Unicef, solo il 50% dei bambini è allattato al seno

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L’allattamento al seno, soprattutto nei Paesi del terzo mondo, è l’unica speranza per i bambini di sopravvivenza. Per questo motivo l’Unicef ha lanciato l’allarme: circa 77 milioni di neonati nel mondo – dunque 1 su 2 – non vengono allattati al seno nell’arco di un’ora dalla nascita, non ricevendo così elementi nutritivi essenziali, anticorpi e il contatto con il corpo della madre che li protegge da malattie e morte.

allattare seno

A livello globale, solo il 43% dei bambini sotto i 6 mesi viene allattato esclusivamente al seno. Più si ritarda l’allattamento al seno, più alto sarà il rischio di mortalità neonatale (decesso entro il primo mese di vita). Ritardare l’allattamento tra 2 a 23 ore dopo la nascita aumenta del 40% il rischio di morte entro i primi 28 giorni di vita del bambino, mentre prolungare il ritardo oltre le 24 ore comporta un incremento dell’80% del rischio di mortalità neonatale. France Bégin, Unicef Senior Adviser per la nutrizione infantile, ha commentato:

“Far passare troppo tempo tra la nascita e il primo contatto del bambino con la madre diminuisce le sue possibilità di sopravvivenza, limita la produzione del latte materno e riduce le possibilità di un allattamento esclusivo al seno. […]Se tutti i bambini ricevessero soltanto latte materno dal momento della nascita fino al sesto mese di vita, ogni anno si salverebbero oltre 800.000 vite. L’allattamento materno è il primo vaccino di un bambino, la prima e la migliore protezione possibile dalle malattie. Considerato che quasi la metà di tutte le morti di bambini sotto i cinque anni sono neonati, si comprende quanto l’allattamento al seno può fare la differenza tra la vita e la morte”.

I dati dell’Unicef mostrano che, negli ultimi 15 anni, il tasso di allattamento al seno entro un’ora dal parto è cresciuto troppo lentamente. In Africa, dove si registrano i livelli di mortalità infantile sotto i 5 anni più alti al mondo, il tasso di allattamento al seno immediato è aumentato solo del 10% dal 2000 a oggi in Africa orientale, mentre è rimasto invariato in Africa centrale e occidentale.

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