Bocciare alle elementari, è giusto?

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Oggi vorrei partire da un recente fatto di cronaca per affrontare con voi una riflessione: è giusto bocciare un bambino che frequenta ancora la scuola elementare?

Avrete probabilmente letto del caso dei due fratellini senegalesi bocciati in prima e seconda elementare alla scuola “Locatelli” di Bergamo. Il padre, un anno fa, dovette rimandarli in Senegal e li ha riportati in Italia solo a gennaio: i bambini avevano accumulato numerose assenze, ma secondo il padre, al loro rientro, i piccoli sarebbero stati vittime di un “clima sfavorevole” che è culminato nella bocciatura, annunciata fin da marzo.

Il papà dei due bambini ha quindi chiesto e ottenuto di ripetere gli scrutini, e alla fine la decisione è stata rivista e i bambini sono stati promossi; la scuola, tuttavia, continua a negare qualsiasi forma di discriminazione da parte delle insegnanti.

Ma proviamo ad andare oltre il caso specifico, e quindi oltre la questione della discriminazione razziale che, se confermata, sarebbe tanto piú deprecabile in una categoria che dovrebbe insegnare, oltre al leggere scrivere e far di conto, anche e soprattutto i principi basilari della civile convivenza (rispetto per l’individuo, accettazione della diversità, apertura verso l’altro); prescindendo da tutto questo, la bocciatura alla scuola elementare (soprattutto i primi due anni), di per sè, può essere considerata una decisione giusta?

Chi è favorevole sostiene che, qualora il corpo docente, a seguito di una valutazione attenta e condivisa, ritenga che il bambino non abbia raggiunto degli obiettivi minimi a livello didattico per accedere alla classe superiore, la bocciatura non vada intesa come una punizione ma anzi come una scelta fatta nel suo stesso interesse.  Egli avrebbe in tal modo la possibilità di recuperare lo svantaggio nei confronti dei propri coetanei senza essere catapultato, privo degli strumenti necessari, di fronte a nuove e più difficili prove.

I contrari, dal canto loro, ritengono che in un età ancora così al confine con la primissima infanzia, non abbia alcun senso parlare di obiettivi didattici: l’ingresso alla scuola elementare rappresenta infatti un momento molto delicato della crescita del bambino, in cui conta molto il legame emotivo che si crea tra gli alunni e le maestre, e pertanto  una bocciatura, secondo questo approccio, sarebbe solo un’umiliazione dolorosa, una ferita per il piccolo orgoglio del bimbo “lasciato indietro” dalla sua classe, quasi un tradimento.

Il dibattito è quindi quanto mai aperto; e voi, da che parte state?

[Fonte: Metro]

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