Storie di maternità sofferta in scena alla Mostra del Cinema di Venezia

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Madri sorridenti e radiose, protettive, sicure ed accudenti, incarnazioni perfette di un istinto materno naturale ed infallibile: un mito – molto radicato in Italia – purtroppo ben lontano dalle difficoltà della vita reale. E alla 68° Edizione della Mostra del Cinema di Venezia, appena conclusa, sono proprio due film italiani a mettere in scena storie di madri fragili e tormentate.

In “Maternity Blues“, di Fabrizio Cattani, si affronta il tema della depressione post-partum nella sua evoluzione più drammatica: l’infanticidio.

Il film è ambientato in un penitenziario psichiatrico dove sono rinchiuse quattro donne che si sono macchiate del più tragico e innaturale dei delitti: l’uccisione del proprio figlio. Le donne affrontano, ciascuna a proprio modo e con epiloghi differenti, la dolorosa espiazione di una colpa che è allo stesso tempo una violenza fatta e subita.

Il regista di Maternity Blues ha il merito di aver affrontato un argomento molto delicato e per certi versi tabù nel nostro Paese, nonostante, come osserva lo stesso Cattani, ”nel 2010 ci sono stati 20 infanticidi. Vuol dire piu’ di uno al mese”.

Anche al centro del film “Quando la notte” di Cristina Comencini c’è una donna che, dietro un’apparente serenità, nasconde una strisciante depressione che la porterà a compiere un atto di violenza sul proprio bambino.

Le parole delle Comencini raccontano benissimo l’intento del film, che pure a Venezia non ha riscosso molta approvazione:

Le donne sanno quant’è difficile essere madri, eppure non se ne parla mai. Volevo sfondare un tabù particolarmente forte soprattutto in Italia, quello della madre infallibile e protettiva a tutti i costi. Metto in luce l’ambivalenza del rapporto fra madre e figlio: lui le dà forza, ma allo stesso tempo la strozza. Si parla sempre in maniera rassicurante di istinto materno, ma essere mamme è anche una limitazione della propria libertà e costringe a imparare il rapporto con l’altro.

Anche Claudia Pandolfi, che interpreta la protagonista del film,  ha ammesso di aver attraversato momenti difficili nella sua esperienza di mamma di un bambino di 5 anni:

Ho provato sulla mia pelle il sentimento ambivalente che raccontiamo nel film. In quel momento mi sono chiesta: dov’è l’istinto materno? Una reazione inappropriata è capitata anche a me, anche se in misura molto ridotta. Poterne parlare con altre donne è stato liberatorio, perché non accade mai.

 

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