Save the children, il Rapporto sullo stato delle madri

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E’ stato diffuso proprio in questi giorni, alla vigilia della Festa della mamma, il dodicesimo Rapporto sullo stato delle madri nel mondo stilato dall’associazione umanitaria Save the children. I dati emersi, registrati su scala globale, sono abbastanza sconfortanti almeno per quanto riguarda la sicurezza e la salute delle mamme e dei bambini, soprattutto nei paesi in via di sviluppo.

Secondo il Rapporto infatti sono ben 48 milioni le donne nel mondo che partoriscono senza l’aiuto di personale medico o ostetrico mentre due milioni lo fanno addirittura in completa solitudine senza neppure un familiare a sostenerle, in conseguenza di ciò ogni giorno mille tra donne e bambini muoiono per complicanze legate al parto e queste morti sarebbero evitabili se ad assisterli ci fosse un’ostetrica.

Nel complesso, ogni anno 358mila donne trovano la morte nel corso della gravidanza o al momento del parto e 800mila bambini muoiono al momento della nascita. 3 milioni invece i piccoli che spirano entro il primo mese di vita.

Come accennato, la situazione è molto migliore nei paesi più sviluppati rispetto a quanto non accada nei paesi in via di sviluppo con la Norvegia in cima alla classifica e l’Afghanistan fanalino di coda. In Italia invece il rischio di mortalità materna è inferiore a una donna su 15mila.

Dati piuttosto sorprendenti arrivano invece da “L’indice delle madri”, la classifica di Save the children sul benessere delle donne, che vede l’Italia al ventunesimo posto per quanto riguarda i parametri relativi al riconoscimento sociale delle donne. Emblematico, in questo senso, il fatto che solo il 20 per cento delle parlamentari italiane sia donna, contro il 28 per cento dell’Afghanistan, il 36 per cento del Burundi, il 39 per cento del Mozambico.

In questo senso, afferma Raffaella Milano, responsabile dei programmi Italia-Europa di Save the children:

È indispensabile intervenire su più fronti dalle politiche per l’occupazione a quelle abitative, dalla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro alla condivisione di responsabilità con i padri, dall’adeguamento dei servizi per la prima infanzia al rafforzamento degli interventi domiciliari

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