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cervello mamme dna figlio maschio

Nel cervello delle mamme, il DNA dei figli maschi

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Normalmente, siamo abituati a pensare che concepire e poi dare alla luce un figlio significhi trasmettergli alcuni dei nostri caratteri genetici, e che questa trasmissione sia a senso unico: dalla madre (e dal padre) al figlio, non viceversa. Ebbene, una sorprendente ricerca svela che, in realtà, non è esattamente così.

La dieta prima della gravidanza influisce sul dna del nascituro

Sappiamo tutte molto bene quanto la dieta, intesa come stile di vita alimentare, durante la gravidanza incida sulla salute del bambino che portiamo in grembo. Il divieto di consumare carni poco cotte, salumi crudi, l’indicazione tassativa di lavare accuratamente la verdura che consumeremo in insalata, così come l’integrazione di acido folico sono ormai la prassi in tutte le gravidanze. Quel che forse non sapevamo, o che comunque merita ancora studi approfonditi è che la dieta della futura madre influisce sulla salute del nascituro ancora prima che la gravidanza sia in corso.

Parti prematuri: trovata origine genetica

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Il parto prematuro, preoccupazione di tutte le donne in dolce attesa, potrebbe avere un’origine genetica. E’ quanto sostengono numerose ricerche effettuate da scienziati di tutto il mondo. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Aberdeen, in Scozia, ad esempio, ha dimostrato che le possibilità di un parto prematuro sono maggiori nelle donne nate a loro volta prima del termine. L’equipe di medici, guidata da Sohinee Bhattacharya, ha esaminato i dati di oltre 20 mila donne scozzesi evidenziando che le probabilità di avere un parto pre-termine sono del 60% più alte nelle donne nate prematuramente, percentuale che scende al 50% di fronte a gravidanze successive alla prima. Un altro studio realizzato da ricercatori dell’US National Institutes of Health ha messo in evidenza come alcune variazioni del DNA influenzino il parto prematuro.

La diagnosi della Sindrome di Down con un prelievo di sangue.

esamedelsangueLa diagnosi della Sindrome di Down potrebbe essere ad una svolta, infatti i ricercatori della Standford University stanno sperimentando un nuovo metodo di diagnosi che richiede solo un prelievo di sangue materno per poter mettere in evidenza le anomalie cromosomiche che portano la malattia.

Le donne incinte si trovano sempre più spesso davanti ad un dubbio amletico circa l’indagine genetica sul proprio bambino: fare l’amniocentesi e rischiare un eventuale aborto oppure non fare il test e perdere l’occasione di conoscere delle anomalie genetiche prima della nascita.
Le tecniche attuali come lamniocentesi e la villocentesi richiedono l’inserimento di un ago nell’utero, procedura che comporta un rischio di aborto intorno allo 0,5%.