaccati).

Lo stesso non vale però per l’Italia, per cui sembrano rilevanti le parole del ministro della salute Ferruccio Fazio:

non c’è nessun pericolo per l’Italia e qualsiasi correlazione con l’epidemia nella zona di Amburgo (regione della Germania interessata) è comunque altamente improbabile, sia per la tipologia del prodotto, sia per la zona di provenienza.

Questa raccomandazione non sembra però essere sufficiente per la popolazione italiana (e non solo) che è comunque “sull’attenti” e che chiede rassicurazioni e controlli più rigorosi prima di mettersi “a riposo”.

La Coldiretti d’altra parte sembra tranquilla come il ministro Fazio nel commentare il fatto:

Dopo le rassicurazioni del Ministero della Salute e dell’Istituto superiore della Sanità, l’unico pericolo certo che corre l’Italia è il danno economico per i produttori agricoli per la grande reattività dei consumatori alle emergenze evidenziata dall’indagine Eurobarometro.

In Italia quindi la questione sembra essere preoccupante più per il versante economico che per altro, in quanto le reazioni dei consumatori provocano grandi squilibri in  termini di acquisti.

Di questo sembra non preoccuparsi la Russia, che a dispetto delle raccomandazioni internazionali e della stessa Organizzazione Mondiale del Commercio (di cui essa farà parte l’anno venturo), ha deciso di bloccare le importazioni di frutta e verdura dalla Germania.

Possiamo dare veramente torto a tali cautele?

Le mamme soprattutto non si sentono a proprio agio ad acquistare cibi pericolosi in momenti pericolosi (considerando anche che le donne sono le più colpite dal ceppo di Escherichia Coli) e i vari politici ed esperti, invece di condannare gli atteggiamenti psicotici dei consumatori, dovrebbero forse maggiormente preoccuparsi di instaurare con loro un vero rapporto di fiducia.

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