Genitori, il 27% alza le mani sui bambini

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Quanti pasticci i bambini. Si passano giornate intere a ripetere così non si fa, così non si dice e nulla. La loro vivacità incontenibile spesso supera la nostra costanza e pazienza nel cercare di dargli un’educazione. Ci sono genitori, però, che pensando di fare bene, in alcune occasioni, esagerano: più di un quarto (27%) ricorre alla punizione fisica nei confronti dei propri figli.

Lo ha dimostrato la ricerca «Le punizioni fisiche in ambito familiare. Cosa ne pensano i pediatri», realizzata da Save the Children in collaborazione con la Società italiana di pediatria. Il dato è stato misurato sulla Lombardia ed è emerso che il ricorso alle sberle sia per gli intervistati il miglior sistema per sensibilizzare la prole al rispetto delle regole in casa e nella società.  Non si vuole fare male, ma essere più convincenti.

Per questo motivo l’associazione Save the Children ha deciso di promuovere la campagna «A mani ferme»: non sono le botte un metodo educativo.  Ma vediamo che cosa è emerso di nuovo dalla ricerca? Il 73,5% pensa che sia più difficile educare un figlio oggi rispetto a 10-15 anni fa.  Il dato più interessante riguarda i pediatri: il 76,8% percento dichiara di essere stato picchiato da bambino almeno una volta e i genitori nel 47,7% dei casi ha confessato che il medico condizioni il giudizio riguardo alle punizioni fisiche.

I dottori infatti sono spesso interpellati per gestire i bambini: nel 79,3 percento l’argomento sono proprio le sculacciate o le sberle. Il 65,4% pensa che un utilizzo reiterato delle punizioni fisiche possa sconfinare in atteggiamenti prossimi al maltrattamento. Arianna Saulini, Responsabile della Campagna, ha quindi dichiarato a LaStampa:

Per questo riteniamo utile dare ai genitori un supporto attraverso degli strumenti di facile consultazione e reperibilità. La Guida illustra i quattro principi cardine dei genitori che non utilizzano le punizioni fisiche, ovvero individuare i propri obiettivi educativi di lungo termine, far sentire il proprio affetto e fornire punti di riferimento, comprendere cosa pensano e cosa provano in diverse situazioni e assumere un approccio risolutivo e non punitivo.

 

Photo Credit| ThinkStock

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