Troppi bambini stranieri a scuola, i genitori italiani ritirano i figli

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Bambini a scuola

Le scuole italiane sono sempre più colorate. Sono in netto aumento i bambini stranieri iscritti e sta diventando quasi un’emergenza studiare dei piani scolastici in grado di integrare anche i piccoli con gap linguistici e culturali. Se da un lato quindi ci sono dei problemi tecnici e organizzativi, dall’altro c’è una questione ancora più spinosa. In alcune zone d’Italia i genitori italiani non sono felici di inserire i loro bimbi in classi miste. L’ultimo caso è avvenuto in provincia di Bergamo, dove alcune mamme e papà hanno ritirato i figli da scuola.

Il problema?  Troppi stranieri in classe. Secondo quanto raccontato a Corti, frazione di Costa Volpino, nel Bergamasco, il più grosso centro dell’Alto Sebino, c’è una struttura in cui gli iscritti sono soprattutto africani, albanesi e romeni. In una classe si contavano solo 7 piccoli connazionali, mentre gli altri 14 venivano da Paesi lontani.

Genitori hanno quindi preferito iscrivere i piccoli nelle altre scuole di Costa Volpino o delle altre sei frazioni. Negli ultimi casi i genitori hanno detto chiaramente al direttore che se non avesse trovato posto ai loro figli nelle primarie delle altre frazioni li avrebbero portati direttamente in un altro comune. È una situazione grave e amare. Dal Comune e dalla Scuola non ci sono stati commenti. Si preferisce non parlare.

Possiamo analizzare il problema sotto due punti di vista: da una parte siamo un Paese retrogrado, perché se solo passiamo il confine e andiamo in Francia, lì è normale che le classi siano miste. E i bambini devono abituarsi a frequentare un ambiente multiculturale e a parlare diverse lingue. Dall’altro, bisogna anche ammettere che se la maggior parte dei piccoli non conosce la lingua italiana potrebbe subentrare un problema di formazione. Le classiche sono costrette a restare indietro nei programmi e di conseguenza potrebbero essere penalizzati i bimbini italiani. Sono questioni che andrebbero riportate più in alto. E forse, primo o poi, anche il nostro Governo impererà a investire nella formazione.

 

Photo Credit | ThinkStock

 

 

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