Dare ai bebè cibo da adulti potrebbe provocare malattie

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Dare bebè cibo adulti potrebbe provocare malattie

Lo svezzamento costituisce il momento in cui l’alimentazione del bebè cambia ed accanto al latte materno (che dovrà essere mantenuto il più a lungo possibile) vengono introdotti gli alimenti solidi. Come afferma anche l’Organizzazione mondiale della Sanità è consigliabile iniziarlo non prima dei sei mesi di vita del bambino. Aspettare il momento giusto è fondamentale per la sua salute. Eppure sono molti i casi in cui le mamme tentano di far mangiare qualcosa di solido ai propri figli anche prima che siano pronti a digerirlo.

A questo proposito uno studio condotto dal Center for Diseases Control and Prevention e pubblicato dalla rivista Pediatrics, ha dimostrato come ciò avvenga nel 40% dei casi ed nel 9% addirittura dopo il primo mese di vita. Ciò è stato scoperto a seguito di una ricerca condotta telefonicamente grazie all’aiuto di circa 1300 mamme. Il momento indicato per l’inizio dello svezzamento, concordano gli esperti, deve avvenire non prima del sesto mese di vita del bambino, periodo in cui l’organismo dello stesso inizia ad avere bisogno di un apporto energetico maggiore anche dal punto di vista qualitativo.

Fino a questo momento dunque l’unico alimento consentito dovrebbe essere il latte materno. Questo è in assoluto quello da preferire. Nel caso in cui per la madre non fosse possibile allattare in alternativa andrà bene il latte artificiale. Tra i motivi forniti dalle madri per giustificare la sommnistrazione di cibo solido ai propri figli prematuramente ci sono la convinzione che il bambino sia già abbastanza grande, che sembri affamato o ancora  che sia stato addirittura consigliato da un medico.

Tra le conseguenze negative dello svezzamento anticipato ci sarebbe la comparsa di alcune malattie come il diabete o l’obesità, di intolleranze quali la celiachia, ed ancora l’insorgenza di gastroenteriti, o diarrea, ciò nel caso in cui la flora batterica non si sia ancora sviluppata a dovere.

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Photo credit | Thinkstock

 

 

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