Afghanistan, partorisce sei gemelli senza saperlo

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Una storia a lieto fine: una donna afgana, Sharah di circa 24 anni e proveniente da un piccolo villaggio della provincia di Balk, ha avuto un parto pluri gemellare, dando alla vita qualche giorno fa tre bambini e tre bambine per un totale di ben 6 bebè.

Per lo status delle cure mediche e dell’assistenza ospedaliera in Afghanistan, la vicenda si è svolta nel migliore dei modi, innanzitutto perché la donna era al corrente di essere incinta, ma non di 6 creature, dato che non era stata sottoposta ad alcun trattamento di fertilità.

In secondo luogo perché sia lei che i bambini sono vivi e vegeti, mentre all’interno della nazione esistono da decenni problemi di mortalità infantile e materna.

Negli ultimi anni comunque il problema della sopravvivenza delle partorienti e dei rispettivi figli sta cominciando a migliorare, passando da 180o donne su centomila non sopravvissute al parto prima del 2010 a 500 nel 2011 e nello stesso tempo da 154 bambini su mille non sopravvissuti ai primi giorni di vita a 146 nell’anno corrente.

Un aumento dovuto, secondo i corrispondenti, ad un miglioramento delle condizioni di cura delle famiglie, che vengono sempre più seguite e aiutate da organizzazioni non governative e di volontariato, oltre che dall’Unicef.

Comunque, i bebè sono sostanzialmente fuori pericolo, sebbene essi, con i loro 700 grammi risicati a testa, siano sotto peso; anche la madre è fortunatamente in buone condizioni, nonostante ella sia completamente, e anche giustamente aggiungerei, esausta e con un lungo periodo di convalescenza da affrontare.

Tutti e sei sono al momento nell’incubatrice nell’ospedale di uno dei quattro centri cittadini più grandi della nazione, Mazar-i-Sharif, e i medici e il personale ospedaliero si prenderanno cura di loro fino al momento delle dimissioni.

Ma cosa ne sarà dei 6 piccoli di Shara quando torneranno con a casa?

Il problema della mortalità infantile in Afghanistan si estende fino all’età di cinque anni, per problemi di povertà e denutrizione e i continui conflitti nel continente non aiutano certamente al miglioramento delle condizioni di vita di queste povere creature.

I residenti e gli amici della famiglia sono stati intervistati, perché la storia di Sharah, ha fatto il giro delle emittenti radiofoniche e televisive locali e tutti chiedono al governo e alle istituzioni di fornire gli aiuti necessari per garantire la salute ai bambini afghani, cercando di far passare a zero quei due neonati ogni dieci che muoiono a causa dello sfruttamento e della povertà di quei popoli.

 

 

 

 

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