Troppe ecografie in gravidanza espongono il bimbo a rischio autismo?

I bambini sono spiati fin da piccolissimi. Grazie ai nuovi ecografi sappiamo tutto di loro: la lunghezza, la dimensione del corpicino, lo sviluppo degli organi e anche le smorfie che stanno facendo direttamente nella pancia della mamma. Ci sono immagini di neonati che sorridono, che succhiano il dito o che si nascondono. In linea di massima, le ecografie consigliate durante la gestazione sono tre, una per trimestre.

Chi sceglie però di farsi seguire privatamente da un ginecologo, né può fare molte di più. Di solito una al mese, per controllare che tutto proceda da manuale o quasi. Recenti studi hanno però dimostrato che sembra esserci un legame tra l’esposizione eccessiva agli ultrasuoni  e il rischio autismo. Insomma, un esame che dovrebbe diagnosticare eventuali problemi o malformazioni fetale, rischia di creare diversi svantaggi.  Ci credete? Non è certamente questo il luogo in cui fare allarmismo e questa notizia non deve assolutamente frenarvi dall’eseguire i classici esami prenatali che hanno cambiato la vita di moltissime madri e bambini.

L’American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG) sostiene che gli ultrasuoni possano ridurre la mortalità fetale, perché molte donne che scoprono che il feto ha delle malformazioni o potrebbe non sopravvivere, scelgono l’aborto. Questo secondo gli esperti americani è l’unico rischio, perché non esiste nessuna prova scientifica che possa causare mortalità o malformazioni in altri modi. Diciamo quindi che più che un rischio, è un’opportunità.

Quello che potrebbe in realtà subentrare a un’esposizione eccessiva di ultrasuoni sono i disturbi neurologici. Forse è un caso, ma negli Usa ci sono molti più bambini con danni neurologici rispetto a qualche anno fa e lo stesso problema si sta diffondendo nei paesi industrializzati, dalla Norvegia alla Francia, dal Canada al Giappone. Considerando che sono Paesi diversi, non solo culturalmente, ma anche per quelli che sono i protocolli medici, hanno un problema in comune. C’è da chiedersi quindi quale sia la causa.

 

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