Fecondazione assistita, nati in Italia i primi bambini sani da embrioni malati

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La scienza continua a fare grandi passi in avanti. Quello che ha sempre spaventato tutti, medici e mamme, sembra ora essere possibili: embrioni con alterazioni cromosomiche possono tornare sani e dar vita a una gravidanza, e a un bebè in salute. Questo grazie all’esistenza, in natura, di un meccanismo di auto-correzione finora sconosciuto. Si tratta di una rivoluzione per la fecondazione assistita.

fecondazione assistita

È una scoperta tutta italiana, firmata dal team di Ermanno Greco, autore dello studio e direttore del Centro di medicina e biologia della riproduzione all’European Hospital di Roma.

I medici hanno analizzato oltre 3.800 blastocisti (l’insieme di cellule che si formano entro le prime 2 settimane dalla fecondazione), delle quali il 5% circa è risultato a mosaico, cioè con cellule malate e cellule sane. Lo studio ha dimostrato che anche queste blastocisti devono essere considerate utili per il trasferimento in utero e non più lasciate congelate o, come avviene in altri Paesi, eliminate. Il professore ha così raccontato:

“Alcuni embrioni parzialmente malati possono infatti essere in grado di auto-correggersi: una volta impiantati, le cellule sane prendono il sopravvento su quelle malate. Potendo utilizzare anche questi embrioni ‘anormali’, possiamo aumentare di fatto le percentuali cumulative di successo della fecondazione in vitro, oltre che renderla più sicura per le donne. Per la prima volta al mondo sono stati trasferiti all’interno dell’utero materno embrioni parzialmente malati, chiamati embrioni aneuploidi a mosaico, e si è dimostrato che possono dare origine a gravidanze normali e a bambini sani. Questa scoperta ha un duplice significato clinico: possiamo infatti aumentare le percentuali cumulative di successo della fecondazione in vitro”.

Con questo studio sappiamo che questa coesistenza (ovvero cellule malate e sane) può suggerire che l’embrione si stia riparando, e che le cellule malate verranno confinate nella regione dell’embrione che darà origine ai cosiddetti annessi fetali come la placenta. Nel caso di una gravidanza, aggiungono gli esperti, si può controllare la salute del feto attraverso analisi non invasive sul sangue materno.

Photo Credits | Shutterstock / science photo

 

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