L’emozione dell’attesa e l’ansia del parto

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pancia gravidanza

Attendere un bambino, che esperienza meravigliosa e quante emozioni tutte insieme. I nove mesi o meglio le 40 settimane non servono solo al piccolino o alla piccolina che sta crescendo dentro di noi per formarsi, ma servono anche alla mamma per trovare la sua dimensione. I cambiamenti fisici supportano quelli psichici. Vorrei soffermarmi su questo verbo: supportare. Ci sono dei momenti in cui si ha la sensazione di non farcela, di non essere all’altezza di questo straordinario dono della natura o magari semplicemente si fatica a immaginarsi nel ruolo di madre. È il nostro corpo che si modifica che ci indica la strada.

I primi tre mesi sono i mesi dello sconcerto: si scopre di essere incinta, chi prima chi dopo, e si inizia a prendere confidenza con l’idea che un bambino arriverà a stravolgerci la vita. Vi confido che ho ancora il test di gravidanza (anzi sono 2) perché la notizia, che tra l’altro aspettavo da quasi 18 mesi, è arrivata poi alla fine inaspettata. È come un fuoco d’artificio che ti fa mancare il fiato, però lui o lei sono solo nella nostra mente.

È il secondo trimestre che tutto cambia. Le forme si arrotondano e si avvertono i primi movimenti. Io non ho sentito il battito di ali, anche se la mia bambina ha mosso i primi segnali abbastanza presto (15/16 settimane). La percezione è stata quella di un fruscio di foglie e soprattutto la sensazione di non essere più sola. Eravamo in due e non perché l’ecografo mi faceva sentire il suo cuoricino battere forte.

Poi il terzo trimestre, i mesi della stanchezza. La pancia lievita, il peso aumenta, la ritenzione idrica ti fa sentire una balena. Tutti dicono: “Quanto sei bella”, ma ti guardi allo specchio e fatichi a riconoscerti. Le ultime settimane sono difficili perché sopraggiunge l’ansia del parto. Le donne non hanno paura del dolore, altrimenti non farebbero figli, temono che tutto proceda bene e che non ci siano ostacoli. Le notti diventano lunghissime, perché è nel buio della propria stanza che si vive l’emozione dell’attesa e ci si fa compagnia accarezzando la pancia e percependo le forme del proprio piccolo.

 

Photo Credit | ThinkStock

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