parto pretermine

Neonati prematuri, una minivite per curare l’idrocefalo

I neonati prematuri hanno oggi molte più speranze di vita di quante non ne avessero un tempo. Grazie ai progressi della ricerca scientifica ce la fanno nel 50 per cento dei casi e la speranza di tutti è che le complicanze cui li espone la loro situazione trovino presto una cura definitiva. In molti ce la stanno mettendo tutta per ottenere questo risulato e l’ultimo progresso notevole in questa direzione è stato conseguito proprio nel nostro paese.

I bambini prematuri sono più a rischio malattie metaboliche

Sono abbastanza noti i rischi che corrono i bimbi prematuri, infatti, le mamme sono spaventate di non portare a termine la gravidanza. Ci sono casi, però, in cui i piccini superano la nascita anticipata con tranquillità. La loro corsa però verso la salute e la sopravvivenza non si ferma per questo. Secondo una ricerca dell’Imperial College di Londra, infatti, possono subentrare più facilmente in età adulta malattie precoci.

L’incubatrice, com’è fatta, come funziona

L’incubatrice è stata inventata nel 1898 da un ostetrico, il dottor J.B. De Lee, che la mise a punto in un ospedale di Chicago. Da allora, questo miracoloso strumento, le cui potenzialità si sono affinate di pari passo con i progressi della medicina, ha permesso di salvare molte vite. Si tratta infatti di un’apparecchiatura medica creata per curare i nati prematuri o sottopeso, quelli cioè che sono nati prima del termine della gravidanza e quelli che, alla nascita a termine, si presentano più piccoli della loro epoca gestazionale (sotto i due chili e mezzo di peso).

A cosa serve l’incubatrice?

L’incubatrice garantisce il corretto sviluppo fisico del neonato grazie ai complessi sistemi di cui è dotata, i quali gli assicurano un grado adeguato di temperatura, umidità, ossigenazione e nutrimento. Il bambino resta in incubatrice fino a quando non ha raggiunto il peso giusto e/o non è in grado di sopravvivere autonomamente nell’ambiente esterno.

La temperatura e l’umidità in incubatrice

Per quanto riguarda la temperatura, l’incubatrice permette al neonato di raggiungere, in modo graduale, la temperatura di 37 °C. L’umidità all’interno dell’incubatrice si attesta intorno all’80-90% in modo da ricreare un ambiente quanto più possibile simile all’utero materno limitando, allo stesso tempo, la disidratazione del bambino. L’umidità è apportata dall’ossigeno umidificato o attraverso un vassoio riempito di acqua sterile scaldato dal calore di una resistenza.

Gravidanza, con le bibite dolcificate aumenta il rischio di parto prematuro

Tutti, o quasi, sanno che le bibite zuccherate non sono propriamente salutari per l’organismo, soprattutto se consumate in maniera eccessiva. Quello che non tutti sanno, è che il consumo di bevande dolcificate può risultare nocivo durante la gravidanza e causare parti prematuri. Ad affermarlo è una ricerca del Statens Serum Institut di Copenaghen, in Danimarca e pubblicata sul American Journal of Clinical Nutrition. Secondo i ricercatori danesi, i dolcificanti presenti nelle bevante gassate o nei cosiddetti soft drink, sarebbero in grado di interferire negativamente con alcuni meccanismi dell’organismo, favorendo nella donna in dolce attesa il parto prematuro. Nello specifico, l’equipe di scienziati, guidata dal dottor Thorahallur Halldorsson, ha esaminato 60.000 donne in gravidanza, monitorando sia le loro abitudini alimentari che il loro stato di salute generale.

Parti prematuri: trovata origine genetica

dna

Il parto prematuro, preoccupazione di tutte le donne in dolce attesa, potrebbe avere un’origine genetica. E’ quanto sostengono numerose ricerche effettuate da scienziati di tutto il mondo. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Aberdeen, in Scozia, ad esempio, ha dimostrato che le possibilità di un parto prematuro sono maggiori nelle donne nate a loro volta prima del termine. L’equipe di medici, guidata da Sohinee Bhattacharya, ha esaminato i dati di oltre 20 mila donne scozzesi evidenziando che le probabilità di avere un parto pre-termine sono del 60% più alte nelle donne nate prematuramente, percentuale che scende al 50% di fronte a gravidanze successive alla prima. Un altro studio realizzato da ricercatori dell’US National Institutes of Health ha messo in evidenza come alcune variazioni del DNA influenzino il parto prematuro.

La minaccia di parto pretermine

minaccia di parto pretermine

Il parto pretermine o parto prematuro è una condizione che si presenta nel 5-10% dei casi di gravidanza e si verifica quando il piccolo viene al mondo prima della trentasettesima settimana di gestazione compiuta; purtroppo, come tutte noi ben sappiamo, è un problema ostetrico molto importante poichè associato ad elevata mortalità e morbilità infantile; ovvero non sempre i piccoli nati prematuramente riescono a sopravvivere e talvolta la loro nascita precoce ne segna profondamente le condizioni di salute.

In caso di parto prematuro spontaneo non è sempre possibile stabilire le cause che lo hanno determinato, ma sembra esistano diversi fattori di rischio sia materni (primiparità, basso peso pre-gravidico, precedenti sanguinamenti, anomalie cervicali e uterine, anemia, stress psicologico, fumo, uso di droghe o alcol, patologie quali diabete e ipertensione, attività lavorativa pesante o stressante), che legati alla gravidanza in atto (gravidanza gemellare, gestosi, ritardo di crescita fetale, malformazioni fetali, insorgenza di attività contrattile).

Ipertensione e gravidanza: la gestosi

pressione in gravidanza

Cosa è la gestosi e come si presenta?

La gestosi è una patologia che si manifesta nel terzo trimestre di gravidanza e rappresenta un fattore di pericolo sia per la madre che per il bambino.  I sintomi tipici della malattia sono l’ipertensione, la proteinuria (perdita di proteine con le urine) e l’edema (gonfiore agli arti inferiori).

Quali sono i fattori che possono provocare la gestosi?

La gestosi può presentarsi più frequentemente nelle donne che già soffrono di ipertensione e che in gravidanza subiscono un peggioramento di una condizione preesistente. Nelle donne che invece non hanno mai manifestato sintomi di pressione alta, la gestosi viene provocata da alterazioni della placenta, la quale inizia a liberare sostanze tossiche che determinano l’innalzamento della pressione arteriosa  e il rilascio di proteine nelle urine.