Babyloss, affrontare la morte perinatale

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Lettera a un bambino mai nato. Potrebbe anche intitolarsi così, la manifestazione che ieri ha attraversato i Paesi in modo silenzioso. Alle 19, tantissime mamme, papà e familiari hanno acceso una candela, per ricordare i loro bambini, quelle stelle che hanno fatto parte della loro vita e che, purtroppo, non hanno potuto vivere.  È stato un gesto simbolico, ma anche un modo per ricordare il dolore dei genitori negati. CiaoLapo si è fatta ambasciatrice e promotrice anche in Italia della cultura del babyloss, e organizza eventi, incontri e iniziative.

Ottobre è diventato, dal 2007, il mese del ricordo e le associazioni di tutto il mondo propongono manifestazioni di sostegno,perché perdere un bambino, magari al termine della gravidanza, è un lutto, esattamente come tutti gli altri. Purtroppo però molte donne non possono elaborare il dolore, resta nel cuore e nella mente, insieme al battito del cuoricino.

Pensate che solo in Italia una gravidanza su 300 si conclude con la morte del bambino prima della nascita o subito dopo il parto e ogni anno la morte perinatale ferisce 3milioni di famiglie nel mondo. Nel solo Regno Unito, sono 17 i bambini  che ogni giorno si spengono nelle prime 4 settimane di vita. CiaoLaopo onlus è un’associazione a carattere scientifico e assistenziale che riunisce genitori e professionisti (medici, psicologi, ostetriche) impegnati nella ricerca sulla morte perinatale e nel sostegno psicologico ai familiari in lutto. Claudia Ravaldi, psichiatra e psicoterapeuta, fondatore e presidente di CiaoLapo Onlus, racconta:

Nonostante i progressi della medicina prenatale questo tasso è rimasto invariato negli ultimi dieci anni. Studi internazionali ci dicono che un attento esame di ogni singolo caso potrebbe individuare le cause nel 70% dei casi, e questo potrebbe essere utile per prevenire altre morti nelle successive gravidanze.

Infine, una questione legale, quella più dolorosa. In Italia i bambini esistono, vivi o morti, solo dopo una certa “età fetale“, 28 settimane. Solo allora vengono registrati all’anagrafe e gli può essere dedicata una cerimonia funebre e una sepoltura (Art.74 del regio decreto 9 luglio 1939).

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